Rutelli, l'ottavo re di Roma

Rutelli, l'ottavo re di Roma INCHIESTA Tutti i sondaggi concordano: alle prossime elezioni stravincerà. Solo Di Pietro potrebbe impensierirlo Rutelli, l'ottavo re di Roma E il Polo non fa nulla per «destituirlo» E ROMA si, tanto per cambiare, Roma incartata, Roma incasinata... Perché adesso, almeno a giudicare da qualche mezzo chilo di sondaggi pubblici, semi-pubblici, segreti e pseudo-segreti, ci mancava giusto questa specie di confusione simmetrica e di smarrimento incrociato e speculare. Per cui il Polo va forte, ha un vantaggio tra i quattro e i sei punti percentuali, in teoria potrebbe farcela, ma in pratica non ha un candidato decoroso che intenda rischiare la sconfitta quasi certa. Mentre il centrosinistra va maluccio, però il suo sindaco Rutelli è ben sicuro di vincere, anzi di stravincere: fino al punto di proporsi lui stesso come leader moderato, eventualmente di centrodestra. Questo almeno spiegano gli addetti ai vaticini della tecnopolitica, alzando gli occhi al cielo quasi a riprova di una tenace stranezza capitolina. Roma profonda, intanto, dal cardinale Oddi festeggiato al Gilda all'ultimo «tossicaccio» di borgata, dal commerciante pieno di oro dei circoli sul Tevere all'impiegata della Marina mercantile che si fa le unghie in ufficio, ecco, per restare agli stereotipi Roma autentica e appiccicosa valla a capì. I numeretti, però, Cirm e Abacus, dicono Rutelli. Solo Di Pietro (che non si candida) lo può battere, e solo al 51 per cento. Gli altri possibili duelli lo danno al 58 contro Fini, al 77 contro Cossiga, all'85 - che è quasi imbarazzante contro Gianni Letta. «Il sindaco che andava in motorino», come da recente, encomiastica fiaba dello scrittore Argini. Il punto, semmai, è che Rutelli non ci va più. Massacrati dalle multe, i 500 mila spesso selvaggi motorinisti di Roma rischiano oggi anche l'umiliazione delle «ganasce». Li difende - come cambiano le cose - il consigliere Pascucci, di Forza Italia. La quale Forza Italia, almeno a Roma, sempre all'insegna del rovesciamento dei ruoli s'oppone alla privatizzazione della Centrale del latte. Insieme ai comunisti. I quali comunisti di Rifondazione, sempre per proseguire nella catena del rimescolamento delle carte, non perdonano al progressista Rutelli le posizioni caute nei confronti dei nomadi e l'atteggiamento intransigente («Licenziateli!») rispetto ai sindacalisti ultra dell'azienda dei trasporti. La quale, a sua volta, può contare sul piccolo e mortificante record di quattro presidenti in quattro anni. I mezzi pubblici, a Roma, seguitano infatti a essere un disastro nel disastro più generale costituito dal traffico. Non c'è bisogno del costante monitoraggio del Comune per capire che è questo il vero punto debole elettorale di un'amministrazione che pure diverse cose che sembravano impossibili (chiusura dell'immenso Centro e parcometri, sistemazione della stazione Termini) le ha fatte. Sono solo queste dell'Atac e del traffico, in pratica, le preoccupazioni di Rutelli, che per il resto ha capito benissimo che in una città di tre milioni di abitanti - un pic¬ colo Stato europeo - le antiche distinzioni destra-sinistra hanno insesorabilmente perso valore rispetto alla dicotomia vecchionuovo. L'altro giorno ha avuto un grazioso scambio di complimenti con Publio Fiori, di An, definito «un rudere». Questi ha risposto dando del «rottame» al sindaco. In realtà, a 42 anni, Rutelli trasmette ancora un sacco di voglia di fare, e di scommettere il suo personalissimo futuro su quella poltrona, in Campidoglio; tra l'altro uno dei luoghi più belli del mondo, quel balcone sui fori, una volta Berlusconi rimase abbacinato, si riprese salutando alcuni turisti giapponesi, lì sotto... Di Roma, delle sue bellezze sfolgoranti, dei suoi problemi anche minuti, indecifrabili, a volte lunari, il sindaco sa più di quanto lasci immaginare l'astuto assillo dell'«immagine», la spasmodica necessità di partecipare al torneo benefico di tennis in coppia con Wendy Windham, alla più soporifera conferenza romanistica, alla presentazione degli asciugamani della principessa Borghese, alla festa periferica «Supernonna '97», per non dire dei funerali, del golf, delle tv, delle mostre, delle maratone o degli incontri internazionali. Sul piano del presenzialismo, insomma, l'ubiquità rutelliana non solo non conosce rivali, ma ha anche polverizzato