«Menzogne per colpire l'Italia»

«Menzogne per colpire l'Italia» «Menzogne per colpire l'Italia» Foresti: sono in prima linea, mi attaccano IL DIPLOMATICO CONTESTATO TIRANA DAL NOSTRO INVIATO L'ambasciatore è nell'occhio del ciclone. Ma Paolo Foresti c'è abituato: non perde la calma e dietro i baffi sorride. Se lo scoop di un quotidiano di Tirana lo accusa di avere remato contro il mediatore europeo Vranitzsky, dall'altra c'è la soddisfazione di avere contribuito in maniera decisiva all'accordo elettorale fra Fino e Berisha. Scoramento e soddisfazione, stizza e serenità, rammarico e speranza: Foresti vive in prima persona le contraddizioni di un Paese che affronta affannosamente qualsiasi confronto politico. Ambasciatore Foresti, oggi per l'Albania è un giorno di speranza. Può anche essere un giorno di ottimismo? «Abbiamo fatto tutti un grande passo avanti, i problemi restano ma si sta salendo. Certo, i timori non mancano, anche a livello di chi dovrà condurre i giochi. Come bisognerà fare i conti con i comitati di Valona, che minacciano di boicottare le elezioni. E poi c'è tutta questa gente che continua a stare tappata in casa, che non si fa sentire, che preferisce subire quanto deciso dagli altri. E' un dramma per la democrazia». Come si è arrivati all'accordo? «Per sette giorni e sette notti, l'ambasciatrice americana Marisa Lino ed io abbiamo cercato di non trascurare ogni dettaglio utile. Ad esempio abbiamo letto e riletto, riga per riga, la legge elettorale. Abbiamo avuto centinaia di contatti, di incontri, di telefonate. Sempre in stretta simbiosi con l'Unione Europea, che lavorava alacremente su altri tavoli. Si è andati avanti anche fra blandizie, rinoscimenti, minacce: l'importante era raggiungere il risultato, perché la posta in gioco era altissima» L'Italia continua ad essere il punto di riferimento. «Non può essere altrimenti. Il 60% degli scambi avvengono con l'Italia, 0 70% del denaro investito qui è italiano, il 30% degli abitanti parla la nostra lingua. C'è anche amicizia: nel '90 qui il reddito per famiglia era di 10 dollari al mese. Negli anni successivi, con l'operazione Pellicano, abbiamo realmente strappato la gente alla morte per fame. & legame con l'Italia si è fatto strettissimo: la prima spesa di ogni famigba albanese, all'arrivo delle rimesse degli emigrati, resta l'antenna parabolica. Non solo per vedere i film della Rai, ma per aprire una finestra sulla democrazia». Lo scoop della telefonata. E' stato un preciso attacco alla sua persona, giunto da un foglio di area socialista, cioè quella del primo ministro. Non teme l'impopolarità? «No, non la temo. Agire in prima linea, in un Paese come questo, comporta necessariamente rischi. Anche quelli di dover fronteggiare accuse false, artefatte, precostruite. L'ho imparato da tempo. Ma co- sa dovevo fare? Fermarmi? No, io sono andato avanti. Quando si tratta di attacchi personali non mi preoccupo, l'importante è che l'immagine dell'Italia rimanga forte e salda, come in effetti è». C'è chi ha chiesto la sua rimozione. Rifondazione Comunista in Italia ed il premier Fino, stando all'Indipendent, qui a Tirana (il premier ha poi smentito, ndr). «Queste istanze non sono nuove. E non mi sorprendono più di tanto. Fanno parte della croce che deve portare chi ricopre certi ruoli». Trentacinque giorni alle elezioni. Cosa ci dobbiamo aspet¬ tare? «La realtà è complessa, anche se le cose vanno avanti. Dobbiamo affrontare il nodo della fiducia. Manca fra gli uomini politici, e manca fra la gente ed i suoi rappresentanti. Come è scarsa verso gli strumenti della democrazia. Qui i contrasti politici diventano troppo facilmente lotte personali: a fronteggiarsi non ci sono uomini mossi da diverse ideologie, ma semplicemente dei nemici». L'ultimo attacco all'ambasciata ieri mattina. Gli imprenditori che si riconoscono nel «Gruppo Difesa Investimenti Italiani» accusano l'ambasciata d'Italia di averli ghettizzati, di favorire gli investitori più legati al potere, di compiere ritorsioni su chi protesta, persino di vendere i visti di ingresso in Italia, a cifra fra 500 e 1500 dollari? «Due anni fa, di fronte all'incre¬ mento degli investimenti italiani in un Paese di frontiera, privo di certezza del diritto e senza organizzazione statale, ho dato vita ad un comitato di imprenditori, riconosciuto dai due governi. C'è un comitato esecutivo, con un funzionario di ambasciata che fa da collegamento. Ma questo organismo è assolutamente aperto a tutti, anche a chi lamenta questa presunta ghettizzazione. Quanto ai problemi legati ai visti ci sono state indagini di polizia giudiziaria, promosse da diverse procure. Non mi risulta che siano state evidenziate irregolarità. Piuttosto c'è da dire che lunedì inizia a Roma la conferenza sull'Albania: è comprensibile che una frangia di imprenditori, anche perché economicamente danneggiati dagli ultimi episodi di violenza, cerchi di ottenere maggior attenzione». Angelo Coni' «Gli imprenditori italiani mi accusano? Vogliono pubblicità» «Abbiamo lavorato per la pace insieme con Usa e Europa»

Persone citate: Berisha, Fino, Foresti, Marisa Lino, Paolo Foresti, Pellicano