le Pen: fermerò la grande truffa

le Pen: fermerò la grande truffa Il leader del Fn gioca le tradizionali carte della sovranità tradita e della lotta all'immigrazione le Pen: fermerò la grande truffa «Vogliono svendere la Francia a Maastricht» PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Vera pietra d'inciampo per le vittoriose ambizioni che accomunano Alain Juppé e Lionel Jospin, a 5 giorni dalle controverse legislative che ridisegneranno la Francia nel prossimo quinquennio, il Front National vorrebbe capitalizzare una popolarità che il maggioritario frustra e gli avversari temono. Impiantatosi nel Midi attraverso anmùnistrazioni comunali-chiave (Tolone, Orange, Malignane e - l'ultima - Vitrolles con Bruno Mégret), il Fn attende ancora un vero decollo politico sul piano nazionale. Ce la farà domenica prossima? Gli si attribuisce fra il 14 e il 18% delle intenzioni di voto, con possibili exploit locali. In ogni caso, parrebbe l'ultima vera grande occasione per un Le Pen carismatico ma già attempato. Presidenziali e politiche nel 2002 lo vedranno ultrasettantenne. E le schermaglie per una guerra di successione sono già nell'aria. Dunque, fuoco alle polveri. Jean-Marie Le Pen, lei definisce «scippo elettorale» da parte dell'Eliseo il ricorso a politiche anticipate. Potrebbe sintetizzare l'analisi politica del Front National sul tandem Chirac-Juppé e la crisi che attraversa la Francia? «Lo scioglimento dell'Assemblée Nationale - non posso che confermarlo - è un vero colpo di mano. Chirac viola lo spirito della Costituzione dimenticando come in Francia il sovrano costituzionale non sia lui, bensì il popolo. Che fa, allora? Invece di rispettare il libero gioco delle istituzioni, riduce arbitrariamente la campagna elettorale a 20 giorni che includono tre ponti (totalizzandone quindi 11 festivi) e fissa lo scrutinio - senza alcun rispetto per le tradizioni familiari - nel giorno della Festa della mamma!». Celerebbe motivazioni inconfessabili? «Sì, e veniamo al bilancio. Chirac ha paura che i francesi possano giudicarlo con severità. Teme si accorgano infine delle conseguenze sociali disastrose della folle politica di Maastricht, della quale fu e rimane un fervido partigiano. Se la posta fosse unicamente l'euro, basterebbe indire un referendum come l'ha domandato ripetutamente il Front National. Ma tutti sanno che, stretto fra Maastricht e la crisi sociale, Chirac è costretto a scegliere Maastricht. E non sapendo più come venirne fuori, tenta di occultare il vero gioco di queste elezioni: l'abbandono della sovranità nazionale. La sottomissione all'euro, l'asservimento progressivo alla dittatura felpata di Bruxelles, l'assoggettamento masochista al Nuovo Ordine Mondiale: ecco che cosa ci prepara Jacques Chirac, ecco che cosa non dice, ecco perché non si può avere alcuna fiducia in lui». Previsioni? «La verità è una sola: la Francia va male, e Chirac lo sa bene. Ma sa anche che andrà ancora peggio l'anno venturo. Sa che il '97 sarà l'anno di nuovi deficit pubblici, nuove tasse, licenziamenti supplementari e che nel '98 i rischi aumenteranno ulteriormente. Ha inoltre il presentimento che le inchieste giudiziarie sull'rpr, il suo partito, finiranno per risalire fino a lui. E' stato 0 panico dinanzi all'ascesa del Front National e agli scandali politico-finanziari in casa gollista a indurlo a sciogliere la Camera. Così facendo, ha schivato il doveroso dibattito democratico sul bilancio della legislatura Balladur-Juppé il che - ciascuno può rendersene conto - costituisce una vera e propria truffa politica. Messo spalle al muro, Chirac ha cinicamente deciso di sacrificare una parte della sua enorme (e impotente) maggioranza parlamentare, che gli permetteva - fra l'altro - di modificare a suo piacere la Costituzione. E m'interrogo: perché mai gli chiracchiani dovrebbero riuscire a fare con meno deputati quello che non hanno voluto o potuto fare nei primi quattro anni di una legislatura in cui disponevano dei 4/5 delle poltrone a Palais Bourbon?». Eppure l'Eliseo non manca di fini strateghi... «Chirac pensa di manovrare con estrema finezza approfittando del fatto che il ps non si è ancora ripreso dalle sue malversazioni e il pcf, malgrado lo scandaloso credito che gli prestano i media, resta debole. Sembra ignorare, in