La resa degli ospedali «Bloccate le entrate» di Marco Sartorelli

La resa degli ospedali «Bloccate le entrate» La resa degli ospedali «Bloccate le entrate» VTORINO IENI qui, piccolo... Come ti chiami? Quanti anni hai? Hai mal di pancia? Hai vomitato? Cosa hai mangiato ieri a pranzo? Va bene, stai tranquillo, tra poco passerà tutto...». Il bambino singhiozza, con una mano cerca di asciugarsi le lacrime, l'altra è stretta a quella della mamma, più agitata del figlio. L'infermiere sposta lo sgabello trasformato in scrivania e li manda avanti, verso i medici, i primi esami, le flebo. Anche rinfermiere si passa una mano sulla fronte. Sono le due del pomeriggio, da quattro ore il Pronto Soccorso dell'Ospedale S. Croce di Moncalieri sta dando le prime cure ai bambini che arrivano con la borsa di ghiaccio in testa e una bacinella per non vomitarsi addosso lungo il tragitto verso l'ospedale. E si cerca di tranquillizzare decine di mamme, papà e nonni. A Moncalieri nel giro di un'ora è dilagato l'allarme intossicazione alimentare in una ventina di scuole materne ed elementari. Direttori didattici, insegnanti e genitori hanno preso d'assalto l'ospedale più vicino. Poi è toccato al Regina Margherita, al Martini Nuovo, ad altri ospedali di Torino e della cultura. Il S. Croce era preparato per affrontare una situazione di emergenza di «afflusso», seguendo diligentemente le norme predisposte dalla Regione: cinquanta posti, su un totale di duecento, da destinare in tempo reale nel caso di calamità naturali, terremoti, sciagure. Era messa in conto anche l'intossicazione aumentare. Ma nessuno pensava che un giorno sarebbe arrivata l'invasione dei bambini col mal di pancia, la febbre, la nausea e il vomito. Dieci, poi venti, poi cinquanta, poi cento. Irifine, quasi quattrocento. Nel tardo pomeriggio è stata dichiarata la resa davanti a quella fila infinita di bambini in lacrime e madri disperate. «Blocchiamo le entrate dell'ospedale. Non si faccia più entrare nessuno. Non ce la facciamo più». Un medico più risoluto degli altri si affi de. a un carabiniere. L'ordine viene eseguito. Si chiudono i cancelli, si allestisce un presidio nella sala d'ingresso dell'ospedale. Due medici fanno una visita, stabiliscono chi deve essere ricoverato. Gli altri vengono mandati a casa. Il direttore sanitario della Usi 8, Piero Panarisi, che coordina l'azione del «centro di emergenza», ha deciso: «I bambini che non hanno bisogno di cure, è bene che se ne stiano a casa con i genitori. Qui, ormai, rischierebbero di perdersi...». Il piazzale del S. Croce è un incrociarsi di figli e mamme che si guardano, commentano: «Il mio povero bambino, avvelenato...». Una voce isolata, perché ormai tutti parlano di «quei maledetti tonno e mais». Adriano Medico, 10 anni, ripete al papà che lui ha «soltanto mangiato un po' di pasta in bianco e poi il tonno, anche io il tonno...». E allora è un rincorrersi di «E' vero, anche mio figlio, che a casa non ne vuole sapere, mi ha detto che ieri ha mangiato tanto tonno», «Sì, anche mia figlia l'ha mangiato». L'assessore comunale all'istruzione del Comune di Moncalieri, Maria Giuseppina Puglisi, non è al Pronto Soccorso quando dice «che questa storia non deve diventare una psicosi». Sarebbe difficile spiegarlo ai genitori che spingono per far visitare il figlio. Si tira per un braccio il primo infermiere che passa, si cerca di chiedere se ci sono rischi gravi per la salute. Un medico prova a spiegare ancora una volta che si tratta «probabilmente, di salmonellosi o stafilococco. Visiteremo tutti, state calmi, non spingete». Le parole si perdono nel tumulto, la voce è sommersa. Allora, con un balzo, il medico sale su un bancone, urla: «Chi deve essere ancora visitato faccia la fila senza spingere. Chi è stato già visitato torni a casa. I bambini devono bere e prendere antifebbricitanti. Vi prego...». Ma i piccoli col mal di pancia continuano ad arrivare. Allora si va a cercare nei magazzini: servono materassini e brande. Ogni spazio libero viene utilizzato: corridoi, laboratori, il reparto di Radiologia. Le operazioni chirurgiche vengono sospese. I bambini si guardano, i più piccoli cercano di capire cos'è quella strana strisciolina adesiva che i dottori hanno appiccicato su un braccio, su una spalla. Serve per sapere subito gli esami che Marcellino o Barbara o Andrea hanno fatto e i sintomi che avevano. Ma serve anche perché non ci sono mamme o maestre che possano star dietro a trecento bambini che si sentono perduti. Poi infermieri, medici e volontari si danno 0 turno per la notte. Pronti a stringere una mano, a dare un sorriso, a farsi tornare in mente una favola da raccontare. Marco Sartorelli SOCCORSI IN TILT Scene da un dramma: alcuni dei settecento bambini ricoverati ieri negli ospedali di Torino per intossicazione da cibo

Persone citate: Adriano Medico, Maria Giuseppina Puglisi, Piero Panarisi

Luoghi citati: Comune Di Moncalieri, Moncalieri, Torino