la «piemontese» gioca la carta della genetica

la «piemontese» gioca la carta della genetica In Italia solo il 43% delle vendite di carne bovina viene coperto dalla produzione nazionale la «piemontese» gioca la carta della genetica Gli allevatori: è necessario incrementare i capi di alta qualità CUNEO. Malgrado la flessione nelle vendite di carne bovina (ogni italiano ne mangia in media 26 chili l'anno) soltanto il 43 per cento dei consumi viene coperto dal «made in Italy». E' una costatazione allarmante, che preoccupa in particolare l'Associazione nazionale allevatori razza bovina piemontese (Anaborapi). Consumiamo molta più carne di quanta se ne produca. E ciò malgrado l'Italia possieda un patrimonio di importanti razze bovine, come la piemontese, spesso sottovalutate. «Il settore non riesce a decollare - dice il presidente dell'Anaborapi, Albino Pistone - a causa di politiche nazionali ed europee distorte e penalizzanti. L'Unione europea adotta misure discriminanti: non tiene conto che il livello medio dei costi di produzione è per il nostro Paese molto al di sopra della soglia comunitaria». E' così accaduto che i premi che avrebbero dovuto compensare gli allevatori europei dei minori prez- zi di acquisto delle carni, sono finiti nelle tasche dei produttori tedeschi, francesi, inglesi, irlandesi, spesso in misura più che proporzionale al loro peso produttivo. Per contrastare la critica situazione, l'Anaborabi sta giocando la carta della genetica. Pistone ha spiegato che si cerca così di rendere la razza bovina piemontese più adatta all'allevamento estensivo, incrementando ulteriormente la resa in tagli di prima qualità, anche se già oggi questa razza è attestata su ottimi livelli quantitativi e qualitativi. Però non basta. Ha aggiunto Albino Pistone: dobbiamo fare di più. Gli obiettivi sono quelli di ottenere un vitello all'anno per ogni vacca e continuare a produrre carne con foraggi naturali, ottenuti in azienda, ottimizzando l'impiego in vista di un vitellone medio - leggero, quindi con carne sempre gustosa e saporita - ma ancor più tenera. E tutto ciò nel rispetto della tradizione di un prodotto che si potrebbe definire «frutto dei prodotti della nostra terra». Un altro mezzo per valorizzare la piemontese, che ha già il prestigioso marchio Coalvi, è quello di creare un circuito commerciale «virtuoso», tale cioè da invogliare il consumatore a differenziare, a scegliere tra un prodotto Dot e tra uno che non lo è. L'Unione europea, con una sua direttiva, ha appena invitato gli Stati membri a darsi delle regole per l'etichettatura della carne. «Perché - si chiede Pistone - non lo facciamo subito? Il Coalvi, e con esso tutti i marchi italiani a difesa della qualità della carne, hanno gli strumenti per operare subito in tal senso, con totale trasparenza e garanzia. E' un atto di onestà che certamente premierebbe chi la vira bene e seriamente». Gianni Stornello Alcuni capi «razza piemontese» un patrimonio spesso sottovalutato che si cerca di valorizzare con nuove forme di allevamento

Persone citate: Albino Pistone, Gianni Stornello, Pistone

Luoghi citati: Cuneo, Italia