Tra guelfi e ghibellini la sfida per il primato di Ugo Bertone
Tra guelfi e ghibellini la sfida per il primato OBIETTIVO CA' DE SASS Tra guelfi e ghibellini la sfida per il primato OMILANO UELLA banca, professore, è un cappotto male allacciato...». Era da poco finita quella torrida, drammatica estate dell'82, quando Enrico Cuccia spiegava così i limiti del Nuovo Banco a Giovanni Bazoli, detto Nanni, da Brescia, banchiere in erba d'area cattolica con il mandato di salvare quel che restava dell'Ambrosiano dopo il naufragio di Calvi. Cuccia parlava e Bazoli, gli occhi azzurrissimi, cerulei, ascoltava con l'aria dell'allievo. «Sì - confidò qualche anno dopo lui considerava 0 salvataggio dell'Ambrosiano un errore. Ma a quell'epoca io ebbi con lui lunghe, piacevolissime conversazioni». Così si fa la guerra (beninteso, guerra incruenta) all'ombra della City meneghina, tra guelfi e ghibellini: con un sorriso, tanta pacatezza e ancor più determinazione. E si va avanti da 15 anni, a suon di armistizi, paci apparenti e qualche duello presto interrotto. Anni nei quali Bazoli, con tanta pazienza e tante emozioni, è riuscito ad «allacciar il cappotto», grazie all'aiuto dei francesi del Crédit Agricole e qualche (turbolento) amico del Nord-Est. La Comit, passata dall'In al controllo dei privati italiani e stranieri (tutti amici di Mediobanca), ha cercato più volte la conquista dell'Ambroveneto. Ci provò, assieme alle Generali, nell'89, poi ci riprovò, nel '94, subito dopo la privatizzazione. Bazoli, dalla sua, ha il conforto di operare soprattutto nel NordEst, la zona del Paese a più alto tasso di sviluppo. Ma la banca ha saputo crescere con scelte coraggiose e lungimiranti. Basti vedere i risultati nella gestione e nell'intermediazione della Caboto, che contende proprio alla Comit l'esclusiva d'affari con le grandi piazze finanziarie. La banca di Fausti, intanto, ha messo assieme mi tesoro di 4 mila miliardi di «free capital», pronto da esser impiegato in mi grande affare. Ma è difficile, per la Comit, trovare il grande affare. Ogni volta che il colosso si avvicina alla preda (Banca di Roma, Banco di Sicilia, Crt) scatta nel sistema una sorta di veto. Ora, il destino delle due aziende di credito s'incrocia di nuovo. L'obiettivo? L'alleanza con Ca' de Sass, ovvero l'occasione per diventare la banca italiana più importante, più potente, il crocevia di tutti i grandi affari. La risposta adeguata, insomma, al salto di qualità del San Paolo privato (rafforzato dall'ingresso del partner Ifi) o al Credit che stringe sempre di più i suoi legami con il partner tedesco Allianz. Una grande partita politica più che una semplice sfida finanziaria, perché è difficile, quando si parla di Mièdiobanca-Comit e Ambrovenettyspfuggir alla tentazione di contrapporre laici e cattolici. Anche s'è questa visione rischia di esser riduttiva; stavolta, infatti, i due contendenti dovranno comunque cambiar pelle: la holding Cariplo-Comit, se mai si farà, sarà assai meno dipendente dall'asse tradizionale della finanza laica di quanto, a torto o a ragione, non si sia pensato in passato; la holding Ambroveneto-Cariplo, se mai verrà preferita la proposta di Bazoli, avrà comunque troppi soci, italiani ed esteri, attenti al profitto per indulgere a certe operazioni di «parrocchia». Comunque vada a finire, insomma, stavolta nascerà una banca davvero nuova. Più internazionale, forse, se prevarrà la proposta Comit. Quasi imbattibile nel Nord-Est, invece, se vincerà Bazoli. Più italiana, per paradosso, nel caso vinca la Comit, dato il peso del Crédit Agricole in Ambroveneto. Ma, Bazoli, dalla sua, ha il merito di aver guidato «il cappotto male allacciato», pieno di contraddizioni, ad un ruolo da grande protagonista. Ugo Bertone
Persone citate: Bazoli, Cuccia, Enrico Cuccia, Giovanni Bazoli
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