«Sono un Bertinotti che vuol governare»

«Sono un Bertinotti che vuol governare» INTERVISTA VERSO IL VOTO «Se vinceremo imporremo all'Europa le nostre condizioni: meno liberismo, più lavoro» «Sono un Bertinotti che vuol governare» // leaderpcfHue: ministri comunisti nel governo Jospin PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Definirlo il Bertinotti francese significa fargli torto. Robert Hue non è un intellettuale, al tweed preferisce le maniche di camicia e pur senza aver nulla contro lo humour gli si conoscono solo fragorose risate. E tuttavia - in termini ideologici almeno - tra il prc e il pcf l'attrazione fatale sembra indubbia. Il veterocomunismo del suo predecessore Georges Marchais è da tempo in cantina, ma il comunicativo, simpatico, popolare Hue rimane comunque un indispensabile quanto scomodo enfant terrible per il Lionel Jospin in versione Blair che domenica si giocherà la carriera nel duello con Juppé. Un sondaggio gli accreditava ieri il 10%. Timida ripresa, quindi, dopo l'inesorabile declino registrato nell'ultimo ventennio. Robert Hue, malgrado gli accordi intercorsi con la rue Solferino Lei accusa il ps di esercitare un'inammissibile egemonia sulla Gauche. A 48 ore dal voto, non ritiene lo scontro fra alleati possa nuocere alla causa? «Vogliamo che la Sinistra ritrovi, con il dinamismo, la vittoria. E in maniera durevole. Gli osservatori sono unanimi: nessuna delle formazioni che la compongono può raggiungere, da sola, la maggioranza. La forza, la ricchezza della Gauche risiedono quindi nel suo pluralismo. Se il 1° giugno la Sinistra francese diverrà maggioritaria, le sue componenti dovranno elaborare insieme una politica per il Paese. E' possibile. E faremo di tutto per riuscirci, come testimonia la dichiarazione comune che abbiamo sottoscritto con il ps. Il nostro spirito - lo ribadisco - rimane costruttivo. Giochiamo la carta della franchezza rivendicando le nostre convergenze senza dissimulare ciò che ci separa». L'ipotesi di ministri comunisti accaparra le prime pagine. E' la vostra esigenza N° 1 per appoggiare Jospin? «Non bisogna vendere precipitosamente la pelle dell'orso. Si vincano prima le Politiche, ed esamineremo la questione ministri. Ma il pcf rispetta la democrazia e i suoi elettori. Interrogato, rispondo dunque fin d'ora che il nostro obiettivo è un'unione della Sinistra che possa conquistare la maggioranza ed esprimersi nel suo pluralismo sino al massimo livello, il governo. In seno alla Gauche, peraltro, quasi nessuno inette in dubbio la prospettiva - automatica - di ministri pcf qualora battessimo la Destra». Da un'angolatura italiana, il vostro ruolo nei confronti del socialismo transalpino ricorda le punzecchiature permanenti - con tensioni gravi - che Rifondazione comunista infligge al Governo Prodi. Falso? «Anche quando esistono analogie come tra Italia e Francia, assimila re situazioni e posizionamenti poh tici eterogei è sempre pericoloso. Per quanto ci concerne, vorremmo esprimere ben altro che uno "stimolo", pur necessario. Il nostro ha da essere arricchimento originale costruttivo, dinamico. E' notorio: il pcf non andrà al governo che per mettere in opera una vera politica di sinistra. La quale presuppone a sua volta il contributo dei comunisti». Dopo anni di opposizione dura a Maastricht, il pcf sembra da qualche mese voler temperare la sua diffidenza. Che condizioni ponete per l'accesso alla moneta unica? «Siamo partigiani d'una costruzione europea cooperativa, che crei posti di lavoro e contribuisca al progresso sociale. Per questo ci opponiamo alla logica ultraliberale che attualmente domina e schiac¬ cia l'Europa. Occorre un Unione Europea fra partner eguali, e non una disunione europea costruita sul "nocciolo duro" franco-tedesco, vero polo da cui