«Guai a chi arringa la folla» di Renato Rizzo

«Guai a chi arringa la folla» Il presidente della Repubblica a Riga si appella al senso di responsabilità dei politici «Guai a chi arringa la folla» Scalfaro attacca Bossi, senza citarlo riga DAL NOSTRO INVIATO Non si può arringare la folla mostrandole una torcia accesa e, poi, stupirsi o lavarsi le mani se qualcuno corre ad appiccare un incendio: non esiste né giustificazione né perdono nei confronti di chi incita o sobilla, minimizza responsabilità, innesca, con le parole, il contagio dello squadrismo. Le colpe dei cattivi maestri sono più gravi di quelle dei peggiori allievi. Sullo sfondo di questa Riga che annaspa sotto la pioggia, Oscar Luigi Scalfaro disegna, per la seconda volta in una decina di giorni, i contorni sfumati ma inequivocabili del profilo di Umberto Bossi: ecco chi, con i suoi proclami, può aver ispirato l'assalto del commando secessionista al campanile di San Marco; ecco chi può aver irrorato l'humus dal quale hanno preso vigore gli aggressori del segretario provinciale del ppi di Varese, Luca Perfetti. Le parole del Presidente riecheggiano, oggi, quelle pronunciate a Massa il 12 maggio, ma hanno intonazioni ancora più dure: il capo del Carroccio, in queste poche battute di Scalfaro, pare quasi essere il mandante morale di certi gesti che, come l'assalto dei due incappucciati, ci riportano agli incubi della notte della Repubblica. Presidente, è la domanda: la violazione di una sede di partito e le percosse ad un suo funzionario sembrano, proprio, farci ripiombare indietro di vent'anni, ai tempi del terrorismo. E' un salto di qualità che cambia la prospettiva del malessere del Nord. Come giudicarlo? L'analisi del Capo dello Stato è netta: «L'episodio è brutto, ma il salto di qualità, quello c'è già stato. Succede ogni volta in cui, nelle piazze, si lanciano parole infuocate e, poi, non si riesce a trattenere la gente che va oltre quelle stesse parole. Ognuno dovrebbe avere un grande senso di responsabilità quando parla... Soprattutto quando si rivolge alle grandi masse perché c'è sempre un effetto moltiplicatore che travalica le intenzioni e la volontà di chi ha parlato». Accuse pesanti come macigni: chi invita alla ribellione è un irresponsabile e deve scontare questa colpa. Anche se gli incitamenti sono quelli di un apprendista stregone che si lascia prendere la mano dai suoi stessi artifici e non riesce a controllarne gli effetti: l'incoscienza, la superficialità e la vista corta - sempre che siano reali per il Quirinale non rappresentano attenuanti. Non è l'ora dell'incendio, ma della responsabilità, sillaba Scalfaro. Gli atti che emanano da questi eccessi sono etichettati come «una negazione di civiltà». Ed è un'espressione che, seppure in termini volutamente meno duri ed espliciti, corre in parallelo a quel «fascismo» evocato da Violante alla Camera. Il 12 maggio, a Massa, il Presidente aveva rivolto un appello «a magistrati e ad avvocati» perché analizzassero i discorsi di Umberto Bossi, ne cogliesse- ro gli aspetti più incendiari, intervenissero davanti ad eventuali violazioni delle leggi. Oggi, a Riga, mette in mostra un'incrollabile fiducia nella forza delle regole: «Lo Stato ha tutti i mezzi per prevenire e per reprimere» dice offrendo ai cronisti una considerazione che sembra riportare, anche per gli accenti così determinati, proprio agli anni più bui del Paese, quando queste parole erano sigillo di ogni giudizio sugli atti del terro- re. Ma Scalfaro non vuole dimenticare che, in queste ore, in Italia, si gioca una partita importante sotto il profilo istituzionale, legata ai lavori della Bicamerale e al tentativo di cooptare il leader leghista facendolo scendere dal suo Aventino politico. «Il discorso è molto più ampio - afferma, allora, passando dalla condanna degli arruffapopolo alla speranza - ed ha bisogno di un grande senso di responsabilità da parte di tutti». «Di tutti», ripete ecumenicamente. Domandiamo: «Presidente, la Commissione per le regole sembra, intanto, procedere sulla strada del federalismo. Ce la faremo?». «Beh, vedremo dopo la relazione di D'Onofrio» è la risposta detta a mezza bocca prima di rituffarsi nella visita alla capitale della Lettonia. Renato Rizzo II capo dello Stato ieri a Riga. Martedì era a Vilnius, oggi sarà a Tallinn «Bisogna fare le riforme istituzionali che la gente attende da oltre 15 anni» «Pericolose le parole infuocate ma lo Stato ha mezzi per prevenire e per reprimere»

Persone citate: Bossi, D'onofrio, Luca Perfetti, Oscar Luigi Scalfaro, Scalfaro, Umberto Bossi

Luoghi citati: Italia, Lettonia, Riga, Varese, Vilnius