Tregua armata tra industriali e governo di Roberto Ippolito

Tregua armata tra industriali e governo L'assemblea Confìndustria: imprenditori e esecutivo tornano a parlarsi. Prodi: nessun ritardo Tregua armata tra industriali e governo Fossa: il tempo stringe, non avremo i supplementari ROMA. E' il giorno dell'assemblea della Confìndustria. Ma ieri è soprattutto il giorno in cui si guarda il calendario. Per Giorgio Fossa, presidente dell'associazione degli industriali, il tempo stringe e bisogna affrettarsi per «onorare gli impegni» per risanare il bilancio pubblico e aderire alla moneta unica. Il presidente del Consiglio Romano Prodi ascolta seduto in prima fila, si alza, va alla tribuna e replica che non ci sono ritardi, che anzi molto è stato fatto e il tempo serve per trovare il consenso su questioni complesse, come la riforna dello Stato sociale, cioè pensioni, assistenza e sanità. Insomma, tra industriali e governo c'è il calendario di mezzo. Un nuovo motivo di polemica? Valutazioni diverse esistono. Ma è anche vero che Fossa e Prodi parlano nello stesso luogo, l'Auditorium della Confìndustria all'Eur, dove il 10 aprile si è svolta l'adunata antigoverno senza precedenti degli imprenditori. Dimenticare non è difficile per nessuno. E il fatto che Fossa e Prodi si ritrovino insieme un mese e mezzo dopo significa almeno che è stato ristabilito il contatto. E ognuno gioca la sua parte. Fossa incalza, Prodi spiega. Fossa chiede a nome degli imprenditori, Prodi insegue la composizione di interessi diversi. Entrambi, ascoltati all'Eur da ministri come Carlo Azeglio Ciampi e Pierluigi Bersani, dal governatore Antonio Fazio, dal segretario del pds Massimo D'Alema e dal presidente di An Gianfranco Fini, indicano come obiettivo comune la partecipazione alla moneta unica sin dalla fase di avvio. Per il presidente della Confìndustria è questo «un passaggio decisivo della storia italiana ed europea» e sarebbe «pericoloso impostare la politica economica sulle scadenze normali del calendario italiano»; non ci sono «tempi normali» e non si possono fronteggiare «situazioni straordinarie con una gestione ordinaria». Fossa si rammarica perché non ha visto la luce il documento di programmazione economica e finanziaria e «la trattativa sullo Stato sociale non è neppure partita». E qui parte l'attacco: «I sindacati, forse ignari dei rischi che il Paese sta correndo, affermano che non c'è fretta e che di pensioni si parlerà, semmai, alla fine della trattativa. Ma siamo già ai minuti di recupero e non ci saranno tempi supplementari». Fossa accenna anche a possibili larghe intese politiche: «Sta al governo decidere se stringere con la maggioranza o presentarsi in Parlamento e chiedere a tutte le forze politiche i voti per l'unione monetaria». In ogni caso: sbrighiamoci! Ed è questo l'invito che Prodi non gradisce. Salito sul palco si rivolge direttamente a Fossa: «Lei, presidente, ha benevolmente dettato programmi, tempi e formule di governo. Non faccio obiezioni sulla formula di governo né sui programmi, ma sui tempi del governo sì». Su questo punto il presidente del Consiglio è convinto di avere le carte in regola: «Sulla riforma delle pensioni - fa presente - abbiamo stabilito la scadenza del gennaio 1998 e ciò non per il semplice gusto del rinvio ma perché conosciamo le grandezze e i problemi che riguardano un tale ac¬ cordo». A Fossa che fa l'esempio delle scelte compiute in Olanda per il risanamento finanziario, Prodi replica: «Gli altri Paesi europei hanno fatto marcia indietro perché non hanno discusso con le parti sociali in modo franco e chiaro le grandi riforme». Insomma, serve il consenso. E Prodi spera di ottenere anche quello della Confìndustria: si dice consapevole «di non poter raggiungere duraturi risultati di risanamento e modernizzazione senza l'apporto delle imprese». A fatica il confronto tra imprenditori e governo può quindi riprendere. Prodi usa toni morbidi verso Fossa. E lo stesso Fossa, riprendendo la parola dopo il presidente del Consiglio, assicura che «su tutto si può discutere, anche sul fattore tempo che, però, per entrare in Europa diventa un fattore fondamentale». Il presidente della Confìndu¬ stria insiste sui tagli strutturali al bilancio pubblico: «Se non si toccherà la spesa sociale, diventeranno necessari aumenti intollerabili della pressione fiscale». E ripropone la richiesta di «correggere l'anomalia delle pensioni d'anzianità». Fossa sollecita la riduzione delle tasse per dare maggiori possibilità di investimento alle imprese in un momento in cui «non appare probabile» la ripresa dell'economia. Per Prodi invece «si avvertono i primi segnali di una ripresa dell'economia». Chi ha ragione? Il presidente d'onore della Fiat Giovanni Agnelli, per il quale «Prodi ha detto cose buone e moderate», si augura che il governo veda giusto: «Spero che abbia ragione sulla ripresa. Noi siamo una parte speciale perché l'auto è un settore particolare». Roberto Ippolito L'avvocato Agnelli «Il premier ha detto cose buone e moderate. Spero che abbia ragione sulla ripresa dell'economia» Qui accanto Giorgio Fossa, a destra Romano Prodi con l'avvocato Agnelli

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