scatenare guerre economiche lasciandosi dietro le spalle Paesi come l'Italia o la Spagna. Voilà perché restiamo contrari alla marcia forzata attualmente in corso verso la moneta unica. Bisogna - e anche il ps ne conviene - intavolare discussioni con gli altri membri dell'Ue riorientando il processo europeo. E' il nostro programma: totale rifiuto di nuovi sacrifici e trattative con i partner per adeguare i parametri. Il governo avrebbe a disposizione un anno per riesaminare a fondo le cose. E sono persuaso che l'iniziativa francese raccoglierà consensi unanimi, a partire dall'Europa meridionale». L'era del pcf al 20 per cento, quando i socialisti erano i «fratelli minori)), è lontana anni luce. Di flessione in crollo, la discesa verso il 5 sembrava ineluttabile. Quali chances Lei pensa abbia il pcf per rilanciarsi? «Intendiamo occupare - e il pcf lo sta già facendo - una posizione originale, viva, dinamica. Portatori delle proteste che attraversano la Francia, ci mostriamo al contempo aperti e costruttivi per "mettere in moto la Sinistra" affinché sia all'unisono con le aspirazioni sociali del nostro popolo. Il partito comunista è utile a quanti vogliono contestare l'establishment e costruire qualcosa di nuovo. E la sua utilità gli farà riprendere energia, anche sul piano elettorale». Il Front National si vanta d'essere il primo partito operaio di Francia... Come spiega che la classe operaia abbia potuto, sia pure parzialmente, abbracciare l'ideologia lepenista? Nessuna autocritica? «E' vero che il Fn raccoglie non pochi suffragi tra l'elettorato popolare. Me lo spiego essenzialmente con la profondità di crisi sociale e disoccupazione, le promesse non mantenute negl Anni 80 e la mancanza d'una reale prospettiva di cambiamento. Uomini e donne si sono sentiti traditi, abbandonati a se stessi. E hanno pensato di poter far esplodere la loro collera votando Front National per punire gli altri partiti, giudicati corresponsabili della loro angoscia. Ma ci è insopportabile che Jean-Marie Le Pen pretenda di parlare a nome degli operai e del popolo. La sua influenza nei milieux meno abbienti costituisce una sfida per noi: ci impegniamo a fondo per affrontarla. La prova? A varie riprese candidati comunisti hanno battuto e fatto arretrare i loro avversari lepenisti». L'evoluzione interna del pcf appare troppo misurata ad alcuni «compagni». Altri la giudicano eccessivamente rapida e iconoclasta. Che cosa ne pensa? Il superamento di un marxismo che ha fallito in Europa e nel mondo non finirà per venire all'ordine del giorno? «Personalmente, ho preso definitivamente le distanze dagli "ismi". Preferisco Marx e il suo pensiero reale alla dogmatizzazione sterilizzante conosciuta sotto il nome di marxismo. Per noi è finita l'epoca dei dogmi e di un "modello sociale" da imitare. Detto ciò, se oggigiorno c'è qualcosa di cui s'imponga il superamento... ebbene, è il capitalismo! Certo, bisogna individuare strade nuove, promuovere la democrazia in modi finora inediti per consentire che l'intervento popolare distilli al meglio le sue forze. Tra la persona umana e il regno assoluto del denaro, non abbiamo dubbi su chi scegliere. Ci preme la realizzazione piena dell'individuo. Per questo voghamo costruire una "società post-capitalista", che mi ostino a chiamare - in tutta la sua modernità - comunista: un nome ancor giovane anche se ha già compiuto due secoli». Enrico Benedetto «Solo noi possiamo strappare i meno abbienti a Le Pen» «Vogliamo esercitare il potere non uno stimolo critico» Il leader del partito comunista francese Robert Hue ha preso il posto di Georges Marchais, che aveva portato il pcf ai minimi storici Jean-Marie Le Pen dice che assomiglia a un «nanetto da giardino» ma tra i francesi, che lo trovano simpatico, è ormai molto popolare