Bedoni al vertice Coldiretti

Il nuovo presidente: in agricoltura il disagio è drammatico Il nuovo presidente: in agricoltura il disagio è drammatico Bedoni al vertice Coldiretti «Resa dei conti con industria e credito» ROMA. Il nome votato da 80 dei 95 «grandi elettori» che compongono il Consiglio nazionale della Coldiretti ha confermato le previsioni dell'ultima ora: il nuovo presidente della maggiore organizzazione agricola italiana è Paolo Bedoni, veronese di 42 anni. «Un vero imprenditore», si commenta nei corridoi di palazzo Rospigliosi subito dopo il conclave. Il fatto evidente è che attorno al nome di Bedoni la Coldiretti si è compattata, soprattutto al Nord dove parevano certe altre candidature. Invece non è stato così: «L'unità della confederazione è un valore intangibile, il programma di Bedoni esprime contenuti che intrepretano validamente le nostre motivazioni ideali e sindacali», ha detto Carlo Gottero, vicepresidente nazionale e numero uno della Coldiretti Piemonte, che, contrariamente a quanto molti si aspettavano, non è entrato in lizza per la successione a Paolo Micolini. Ma, a voler analizzare il successo di Bedoni appaiono chiare altre cose: nella stanza dei bottoni sono entrati i giovani, i quarantenni, con logiche imprenditoriali, di mercato. Inoltre il nuovo presidente con la Coldiretti prima maniera ha poco o niente a che fare, visto l'inizio della sua militanza, datato 1991. Bedoni, infine, viene dall'area dell'agricoltura più arrabbiata, quella del Nord-Est, dove sono particolarmente forti i «Cobas del latte» che hanno nel mirino proprio le organizzazioni agricole «storiche». Presidente, lei verrà a patti con i Cobas? Farà il mediatore? «Premetto che ritengo finito il tempo del sindacato di mediazione e che certamente è finito il tempo del sindacato che si lasciava mediare da un potere politico al quale affidava il suo consistente pacchetto di influenza elettorale». Paolo Bedoni, quarto presidente Coldiretti Paolo Micolini si è dimesso due settimane fa Sì, ma i Cobas sono un'altra cosa... «Appunto, i Cobas sono l'espressione del disagio drammatico in cui si trova l'agricoltura italiana. Nessuno vuol rendersi conto di quel che sta succedendo. I Cobas non sono solo latte, potrebbero essere orticoltura, vino o altri settori in cui si sono investiti fior di soldi che oggi rischiano di essere perduti a causa del disinteresse generale verso l'agricoltura». Parla del governo? «Parlo di un sistema politico che non può continuare ad ignorarci senza valutare le conseguenze, parlo di un'industria agroalimentare che non può pensare di fare il bello ed il cattivo tempo nelle campagne italiane, parlo di chi vende mezzi tecnici all'agricoltura e non può credere di fissare i prezzi come e quando vuole. Ma parlo anche dei consumatori, che devono conoscere meglio il valore di quel che noi produciamo». Ma la Coldiretti non ha le sue colpe se siamo a questo punto? «Le rispondo indirettamente: la Coldiretti ha operato sempre nell'interesse dei coltivatori italiani, un interesse che da altri è stato e continua ad essere calpestato, senza scrupoli». Parliamo di domani, qua! è la sua linea? «Bisogna far diventare un progetto preciso quel che fino ad oggi è stato qualcosa di simile ad un carciofo, di cui ci si è occupati foglia per foglia. Gli agricoltori hanno logiche molto più avanzate di quanto ci si immagini, oggi ragionano sul mercato non sull'assistenzialismo. Tutti, il mondo politico, quello del credito, quello industriale devono rivedere i loro rapporti con noi». Altrimenti? «Altrimenti dovranno assumersi le loro responsabilità. Noi intendiamo far sentire tutto il peso e l'influenza economica delle imprese agricole sulla società italiana. E siamo decisi a farlo in modo responsabile, ma non remissivo». Vanni Cornerò

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