Omicidio Calabresi, Lc chiede scusa di Adriano Sofri

Comunicato a pagamento sul «Manifesto» e firmato da 11 militanti: abbiamo sbagliato Comunicato a pagamento sul «Manifesto» e firmato da 11 militanti: abbiamo sbagliato Omicidio Calabresi, U chiede scusa «Noi scatenammo l'odio» ■ MILANO. Con una lettera di scuse pubblicata ieri a pagamento da «il manifesto» e firmata da 11 ex militanti di Lotta continua, si riapre il dibattito sulla concessione della grazia per Sofri, Bompressi e Pietrostefani, incarcerati a Pisa dopo una condanna a 22 anni di reclusione per l'omicidio del commissario Luigi Calabresi, di cui il 18 maggio cadeva il 25° anniversario della morte. «Sentiamo il dovere di riconoscere - scrivono gli ex militanti - che il commissario Luigi Calabresi, prima di essere ucciso, è stato oggetto di una campagna politica e di stampa che ha travalicato i limiti di una pur decisa contestazione e che ha suscitato verso di lui sentimenti di odio, contribuendo a creare un clima che ha portato al suo assassinio. Quella campagna e quei sentimenti non possono essere giustificati, né oggi né allora, nemmeno dal doveroso impegno, nostro e di altri, teso a denunciare gli abusi compiuti nelle indagini sulla strage di piazza Fontana e a pretendere la verità sulla morte di Giuseppe Pinelli...» E' un gesto importante perché per la prima volta, dopo anni di dichiarazioni contrarie, di negazioni totali, alcuni ex esponenti del gruppo extraparlamentare diretto da Adriano Sofri, oggi quasi tutti stimati e importanti professionisti, riconoscono la responsabilità, anche se solo politica, dell'omicidio Calabresi. Ma non certo quella materiale. «Condivido il senso e lo spirito del comunicato», ha dichiarato il giornalista Paolo Liguori che in gioventù fece parte di Le: «E' un'iniziativa che va nella giusta direzione e consente di avere un ricordo onesto di quegli anni. Mi convince soprattutto il legame tra ciò che viene riconosciuto a Calabresi e la riaffermazione d'innocenza per Sofri, Bompressi e Pietrostefani». Per Anselma Dell'Oglio, moglie di Giuliano Ferrara e protagonista di diversi digiuni a favore della liberazione dei tre detenuti, «è giusto compiere una riflessione sugli atteggiamenti dell'epoca». E a proposito della concessione della grazia aggiunge: «Purché non sia legata ad una dichiarazione di colpevolezza da parte loro». Si pentono, gli ex militanti di Le, non di aver ucciso il commissario Calabresi, ma di aver alimentato il clima che contribuì al suo omicidio e poi di averlo celebrato come una vittoria. «Non ha scusanti l'atteggiamento con cui, da molti di noi, fu accolta la notizia dell'uccisione di Luigi Calabresi: non fu spesa una parola sul valore della vita umana, anche di un avversario, né sulla gravissima violenza che l'uccisione di un uomo arreca alla vita dei suoi familiari. La posizione assunta da Lotta continua davanti all'uccisione del commissario Calabresi e l'aver accostato quel fatto a una forma di giustizia obbliga ciascuno di noi a riconoscere una grave responsabilità politica e morale». Comunque, gli ex Lotta continua ribadiscono la convinzione dell'innocenza di Sofri, Pietrostefani e Bompressi: «La responsabilità tuttavia non può essere trasformata in una responsabilità di ordine penale», [r. m.] «Quella campagna non ebbe allora giustificazioni e nemmeno oggi» ■"rfZH"^ sono trrt#tY<t*.ì 2S i«»< ■> . ariano Sofrì, «^Ifc-*^ *** p,^ ^'™" " iH»g>x>0«* assuma ,f . " • - MwotK,*!!!: ^ L'annuncio a pagamento degli ex di Lotta continua apparso ieri sul Manifesto. A sinistra: Adriano Sofri

Luoghi citati: Milano, Pisa