« Il mio errore? Essermi fidato » di Lodovico Poletto

« Il mi® errore? Essermi fidato » L'AZIENDA NEL MIRINO « Il mi® errore? Essermi fidato » Garzena: forse avariato un alimento preparato da altri STORINO ONO colpevole. Che altro posso due se non che mi assumo qualsiasi responsabilità, almeno fino a quando gli accertamenti di laboratorio non avranno chiarito che cos'è capitato l'altra mattina nelle nostre cucine?». Bruno Garzena, ex terzino bianconero degli Anni Cinquanta, presidente del consiglio di amministrazione della Sogerco, ha appena concluso una giornata zeppa di riunioni e incontri nello stabilimento di Borgaro, dove ci sono le cucine in cui sono stati preparati i piatti che hanno fatto star male i bambini. E qui, ieri pomeriggio, ha incontrato i responsabili dei vari settori, compresi quelli dei controlli di qualità. E neppure dopo le riunioni fiume e le spiegazioni tecniche vorrebbe parlare. «Non è giusto farlo - dice - almeno fino a quando non si saprà l'origine vera dell'incidente». Ma, dopo tutti questi incontri, un'idea sulle cause dell'intossicazione se la sarà pur fatta... «Certo, ma non ho certezze. Posso solo dire che secondo i miei esperti l'aumento che ha provocato tutti questi problemi è il mais e non il tonno. Ma la mia è solo una carica politica, non operativa. E molte cose sul funzionamento della nostra mensa me le hanno spiegate oggi i responsabili dell'impianto di Borgaro. Con esattezza non so nemmeno quali sono le strutture che serviamo quotidianamente». E a quale conclusione è giunto? «Che se, come credo, tutto dipende da alimenti che abbiamo ac- quistato già preparati, la nostra responsabilità è solo oggettiva. E questo per dire che noi lavoriamo sempre con la massima prudenza. Forse c'è stata anche una svista dell'addetto che apre le scatole e mescola gli ingredienti. Ma non siamo noi la causa dell'intossicazione». Comunque una svista, l'errore di un operatore, potrebbe benissimo esserci stato... «Mi spiego. La legge ci obbliga a controlli di tipo visivo e olfattivo sugli aumenti usati nella preparazione. Se c'erano uno o due barat- toh di mais non perfettamente conservati noi avremmo potuto benissimo non accorgercene, nonostante i controlli. E poi i pasti sono cucinati quasi esclusivamente da donne, madri di famiglia con figli che vanno a scuola e mangiano nelle mense. Figuriamoci se avrebbero usato un prodotto scaduto o con problemi di conservazione». Parliamo dei menù. Che ne pensa di quel mais dato ai ragazzini delle elementari? «Non siamo stati noi a deciderlo, abbiamo solo esaudito le richieste di scuole, Provveditorato e famiglie. Il mais io non l'ho mai mangiato, fosse per me lo eliminerei dal menù. Del resto ho già escluso dall'elenco dei cibi la polpa di granchio, anche se alcune amministrazioni comunali sarebbero pronte ad accettarla. L'ho fatto dopo l'intossicazione che c'era stata Torino e nella quale la mia società non c'entrava in alcun mode. Meglio le acciughe: una volta le mangiavano tutti e non hanno mai fatto male a nessuno». Ha parlato con gli altri soci, che dicono di questa intossicazione? «Lasciamo fuori da questa vicenda gli altri soci. E anche la Sogerco ristorazione che si occupa di pasti preparati per grandi industrie: lì non ci sono assolutamente problemi, i pasti li preparano in loco. Io sono il responsabile legale di questa società, sono colui che risponde di eventuali irregolarità e inadempienze». In quanto responsabile legale che cosa farà per scoprire le responsabilità? Che prov¬ vedimenti intende adottare? «Intanto ho mandato sei ispettori in giro per gli ospedali del Torinese: voglio capire la reale entità dell'mtossicazione. In questo momento mi preoccupo solo dei bambini: sono un padre anch'io, so cosa significa avere un figlio che sta male. Inoltre ho affidato alcuni controlli su alimenti a due laboratori d'analisi. Infine c'è l'inchiesta interna, come ha già comunicato l'avvocato. Tutto questo non esclude l'aspetto umano questa è un'esperienza brutta, terribile». Come una partita persa? «Quand'ero terzino ne ho vinte e perse tante. Questo è peggio: è come essere stati colpiti da un fulmine. La Sogerco prepara 50 milioni di pasti l'anno: infortuni di questo tipo sono quanto di peggio ti possa capitare nella vita. Sono serio, non le dico che sono innocente. Almeno fino a quando non avrò in mano gli esiti degli esami». Lodovico Poletto «Voglio dimostrare che la nostra responsabilità è soltanto oggettiva» «Sono un padre anch'io: ho mandato sei ispettori a vedere come stanno i bambini ricoverati» Bruno Garzena ex terzino juventino negli Anni Cinquanta Oggi guida la Sogerco, ditta sotto accusa

Persone citate: Bruno Garzena, Garzena

Luoghi citati: Borgaro, Torino