Iran alle urne: referendum sugli ayatollah

Iran alle urne: referendum sugli ayatollah TEHERAN Quattro i candidati: probabile il ballottaggio tra il conservatore Nateq-Nouri e il moderato Khatami Iran alle urne: referendum sugli ayatollah Trenta milioni di elettori scelgono oggi il nuovo Presidente TEHERAN. Oltre 30 milioni di iraniani si recano oggi alle urne per scegliere il successore del presidente Ah Akbar Hashemi Rafsanjani, che lascia l'incarico dopo due successivi mandati quadriennali. Per la prima volta dalla rivoluzione islamica del 1979, la campagna elettorale è stata teatro di un aspro confronto tra le due principali fazioni del regime teocratico, conservatori e moderati, e l'esito del voto appare meno scontato che nelle sei precedenti elezioni presidenziali. I candidati sono quattro, tre membri del clero sciita e un «laico», tutti allineati nella difesa del regime, ma i due veri antagonisti, che oggi potrebbero andare al ballottaggio, sono il presidente del Parlamento Ah Akbar Nateq-Nouri, su posizioni conservatrici, e l'ex ministro della Cultura e della Guida Islamica Mohammad Khatami, esponente di spicco della «sinistra islamica» e dei moderati. Le due fazioni hanno ingaggiato negli ultimi giorni un duello senza precedenti nella storia della giovane Repubblica islamica: tribune elettorali in tv, guerra dei sondag- gi, volantinaggio nelle strade, reciproche accuse di intimidazioni e di violazioni della legge elettorale. «Queste elezioni si sono trasformate in un referendum sui mullah», ha commentato un diplomatico occidentale a Teheran. La tensione, che tuttavia non ha provocato incidenti seri, è culminata mercoledì nella chiusura d'autorità, per alcune ore, dell'ufficio elettorale di Khatami nei quartieri «alti» nel Nord della capitale. E nelle ultime settimane la polizia ha arrestato almeno 200 persone, in gran parte giovani sostenitori del candidato «moderato», accusate di «reati elettorali». La febbre della vigilia ha contagiato soprattutto i giovani, che in Iran hanno diritto a votare a 15 anni compiuti e che, in un Paese dove più della metà della popolazione ha meno di 20 anni, costitui¬ scono un notevole serbatoio elettorale. Il futuro dei giovani, che aspirano ad una maggiore libertà di espressione e di comportamenti, è stato infatti uno dei principali temi del dibattito, ma la posta in gioco è alta anche per quanto riguarda i problemi economici (inflazione e disoccupazione) e la condizione delle donne, anch'esse soggette ai duri dettami della legge islamica. Nateq-Nouri, il più accreditato tra i due sfidanti, può contare sull'appoggio dei vertici del clero sciita e della potente associazione dei commercianti dei bazar. Khatami è invece molto popolare, oltre che tra gli intellettuali e i giovani, tra i «tecnocrati» vicini a Rafsanjani. A favore del candidato «moderato» si è schierata anche la figlia minore dello stesso Rafsanjani, Faezeh, protagonista in veste di deputata di una accesa campagna per il diritto delle donne a praticare attività sportive. La guida spirituale e massima autorità dello Stato, ayatollah Ah Khamenei, nell'invitare gli elettori a recarsi in massa alle urne, ha avvertito che il favore del popolo andrà comunque al candidato che avrà la posizione più dura nei confronti degli Stati Uniti e dell'«offensiva culturale» dell'Occidente. I due concorrenti minori sono l'ex ministro dei servizi segreti, Mohammad Mohammadi Reyshahri, un religioso «radicale», e un alto funzionario dello Stato, il «laico» Reza Zavarei. I risultati ufficiali si avranno non prima di lunedì. [Ansa]

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