D'Antoni sfida il governo e Cofferati

D'Antoni sfida il governo e Cofferati «Prodi faccia proposte vere, riforma solo nel '98». Sull'unità sindacale scontro con la Cgil D'Antoni sfida il governo e Cofferati «Sulle pensioni creati caos e paura» ROMA. In apertura del 13° congresso della Cisl, Sergio D'Antoni lancia dal podio una duplice sfida: al governo Prodi sulla riforma dello Stato sociale e al leader della Cgil, Cofferati, sull'unità sindacale. Ad ascoltarlo, accanto ai mille e più delegati nel catino sotterraneo di un grande albergo romano, oltre ai suoi colleghi sindacalisti c'è un parterre d'onore della politica, con le vistose assenze di Berlusconi e Fini. In prima fila c'è il n. 2 del governo Veltroni, con i ministri Bersani, Bassanini e Treu. Poi ci sono i leaders dei partiti della maggioranza: D'Alema, Marini, Bertinotti, Camiti e Spini. Per l'opposizione, dalla galassia frantumata dell'ex de ci sono Casini, Mastella e Buttiglione (subissato dai muggiti e dai fischi dei congressisti quanto il capofila di Rifondazione) con Letta per Forza Italia e Urso (An). E proprio guardando ai primi ranghi della platea, a Veltroni, D'Alema e compagnia bella, D'Antoni rivolge un vibrante appello ritmato dagli applausi dei congressisti: «Basta con lo stillicidio quotidiano sulle pensioni, che crea tensioni parossistiche», tale da spingere la gente a scappare dalla scuola, dai posti di lavoro. «Se il governo ha una proposta seria per cambiare la riforma del '95 allora la avanzi - incalza D'Antoni - Noi siamo pronti a discuterla, senza nessun tabù. Vedremo chi avrà gli argomenti migliori da mettere sul tavolo». Con un'altra sullo Stato sociale si presta a una doppia lettura. Perché il leader della Cisl ha compiuto anche una convinta difesa della riforma Dini, «equilibrata e seria». Ha ripetuto che i conti si faranno, non per «ottusa caparbietà» solo nel '98 «sui risultati e sulle proiezioni nei primi tre anni». Ha ricordato che la spesa sociale italiana è bassa a livello europea, solo nona in graduatoria quasi al livello dell'Inghilterra reduce dalla cura-Thatcher. Tanti argomenti in difesa dell'attuale legge previdenziale da riscuotere perfino l'approvazione di Bertinotti, che ha reso almeno su questo punto l'onore delle armi a D'Antoni. Ma non è solo il Welfare a rendere difficile il clima fra governo e Cisl. Dalla tribuna, rivendicando l'autonomia del sindacato, D'Antoni ha strappato altri consensi dai congressisti quando ha espresso «preoccupazione» sul governo dell'Ulivo «la cui formazione abbiamo valutato con simpatia». E il n. 1 della Cisl ha spiegato la ragione di questa freddezza verso Prodi: «Non aver scelto di fare della concertazione l'asse del rapporto con le forze sociali ha portato a un dialogo frequente ma dispersivo e poco concludente». Come si è registrato nella polemica sull'inflazio¬ ne programmata, la scorsa estate, e ora sulla carente applicazione del patto per il lavoro. Perciò, indica con tono tagliente e con trasparente minaccia D'Antoni, se Prodi «non vuole la concertazione, non si lamenti poi dei giudizi e dei conportamemti conseguenti» del sindacato che non ha governiamici, ma governi da giudicare unicamente sui fatti. Anche se a qualcuno fa comodo (pure a sinistra) sognare «un sindacato minorenne da consultare ma con il quale evitare di concertare». L'importanza della concertazione, addirittura da istituzionalizzare, porta poi la Cisl quasi in rotta di collisione con la Cgil, stretta in angolo, incalzata anche sul terreno dell'unità sindacale. Un'araba fenice che D'Antoni insegue fin dal '93 e che il sindacato di Cofferati ha rispolverato a sorpresa solo nei giorni scorsi, proprio alla vigilia del congresso Cisl, vagheggiandone l'attuazione per il Duemila. D'Antoni invece vuol «stringere i tempi», convocare entro l'anno una Costituente per redigere nel '98 lo statuto del nuovo sindacato unitario. E solo dopo si affronterà la questione della rappresentatività sindacale per legge, cara alla Cgil e indigesta, invece, alla Cisl. Insomma, ostacoli sulla strada del sindacato unitario ce ne sono ancora. Anche se non insormontabili. Aspettiamo domani per avere la risposta sull'unità da Cofferati e Larizza. Oggi, invece, arriva Prodi, dopo l'appuntamento all'assemblea annuale di Confindustria, ed è prevedibile un duello al calor bianco sul Welfare. Ieri D'Antoni ha iniziato il suo discorso citando Pericle e l'ha terminato con Bob Kennedy, per la gioia di Veltroni. Vedremo se il clima «buonista» del congresso resisterà all'arrivo del presidente del Consiglio. Paolo Patrono importante postilla: «Fatta salva la quota di spesa sociale sul pil, la Cisl è disposta a discutere un'attenta, diversa distribuzione e ricomposizione». Insomma, la riforma del Welfare è accettabile se mira a redistribuire e non a tagliare, ad invarianza di percentuale della spesa sociale sul Pil. Una condizione che sembra nelle intenzioni di Ciampi. E lestamemte D'Alema, Veltroni, Treu si sono infilati in questa presunta crepa nel muro della conclamata rigidità sindacale, lodando le asserite aperture nella relazione d'apertura di D'Antoni. Ma in realtà, il lungo passaggio §j È Il || È Il Il leader della Cisl Sergio D'Antoni apre il tredicesimo congresso del sindacato

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