compenso, che la rivolta dei francesi potrebbe canalizzarsi verso il Front National. E' l'incognita dello scrutinio. La macchina infernale che ha messo in moto rischia di trovarsela contro. Personalmente, ho la convinzione che il popolo francese non si lascerà intrappolare. Scamperà al falso dilemma Sinistra-Destra, scegliendo la nazione. Ritengo quindi che il Front National aumenterà considerevolmente le sue fortune elettorali». Ha destato scalpore la sua mancata candidatura. Se la situazione politico-sociale vi è - come lei dichiara - favorevole, perché non entrare in lizza? E che rispondere a quanti vedono in tale di debo- rinuncia un segno lezza o malessere? «Sono contrario al cumulo dei mandati. E non volevo dimettermi da Strasburgo proprio mentre Maastricht sta mettendo in gioco l'esistenza stessa della Francia. Ho inoltre la ferma intenzione di far vincere al Front National - già maggioritario, ma estromesso dalla Giunta - le amministrative '98 in Provenza-Alpi-Costa Azzurra. Da consigliere regionale diverrei allora il presidente dell'esecutivo. Abbandonare la battaglia per un seggio da deputato? No. Esistono, tuttavia, anche ragioni di fondo. Tengo a essere lo sfidante privilegiato di Jacques Chi- rac qualora nei mesi a venire si profilino altre presidenziali. Il Capo dello Stato si è gettato direttamente nella mischia sperando che gli elettori plebiscitino l'attuale coalizione governativa. Una sua sconfitta l'obbligherebbe a dimettersi, come fece con saggezza nel 1969 colui (de Gaulle) al quale s'ispira, parrebbe a torto...». Nei ballottaggi per il secondo turno sarà decisivo l'apporto dell'elettorato Fn. Lei dichiara che «Juppé è Jospin, in peggio». Fornirà indicazioni precise ai suoi elettori? Potrebbero davvero votare a sinistra per sanzionare l'rpr e l'udf? «A ogni giorno basta il suo affanno! Credo che al di là del boicottaggio di cui è vittima da parte dai mass media, il Fn otterrà risultati eccellenti». L'evoluzione del msi in Alleanza nazionale, e l'almeno parziale rottura con il suo retaggio ideologico gli ha permesso di uscire dall'isolamento ed accedere a responsabilità di. governo. Si dice che lei consideri tale strategia impraticabile in Francia. Perché? «Incalzata da un maggioritario che rischiava di farla scomparire, An è entrata nel governo Berlusconi con alleati di destra. Ma che cosa ha potuto fare? Ha cambiato il corso delle cose? Ha apportato un embrione di risposta ai problemi di fondo che minano la società italiana? No. E' chiaro che questo posizionamento ambiguo ha mostrato i suoi limiti. Non basta aumentare il numero dei deputati. E in ogni caso, occorre che questi ultimi, come i loro capi, rimangano fedeli alle idee servite loro da trampolino. Per quanto mi riguarda, il problema non si pone in termini di successo individuale ma di sopravvivenza della Francia in quanto nazione. Non ci battiamo per ottenere un pugno di deputati o qualche strapuntino ministeriale. Incarniamo, sem- mai, la grande alternativa nazionale. Aspiriamo a introdurre un mutamento decisivo, senza il quale la nostra società continuerà inesorabilmente ad affondare nella miseria e nella decadenza». Un programma che molti definiscono demagogico... «No. Giudichino i lettori de "La Stampa". Vogliamo salvare la Francia, la sua sovranità, la sua indipendenza, la sua identità, la sua sicurezza, rompendo con l'Europa di Maastricht e il mondialismo; dare lavoro in priorità ai francesi attraverso un protezionismo intelligente, la riduzione progressiva dell'immigrazione e delle imposte e un salario per le casalinghe; ribaltare il flusso migratorio modificando il "codice della nazionalità" e stabilendo una "preferenza francese"; restituire ai francesi il loro denaro limitando al 33% i prelievi obbligatori e operando una vera riforma fiscale; ristabilire la sicurezza e la forza pubblica ai danni di criminali e delinquenti, in primis i politici corrotti; rendere ai francesi la loro libertà di parola attraverso l'istituto del referendum. Il resto è letteratura». Come valuta le leggi Debré, giudicate liberticide non solo dalla sinistra e causa di una non trascurabile mobilitazione di piazza? E quali misure il Fn intende varare per facilitare la partenza degli immigrati con regolare titolo di soggiorno in Francia? «La legge Debré è nata per