Il giallo della telefonata
Il giallo della telefonata Il giallo della telefonata Un capitolo del duello «italo-americano»} ROMA. La pubblicazione delle telefonate segrete fra il nostro ambasciatore in Albania, Paolo Foresti, e il presidente del partito democratico di Sali Berisha, Tritan Shehu, non poteva essere miglior regalo per la «lady di ferro» di Tirana, Marisa Lino. Infatti l'ambasciatrice degli Stati Uniti porta un nome italiano, ma da quando è arrivata in Albania non ha fatto che guerreggiare con i nostri diplomatici. Era stato l'allora segretario di Stato Warren Christopher ad affidarle un incarico delicatissimo: rovesciare di 180 gradi la strategia, seguita dal suo predecessore, di sostegno al presidente Berisha, dopo che a Washington erano giunti a ritenere del tutto inaffidabile il cardiologo divenuto uomo forte di Tirana. Così, quando Marisa Lino sbarcò l'anno scorso a Tirana, la sua missione era chiarissi- ma: indebolire Berisha. Sennonché fin dai primi giorni il Dipartimento di Stato si accorse che Paolo Foresti era ben lungi dal condividere quell'analisi, in osservanza alla linea scelta dalla Farnesina. Fra un dispetto e l'altro, la tensione tra i due ambasciatori è proseguita sotto traccia fino all'inizio di quest'anno. Washington sapeva che l'Italia per quella data avrebbe dovuto cambiare il proprio rappresentante diplomatico, e avrebbe inviato Alfredo Matacotta Cordella, dunque prendeva tempo. Ma poi la situazione albanese è precipitata, il previsto avvicendamento non c'è stato, e Foresti s'è trovato a gestire in prima persona la crisi innescata dal crollo delle finanziarie piramidali. In che modo? D'intesa con Dini, ma soprattutto con il sottosegretario Piero Fassino, è stato Foresti a proporre per primo l'intesa sul «tavolo delle regole» fra i partiti in lite. E' stato sempre lui a convincere dapprima i capiclan di Valona a firmare un accordo con Berisha e poi a spingere gli opposti schieramenti verso l'intesa da cui è nato il governo presieduto da Bashkim Fino. Mediatore abile ma spregiudicato, Foresti è riuscito a ricostruire intorno a Sali Berisha una tela di garanzie politiche che sembravano essere state lacerate dalla rivolta. Tanto attivismo ha fatto più volte scattare l'allarme per la sua sicurezza personale, e non a caso la nostra ambasciata è stata bonificata nel timore di intrusioni spionistiche. Fatto sta che Washington ha deciso di non nascondere più il proprio disagio. Ed ha affidato all'ambasciatrice Lino il compito di metterlo bene in chiaro, prima negli incontri con i funzionari italiani della task force Balcani, poi a colpi di interviste sui giornali. Clamorosa è stata quella al «Koha Jone» - lo stesso quotidiano di opposizione che le squadre di Berisha avevano messo a soqquadro durante i disordini - lo scorso marzo, nel bel mezzo della mediazione di Foresti: Marisa Lino ha detto senza peli sulla lingua che Berisha era stato eletto con la frode, che doveva impegnarsi a riscrivere l'intera Costituzione e quindi ad andarsene. Solo con l'inizio dell'opera¬ zione Alba si è un po' affievolita la tensione diplomatica fra le due ambasciate, la nostra e quella americana. E forse, se nell'ultima settimana il Presidente albanese avesse evitato di sfidare l'opposizione imponendo una legge elettorale che la penalizza, l'armistizio tra i diplomatici prò e contro Berisha sarebbe durato fino al 29 giugno prossimo, data stabilita per le elezioni. Invece Berisha ha forzato la mano e l'opposizione socialista ha reagito facendo pubblicare al suo «Indipendent» la conversazione che mette nei guai Foresti. Chi l'ha registrata? Difficile dirlo. Ma certo è improbabile che siano stati gli agenti del disciolto «Shik» albanese, da due mesi in libera uscita e sprovvisti dei sofisticati strumenti necessari per penetrare nella nostra sede diplomatica. Dunque, un vero intrigo internazionale. Ir. r.] Washington da tempo chiede la testa del presidente mentre Roma non lo scarica Il segretario di Stato americano Madeleine Albright: gli Stati Uniti sono fin dall'inizio della missione molto critici nei confronti dell'Italia
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