la Rossanda di Rossana Rossanda

la Rossanda la Rossanda «Quella lettera è un errore» ROMA. Rossana Rossanda non ci sta. Sull'editoriale di ieri del Manifesto sconfessa con toni fermi l'iniziativa del comunicato. Dopo aver premesso che Sofri, Bompressi e Pietrostefani «avevano sperato in un processo corretto e non l'hanno avuto», scrive: «Ora i loro amici, per sbloccare l'impasse, si pentono, in quanto esponenti di Lotta continua, non di aver ucciso Calabresi, ma di aver fatto una campagna che avrebbe contribuito al clima di odio che ha condotto alla sua uccisione eppoi di averla celebrata come un gesto di giustizia proletaria». Aggiunge: «I firmatari compiono dentro di sé, e davanti ai loro compagni, lo stesso passo che ha compiuto la magistratura: Lotta continua diceva peste e corna di Calabresi, dunque lo ha ucciso». «Non rende giustizia infine alla storia di quegli anni. Noi non abbiamo mai creduto e tanto meno invitato all'assassinio politico...». «Ma non abbiamo neanche detto che se qualcuno prende infaustamente le armi si tratti di una violenza contro un sistema non violento. Il sistema che fece volare dalla finestra l'anarchico Pinelli, quando si trovava sotto la responsabilità e l'interrogatorio di Luigi Calabresi, per una spinta fisica o psicologica omicida, non era né innocente né disarmato, e Calabresi lo sapeva bene, accettando di esserne un ingranaggio». Quindi conclude: «Nella campagna forse eccessiva di Le del '72 c'era questa dura verità, che i firmatari del comunicato sembrano dimenticare. Noi non la dimentichiamo». [r. i.]

Persone citate: Bompressi, Calabresi, Luigi Calabresi, Pietrostefani, Pinelli, Rossanda, Sofri

Luoghi citati: Roma