E' finita la maratona per la tv

E' finita la maratona per la tv Palazzo Madama: il Polo si astiene, la Lega vota contro ma rinuncia agli emendamenti E' finita la maratona per la tv Oggi il Senato vara la legge Maccanico ROMA. E' fatta per il disegno di legge Maccanico su tv e telecomunicazioni. Dopo nove mesi di discussioni e trattative e un ultimo thriller ieri in aula, il testo della nuova legge che cancella la prima parte della «Mammà» sarà approvato definitivamente dal Senato, con oltre una settimana di anticipo sulla scadenza prevista. E il ministro delle Poste è più che soddisfatto: «Siamo arrivati alla fine di un lungo travaglio e a una svolta profonda per avere un nuovo sistema televisivo e di telecomunicazione e per dare una certezza agli assetti dei mercato prima che si avvi la privatizzazione del gestore del servizio pubblico di telecomunicazioni» dichiara, parlando a palazzo Madama. Ottimista sulla possibilità di sciogliere i residui nodi sull'Authority e di veder approvati i singoli quattro articoli. Come infatti è avvenuto prima di sera. Addirittura con l'astensione del Polo. Un'astensione che viene spiegata in aula dal senatore di Ari Riccardo De Corato: «Ci asterremo perché sono stati accolti alcuni nostri emendamenti e comunque perché si è riusciti a non varare un provvedimento punitivo come voleva ad ogni costo il partito anti-Mediaset». Tanto basta, in ogni caso a governo e maggioranza. E in primo luogo a Maccanico che, dopo il ritiro dei 3300 emendamenti da parte della Lega (che tuttavia ha votato contro), non ha più bisogno di chiedere la fiducia tecnica. «Non c'è nulla di rigido nel mio disegno di legge», aveva detto il ministro mesi fa, presentando 0 suo primo ddl. E, fedele alla sua fama di grande mediatore, è stato di parola. Non solo il testo iniziale è stato profondamente modificato nella sua versione finale per tener conto dei suggerimenti sia della maggioranza sia dell'opposizione, ma persino all'ultimo istante sono stati recepiti emendamenti dell'opposizione che il ministro ha ritenuto «utili». L'estremo punto controverso riguarda l'istituenda Autorità, vera e propria novità istituzionale che avrà compiti di garanzia e controllo, ma anche di elaborazione di proposte, vista la rapidità dell'evoluzione tecnologica. Se il senatore leghista Castelli racconta in aula di aver avuto garanzie da Maccanico «che i componenti dell'autorità verranno riconosciuti in funzione della capacità e delle competenze», dunque senza preclusioni a nomi graditi anche al Carroccio, il Polo pone prioritariamente il problema del modo di votazione dell'Autorità che sarà composta di otto membri, metà della maggioranza, metà dell'opposizione, più il presidente nominato su indicazione del presidente del Consiglio. Il Polo chiede che l'Autorità deliberi a maggioranza non semplice ma qualificata. Maccanico obietta che sarebbe la paralisi. Ma alla fine concede che si voti coi due terzi nella fase «istituente», cioè sui regolamenti interni e le procedure, i funzionari e il personale. Così, messo da parte un tentativo del ppi di far passare alcuni emendamenti - chi dice a favore di Cecchi Gori, chi prò Rai - la strada è spianata. Si vota l'articolo 1, Ciuindi il2eil3eil4in serata. Rimandando a stamattina il voto sull'intero testo. Oltre a far nascere l'Autorità, molto simile a quella esistente in altri Paesi, il testo definitivo fissa limiti antitrust che spetterà alla stessa Authority far rispettare, pur con numerose deroghe. In sostanza, se pure viene fissato il tetto di due reti terrestri a testa, Mediaset potrà tenersi Rete4 ancora per molto tempo, trasmettendola anche su satellite o cavo dal 30 aprile 1998, e spostandola definitivamente solo quando l'Autorità giudicherà che nel Paese c'è un «congruo» sviluppo delle parabole. Insomma, in tempi remoti. Come - simmetricamente - è lontano il momento in cui la Rai dovrà togliere la pubblicità a Raitre, dopo aver presentato il piano relativo entro il fatidico 30 aprile 1998. E tempi lunghi avrà anche Telepiù prima di togliere dall'etere due delle sue tre reti, in ottemperanza all'obbligo di averne solo una codificata. Nel frattempo Cecchi-Gori potrà avere subito le agognate frequenze. Visto che sarà lo stesso ministero delle Poste, prima ancora che cambi nome in ministero delle Comunicazioni e prima della nascita dell'Autorità, a potergliele concedere, prendendole dalle «frequenze superflue». Tempi rapidissimi anche per le telecomunicazioni, comprese alla fine in questo primo ddl «per via delle imminenti liberalizzazioni e privatizzazioni», spiega lo stesso Maccanico. Il ddl detta infatti le condizioni per le licenze e concessioni delle nuove reti telematiche. Prevede che gli impianti di concessione televisiva possano essere usati anche per distribuire servizi di tic, concede a società come Autostrade e Ferrovie, che hanno già proprie reti, di esercitare servizi. E a Telecom riserva l'esclusiva della telefonia vocale fissa solo fino al 1° gennaio 1998 (come impone l'Ue) e il regime tariffario per altri due anni (mentre altri operatori faranno i loro prezzi). In compenso le concede di fare tv, sia pure solo via cavo e via satellite. Maria Grazia Bruzzone COSI'LA RIFORMA AUTORITÀ' Sarà l'organismo di garanzia e controllo di tivù e telecomunicazioni. Organico: 400 persone. MINISTERO DILLE POSTE Si chiamerà ministero delle Comunicazioni. ANTITRUST Saranno vietate le posizioni dominanti. A uno stesso soggetto non potranno essere rilasciate autorizzazioni o concessioni che consentano di irradiare più del 20 per cento dei canali tv o radio ambito nazionale, RISORSE E' vietato raccogliere proventi per una quota superiore al 30 per cento del settore tv in ambito nazionale. FREQUENZE L'Autorità assegna le frequenze «superflue», in via provvisoria, ai concessionari nazionali che hanno un grado di copertura inferiore al 90 per cento del territorio (leggi TeleMontecarlo). RAI Entro il 30 aprile 1998 la Rai dovrà presentare un piano di trasformazione di una delle sue reti in rete senza pubblicità. PAY-TV Nessun soggetto potrà avere più di una concessione. II ministro delle Poste Antonio Maccanico ■^mmìxxmMxxm m

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