SI FACCIAMO UN VERO REFERENDUM

SI', FACCIAMO UN VERO REFERENDUM SI', FACCIAMO UN VERO REFERENDUM NON chiamiamolo referendum. Quello della Lega è un sondaggio «privato» di un partito che interroga - legittimamente - i suoi simpatizzanti e i cittadini su un suo progetto politico. Il referendum, invece, nella sua accezione tecnico-giuridica e nella sua sostanza politica, è un'iniziativa democratica di carattere istituzionale, promossa dall'autorità competente ai vari livelli: da quello comunale a quello nazionale. L'accezione impropria di cui sta facendo uso la Lega in queste ore fa parte della sua campagna manipolatoria e intimidatoria. Non parliamo dunque di referendum, ma di sondaggio per il quale, oltretutto, non è stata offerta nessuna garanzia di attendibilità o significatività dei risultati. La Lega avrebbe dovuto affidare il suo sondaggio a «terzi» (ad un organismo specializzato) anziché mimare lo strumento istituzionale esistente. Assisteremo quindi ad un mini-plebiscito, fatto in casa, equivoco nei numeri e nel loro significato. Ma sarebbe altrettanto sbagliato pensare di contrapporre all'iniziativa leghista il progetto illustrato ieri da Francesco D'Onofrio alla Bicamerale, come se fosse la risposta al secessionismo. Si tratta di un'ipotesi di lavoro, piuttosto gracile, attorno a cui si lavorerà e si dibatterà. Un progetto e una cultura federalista non si improvvisano. La coincidenza dei due avvenimenti (il sondaggio leghista e la proposta in Bicamerale) ripropongono un altro problema: il livello di comunicazione e di coinvolgimento dei cittadini in una decisione che sarà cruciale per il Paese. In questa ottiGian Enrico Rusconi CONTINUA A PAG. 14 PRIMA COLONNA

Persone citate: Enrico Rusconi, Francesco D'onofrio