Lo show di Eltsin il terribile di Giulietto Chiesa
Lo show di Eltsin il terribile Il ministro della Difesa e il capo di Stato Maggiore hanno avuto 15 minuti per replicare Lo show di Eltsin il terribile Cacciati in diretta tv i capi dell'esercito MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Uno Eltsin furibondo, sprezzante, offensivo, campeggiarne su tutti i canali televisivi, ha licenziato in tronco il ministro della difesa Igor Rodionov e il capo dello Stato maggiore, generale Viktor Samsonov. Una lavata di capo corampopulo, nello stile tipico del comandante in capo, del duce supremo della patria che, improvvisamente, si accorge che la riforma dell'esercito non va, che i generali sono tutti corrotti («cos'è questa moda che tutti si fanno la dacia?»). Il povero Rodionov, che fu nominato ministro della Difesa il 18 luglio dell'anno scorso su precisa richiesta dell'allora astro nascente Aleksandr Lebed, è durato in carica meno d'un anno. Difficile attribuirgli la colpa per lo stato disastroso in cui versano le forze annate russe. Ma Eltsin è partito all'assalto fin dalle prime battute della riunione del Consiglio di Difesa. «Io non solo sono insoddisfatto, sono indignato per come vanno le cose». Rodionov si è visto proporre quindici minuti di tempo per esporre le sue conclusioni. E poiché l'uomo non è di quelli che usano piegare la schiena, a quel punto si è alzato e ha rinunciato a svolgere il rapporto, seguito a ruota da Samsonov, che non poteva recitare i suoi 15 minuti senza quelli del suo superiore. Detto e fatto: dopo la reprimenda del presidente hanno preso la parola solo il premier Cernomyrdin, i due prime vice-premier Ciubais e Nemtsov e quello che viene considerato il futuro ministro della Difesa, il generale Viktor Cecevatov, attualmente comandante del distretto militare dell'Estremo Oriente. Poi Eltsin si è alzato e ha firmato i decreti di licen- ziamento dei due capri espiatori. Il comportamento delle tv, che hanno dato ampi brani della violentissima requisitoria di Eltsin, dimostra l'intenzione del Cremlino di trasformare la vicenda in uno spettacolo nazionale, destinato a dimostrare che il potere vuole fare pulizia. E segue di un giorno l'arresto dell'ex vice-ministro della Difesa - e eroe dei democratici che difesero la Casa Bianca nell'agosto 1991 - generale Kobets. Eltsin ha concluso ripetendo almeno quattro volte che, d'ora in poi, «ogni giorno» si occuperà personalmente della riforma dell'esercito. «Da oggi comincia la resa dei conti», ha esclamato. «Bisogna finirla con questi generali che crescono ogni giorno di numero e che s'ingrassano, mentre la truppa fa la fame». «Riformatevi con il 3-3,5% del prodotto nazionale lordo. Adesso spendiamo il 5%, che è una cifra inimmaginabile per un Paese civile. Mettetevi a lavorare su queste coordinate, perché altre non ve ne daremo». Col che, naturalmente, le forze armate russe chiuderanno bottega, data la situazione pregressa e dato che appare molto improbabile che il presidente Eltsin voglia licenziare tutti i circa 500 generali che nominò personalmente tra il 1992 e il 1996. Al povero Rodionov - che nel dicembre scorso fu convinto a licenziarsi dall'esercito per dimostrare al mondo che la Russia non aveva più un ministro della Difesa in divisa militare - toccherà ora fare marcia indietro, se non altro per garantirsi la pensione. I commenti sono molto differenziati. Jurij Baturin, segretario del Consiglio di difesa, uomo fidato di Eltsin e molto vicino a Ciubais, ha dichiarato che la decisione di Eltsin «è stata presa nel corso della riunione e non era predisposta in anticipo». Ma diversi osservatori ritengono che Eltsin non abbia affatto agito in preda all'emozione. Il noto commentatore militare Pavel Felghengauer ritiene che la «riforma militare russa non c'è e non ci sarà in futuro e che al posto della riforma si è licenziato Rodionov». Nella Duma i democratici si sono schierati a sostegno della decisione di Eltsin, mentre le opposizioni 1 hanno criticata duramente. La sostanza di quanto è accaduto si può però compendiare così: i nuovi padroni del potere, Anatolij Ciubais e Boris Nemtsov hanno sconfitto definitivamente il complesso militare-industriale e si sentono sufficientemente forti da colpire i vinti. Che sono un esercito di generali davvero corrotti fino al midollo, gran parte dei quali giunti ai vertici delle forze armate mediante promozioni attuate dallo stesso Eltsin per mettere ai posti chiave uomini a lui fedeli, al posto di quelli rimasti fedeli ai comunisti. In altri termini lo show recitato ieri non è da interpretare tanto come un riuscito colpo di mano che ha esautorato le forze annate, quanto come il punto finale del processo di demolizione avviato nel 1992. Rodionov, probabilmente, voleva una riforma dell'esercito, ma sapeva che questa avrebbe richiesto tempo e denaro. Cacciandolo si dice al Paese che non ci sarà alcuna riforma dell'esercito russo. Ci sarà il suo smantellamento. Per arrivare a questi nuovi rapporti di forza Eltsin ha dovuto prima costruire un altro esercito, quello del ministero degl'interni, che è ormai l'unico che esiste e funziona in Russia. Agli ordini di un fedele, il generale Kulikov. Giulietto Chiesa «Sono corrotti e incapaci» Ma in realtà sembra un escamotage per giustificare la mancata riforma dell'Armata Soldati russi durante la ritirata da Grozny e il ministro della Difesa silurato, Rodionov
Luoghi citati: Estremo Oriente, Grozny, Mosca, Russia
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