tagliare l'erba sotto i piedi del Front National: la lotta anticlandestini non c'entra. Pusillanime e incoerente, è servita da pretesto al baccano dei riccastri dello showbusiness e dei parvenu della sinistra snob. Questa penosa messinscena in puro stile politica-spettacolo, degna del teatro dei pupi, oltrepassa i limiti del grottesco. Ancora una volta il potere ha capitolato davanti alla buffonaggine dei firmatari di turno. Il Front National ricorda tuttavia che non è solo l'immigrazione clandestina a dover cessare, bensì - tout court - quella extraeuropea. Stimiamo infine che solo le misure preconizzate dal nostro movimento siano suscettibili di apportare una risposta concreta e umana a questo problema capitale. Non c'è che un modo di lottare contro l'immigrazione-invasione, e milioni d'elettori si sono già pronunciati in suo favore: sopprimere l'accesso alla nazionalità francese sulla base del semplice risiedere o lavorare in Francia, impedire alle famiglie di raggiungere dalla madre patria gli immigranti, ristabilire i controlli alle frontiere attraverso la denuncia del Trattato di Maastricht, applicare il principio della "preferenza nazionale" su impiego, alloggio, prestazioni familiari e sociali. Per uscire dalla confusione e dall'impotenza governative è necessario un referendum sull'immigrazione. Quando le pretese élites si mostrano indegne del loro ruolo, tocca al popolo prendere la parola». Enrico Benedetto «Nel campo del lavoro vogliamo dare priorità ai francesi e uno stipendio alle casalinghe» «Lo scioglimento anticipato della Camera è stato un vero scippo da parte di Chirac» e agli n caere la hivaocraatura cuno titui polihirac crifiorme parla - fra piacerrogo: ni domeno hanno primi ura in e polmanca e con tando ncora ioni e daloso sso in ontro. inzionon si situazione politico-sociale vi è - come lei dichiara - favorevole, perché non entrare in lizza? E che rispondere a quanti vedono in tale pl'esecutivo. Abbandonare la battaglia per un seggio da deputato? No. Esistono, tuttavia, anche ragioni di fondo. Tengo a essere lo sfidante privilegiato di Jacques Chi- tare a sinistra per sanzionare l'rpr e l'udf? «A ogni giorno basta il suo affanno! Credo che al di là del boicottaggio di cui è vittima da parte dai mass media, il Fn otterrà risultati eccellenti». L'evoluzione del msi in Alleanza nazionale, e l'almeno parziale rottura con il suo retaggio ideologico gli ha permesso di uscire dall'isolamento ed accedere a responsabilità di. governo. Si dice che lei consideri tale strategia impraticabile in Francia. Perché? «Incalzata da un maggioritario che rischiava di farla scomparire, An è entrata nel governo Berlusconi con alleati di destra. Ma che cosa ha potuto fare? Ha cambiato il corso delle cose? Ha apportato un embrione di risposta ai problemi di fondo che minano la società italiana? No. E' chiaro che questo posizionamento ambiguo ha mostrato i suoi limiti. Non basta aumentare il numero dei deputati. E in ogni caso, occorre che questi ultimi, come i loro capi, rimangano fedeli alle idee servite loro da trampolino. Per quanto mi riguarda, il problema non si pone in termini di successo individuale ma di sopravvivenza della Francia in quanto nazione. Non ci battiamo per ottenere un pugno di deputati o qualche strapuntino ministeriale. Incarniamo, sem- vince Juppé rimo turno rte al secondo settimana prima del voto tutti i partiti ndo per cercare di convincere quel 23% . Da ieri non sono più consentiti sondagtti una situazione di sostanziale parità, ella ripartizione dei seggi dovrebbe pre centro-destra. Secondo gli istituti Louis urno sia il blocco attualmente al governo ro il 39% dei voti. Anche l'Ipof e Sofres arità, ma al 39,5 e al 40%. Gli istituti Bva no e due punti di vantaggio alla sinistra. re che il Fronte nazionale dovrebbe atte gli ecologisti al 6-8. Tutti i sondaggi soevedere che il ballottaggio dell' 1 giugno onservatori dell'rpr e dell'udf grazie alLe Pen, che non trovando un loro rappreerserebbero i loro suffragi sul candidato posi- Js^S J^J^ La figlia di Le Pen, Marie-Caroline, attorniata da manifestanti avversi a Mantes-la-Jolie [foto ansa] IJE M.WIOIS t»AS li WS IV gi-Efe] La figlia di Le Pen, Marie-Caroline, attorniata da manifestanti avversi a Mantes-la-Jolie [foto ansa] INTERVISTA VERSO IL VOTO