« Aboliamo le cariche a vita » di Maria Corbi
« A « Aboliamo le cariche a vita » Proposta in Bicamerale della Dentamaro (Polo) ROMA. Sono dieci i senatori a vita a Palazzo Madama. Secondo la proposta che Marida Dentamaro presenterà la prossima settimana in commissione bicamerale rischiano di perdere il laticlavio. «Ma non è detto», spiega la presidente del comitato parlamentare Ersilia Salvato. «In ogni caso si potrebbe pensare di inserire una norma transitoria per salvaguardare la situazione esistente». Rimarrebbero dunque al loro posto Giulio Andreotti, Giovanni Agnelli, Carlo Bo, Norberto Bobbio, Francesco De Martino, Amintore Fanfani, Paolo Emilio Taviani, Leo Valiani, Francesco Cossiga e Giovanni Leone. Una piccola «riserva» della Repubblica che trova la sua giustificazione nell'articolo 59 della Costituzione per l'opportunità - questo si legge nelle discussioni dell'Assemblea Costituente - di assicurare ai geni tutelari della patria una tribuna che essi non hanno, «mentre dato il loro nu¬ mero esiguo non potranno mai spostare il centro di gravità di una situazione politica al Senato». E in effetti il peso dei senatori a vita è sempre derivato dal loro prestigio personale, più che dal loro numero. I costituenti immaginarono un numero esiguo. Ma da quando al Quirinale sali Sandro Pertini il numero dei senatori a vita è raddoppiato. Pertini infatti interpretò la lettera della Costituzione in «senso allargato», ossia legittimando per ogni Presidente la possibilità di nominare cinque persone a Palazzo Madama. Dal 1949 ad allora si pensava che al Senato dovessero essere in tutto cinque i seggi occupati da personalità non elette dal popolo. Per cui si procedeva a nuove nomine solo dopo la scomparsa di uno dei senatori a vita. Leo Valiani, nominato se¬ natore da Pertini, accoglie con scarso interesse l'ipotesi della scomparsa della figura del senatore a vita. E dunque, forse, anche del suo seggio. «Proprio in quanto senatore a vita - afferma - sono l'ultimo a poter commentare un'ipotesi del genere. Decidano loro. Se sembra utile, la cancellino pure, se no la conservino. Facciano come credono». Anche Francesco De Martino, come «chiamato in causa», preferirebbe non intervenire sull'argomento «per non apparire direttamente interessato». Ma poi E® un comH mento lo concede: «Credo si possa tranquillamente dire che l'idea dei costituenti di riservare un limitato numero di seggi a personalità fuori dall'agone politico non fosse del tutto sbagliata...». «La questione, naturalmente, è discutibile - osserva ancora De Martino - e capisco anche che, da Pertini a Cossiga, il numero dei senatori a vita, inizialmente inteso come cinque al massimo, è andato via via aumentando. Comunque, non mancano esempi simili anche in altre costituzioni europee e nella stessa Bicamerale si era pensato a una norma transitoria che conservasse la presenza dei senatori a vita. Vedremo come andrà a finire...». Maria Corbi ® Foto grande Francesco Cossiga accanto Leo Valiani
Luoghi citati: Roma
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