Poggiolini «offre» 16 miliardi
Poggiolini «offre» 16 miliardi Tangenti nella Sanità: «I reati commessi sono troppo gravi» Poggiolini «offre» 16 miliardi Ma ipm rifiutano il patteggiamento NAPOLI. La corruzione nella sanità è un gran brutto capitolo e non si chiude con una manciata, sia pure notevole, di lire. E, infatti, sedici miliardi e seicento milioni tanti soldi, troppi - non bastano ad «azzerare» trentaquattro capi di imputazione e a risolvere con un unico slam i guai giudiziari. Duilio Poggiolini dovrà così affrontare il rischio di un processo grave come quello delle tangenti della Sanità senza poter usufruire di una pena mite, di quelle che restano solo sulla carta e vanificano lo spettro del carcere come spesso è successo. Per ottenere il patteggiamento l'ex direttore del Servizio Farmaceutico Nazionale aveva offerto un risarcimento di oltre sedici miliardi, pari al «bottino» sequestrato negli anni scorsi dai giudici che indagano sulle tangenti della Sanità. Chiedeva una pena ad un anno e dieci mesi di reclusione, che viene sospesa in assenza di altre condanne. Ma ieri in aula i pubblici ministeri hanno detto no: troppo esigua appare la condanna rispetto al numero e alla gravità dei reati commessi quando l'imputato era al vertice del sistema di spartizione delle mazzette miliardarie pagate per favorire l'aumento del prezzo dei farmaci. E poi, osservano ancora i pm, Poggiolini con quei sedici miliardi e rotti non risarcisce un bel nulla perché la somma è già da un pezzo sotto chiave. I miliardi furono infatti sequestrati nel 1993 in Svizzera e dopo due anni vennero recuperati dai magistrati di Napoli. Poggiolini non si oppose al trasferimento, determinando in questo modo un certo snellimento della procedura: una circostanza che, a parere dei difensori, andava valutata a favore dell'imputato. L'avvocato Luigi Ferrante, uno dei legali di Poggiolini che ha formalmente depositato l'istanza di patteggiamento, ha voluto sottolineare che il suo facoltoso cliente ha firmato un atto davanti al notaio mettendo la somma a disposizione di tribunale, procura e avvocatura dello Stato. Finora, con gli oltre quaranta patteggiamenti chiesti e ottenuti da industriali farmaceutici ed esponenti del Cip-Farmaci, i pm D'Avino, D'Amato, Fragliasso e Miller - titolari dell'inchiesta sulla Sanità - sono riusciti a recuperare la bellezza di ottantun miliardi. E al sicuro si trovano anche i tredici miliardi sequestrati alla moglie di Poggiolini, Pierr Di Maria, e il «tesoro» di gioielli, quadri e lingotti d'oro trovato nella villetta dei coniugi all'Eur. L'elenco della procura comprende infine i quattro miliardi e mezzo confiscati all'ex ministro Francesco De Lorenzo, condannato nei mesi scorsi a otto anni e quattro mesi di reclusione al termine del processo-stralcio. Poggiolini non si è presentato ieri nell'aula della settima sezione del tribunale e la stessa scelta è stata fatta dagli altri 93 imputati. Per loro hanno parlato gli avvocati: alla fine il tribunale ha contato quarantacinque richieste di patteggiamento, con relativi risarcimenti dei danni per oltre quarantasei miliardi. La gran parte degli imputati uscirà dal processo. Eviteranno il carcere, ma per tutti il prezzo pagato alla giustizia non è stato irrisorio: chi sa se, tra miliardi restituiti e giorni, o in taluni casi mesi, di custodia cautelare nel carcere di Poggioreale, ne sia valsa la pena. Enzo La Penna Duilio Poggiolini ex direttore del Servizio Sanitario Nazionale
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