Turchia, fuorilegge il partilo del premier

Il processo davanti alla Corte Costituzionale. L'Ue condanna l'invasione anti-curda in Iraq Il processo davanti alla Corte Costituzionale. L'Ue condanna l'invasione anti-curda in Iraq Turchia, fuorilegge il partilo del premier La Cassazione: gli islamici ci portano alla guerra civile ANKARA. Colpo di scena in Turchia: la procura della Corte di cassazione ha chiesto lo scioglimento del partito islamico al governo, il Refah, accusandolo di «spingere il Paese verso la guerra civile». Il documento accusa il primo ministro Necmettin Erbakan e gli altri dirigenti del partito di aver rilasciato una serie di dichiarazioni di condanna del secolarismo e di aver ipotizzato un'eventuale fase rivoluzionaria violenta di marca islamica, nonché di opporsi alle raccomandazioni del consiglio di sicurezza nazionale (i militari) sulla limitazione dell'educazione religiosa, creando così un clima di confronto. Al premier si rimprovera anche una riunione con leader di sette religiose islamiche e al suo ministro della Giustizia, Sevket Kazan, di avere visitato in prigione un sindaco arrestato per discorsi favorevoli all'introduzione della legge religiosa (la Sharia) come in Iran. Il presidente della Corte costituzionale turca, Yekta Gungor Ozden, ha affermato che l'alta istanza deciderà entro sei mesi sulle accuse mosse contro Refah, dopo aver esaminato la documentazione e interrogato le parti coinvolte. Il presidente ha assicurato che verrà usata la «massima oggettività» nel decidere sulla richiesta del procura di chiudere il partito islamico. La decisione della Corte di cassazione può essere interpretata come un'azione volta a far cadere il primo governo a guida islamica della storia repubblicana turca, contro il quale si sono ormai coalizzate, oltre ai militari, la maggior parte delle forze politiche, economiche e sindacali e i mass media. I generali, in particolare, da tempo cercano di imporre all'esecutivo una serie di misure per contenere l'espansione del fondamentalismo islamico e che porterebbero, fra l'altro, alla chiusura di numerose scuole religiose. Erbakan, dopo qualche tentennamento, si è opposto tentando di guadagnare tempo. L'opposizione inve¬ ce ha esplicitamente o implicitamente appoggiato i militari pur di far cadere il governo. Il primo ministro, che aveva appena tirato un sospiro di sollievo per aver superato di misura, l'altroieri, una mozione di censura presentata in Parlamento contro il suo governo, ha bollato come «irrilevante» e «infondato» l'atto di accusa della magistratura al Refah. «Non ha nulla a che vedere con la realtà, in quanto il mio partito è il guardiano e la garanzia del secolarismo, e ha una forza che gli deriva dal voto di un terzo della nazione». «Non c'è tempo da perdere per cose irrilevanti, i nostri avvocati si occuperanno della questione», ha detto Erbakan, assicurandoo che il suo governo «andrà avanti sino al 2000». Il vicepresidente del gruppo parlamentare di un altro partito della coalizione governati¬ va, il «partito della giusta via» (dyp, quello dell'ex premier Tansu Ciller), Mehmet Gozlukaya, ha affermato che «solo in caso di gravi crimini Refah potrebbe essere deferito alla Corte costituzionale». Il presidente del partito filocurdo Hadep (antigovernativo), Murat Bozlak, ha definito «contraria ai princìpi democratici» una chiusura di Refah per reati d'opinione. Bozlak insieme a tutta la direzione del partito è sotto processo, a piede Ubero, per accuse di collaborazione con il ribelle «partito dei lavoratori del Kurdistan» (pkk). La messa fuori legge del Refah sarebbe un brutto precedente anche per il partito legale curdo. Nel Nord Iraq il corpo d'invasione turco penetrato nella regione a caccia di curdi si trova in alcuni punti a soli due chilometri dalle linee avanzate irachene, secondo l'agenzia curda «Dem». In seguito a ciò, Baghdad ha concentrato truppe e circa 50 carri armati per impedire un'ulteriore avanzata. Da Bruxelles l'Unione europea ha ieri duramente condannato le operazioni militari dell'esercito turco nel Nord dell'Iraq contro i guerriglieri curdi, costate oltre 1400 morti. L'Ue ha ribadito che Ankara «dovrebbe fare ricorso a strumenti politici piuttosto che a mezzi militari, e raggiungere un accordo con i curdi». La Grecia ha rincarato la dose chiedendo ad Ankara di «rispettare l'integrità territoriale, la sovranità e la sicurezza dell'Iraq», paragonando questa invasione a quella dell'isola di Cipro da parte della Turchia nel 1974, mai cessata, e accusando il Paese vicino di «minacciare la stabilità nella regione». Particolare degno di nota: l'indice della Borsa di Istanbul è salito di 12 punti dopo le notizie sulle accuse a Refah. Segno che gli operatori economici vedono bene una sua liquidazione, anche a prezzo di turbolenze politiche. [Ansa-AdnKronos]

Persone citate: Erbakan, Kazan, Mehmet Gozlukaya, Murat Bozlak, Necmettin Erbakan, Tansu Ciller