le timidezze che i sindaci romani di un tempo il serioso Argan, il volonteroso Petroselli, il buon Vetere, quindi Signorello «Pennacchione», il pallido Giubilo, il manager Carrara manifestavano di norma nei confronti dei potenti del Palazzo. A volte, semmai, l'impressione è che Rutelli faccia scuola, che il continuo accendere i riflettori su se stesso, questa sua leadership consapevolmente molto personalizzata, clintoniana, anticipi piuttosto le tendenze del ceto politico nazionale. E cerchi addirittura di perfezionare, per mezzo di più o meno complesse strategie comunicative, le tecniche che tengono insieme popolarità e ricerca del consenso, con la dovuta complicità dei media. Fatto sta che lo «stile» di Rutelli piace, l'ennesimo sondaggio ponendolo, con il 20 per cento delle preferenze, al primo posto in una sintomatica lista di «piacioni», seguito da Diego Della Valle (14), Riccardo My (13), Mar¬ co Tronchetti Pro vera (11) e Luca di Montezemolo (10). Altri numeri ed altri sondaggi (Abacus), se si vuole meno frivoli e tranquillizzanti, misurano per conto del Campidoglio, mese per mese, il grado di fiducia - non necessariamente traducibile in termini elettorali - dei cittadini nei confronti dell'amministrazione: ottobre 53 per cento; novembre 51; dicembre 57; gennaio 57; febbraio 57; marzo 52. Insomma, così così. Il nocciolo duro del consenso è femminile e di istruzione medioalta. Le rilevazioni periodiche confermano inoltre i disagi sui mezzi pubblici e sui servizi generali; molto meglio i giudizi sull'acqua, l'elettricità e la nettezza urbana. La candidatura alle Olimpiadi raccoglie, almeno secondo l'ultimo sondaggio, un eccellente gradimento («molto» e «abbastanza» favorevole il 69 per cento). E tuttavia, in termini non necessariamente paradossali, il migliore alleato della giunta Ruteni è forse la sua opposizione. Che non esiste, o non si vede, o peggio ancora si vede, come in questi giorni, ma in tutta la sua evidentissima incapacità di trovare un personaggio. Così, anche a tener conto di un recente «scoop» dall'estero essendo stata La Padania ad annunciare l'imminente scesa in campo di Cesare Romiti - l'elenco dei possibili ed impossibili candidati (Di Pietro, Fini, Cossiga, Segni, Letta, Pivetti, più l'avvocato Consolo e gli industriali Abete e Borghini) ha raggiunto quota 10. Il che, francamente, equivale a dire che non ce n'è nessuno pronto. Anche se poi l'unico davvero disponibile, l'undicesimo uomo, è Teodoro Buontempo, che tuttavia, ardente com'è - e come hanno potuto sperimentare diversi consiglieri e di recente pure un giornalista - non pare esattamente la persona più adatta a incarnare lo spirito di pace universale del Giubileo. Con qualche tenera sollecitudine, nel frattempo, Forza Italia ha chiesto che a ogni sacerdote romano vengano riservati due posti auto in prossimità delle chiese. Ma alla Chiesa e alla Santa Sede la giunta di Rutelli (che Papa Wojtyla ha definito il 21 aprile scorso «primo magistrato dell'Urbe») può garantire molto, molto di più. Il segretario del comitato centrale dell'Anno Santo, monsignor Sebastiani, si dice «fiducioso». L'agenzia per il Giubileo, con un rassicurante comunicato, ha fatto presente che è sempre possibile dare un seguito al progetto di piazza che possa accogliere fino a 600 mila persone. I costruttori, cui l'amministrazione ha concesso l'altro mese un consistente sconto sull'Ici, rischiano di perdere l'epiteto un po' spregevole di «palazzinari». Anche loro protestano, ma comunque sperano. La corruzione, che prima di Tangentopoli era seria, sembra quasi sparita. L'unico scandalo di un certo rilievo nel cuore del rutellismo ha riguardato un consulente economico del sindaco che maltrattava la fidanzata (fino, pare, a farle inghiottire una collana). Intanto molte grandi aziende, anche internazionali, hanno intrecciato rapporti con il Comune. La MacDonald's sponsorizza lo sponsorizzabile, a partire dalla candidatura ai Giochi; l'Alitalia concede terreni; la Philips illumina i monumenti; la Banca di Roma s'è scelta il restauro del Colosseo; la Rhone Poulenc ha sostenuto quello del Campidoglio; l'Assitalia s'è occupata di Trinità dei Monti; la Ras e la Volkswagen hanno curato il ritorno della statua di Marco Aurelio sul piazzale michelangiolesco, il 21 di aprile. Un ritorno, per la verità, annunciatissimo e festeggiatissimo, anche con razzi luminosi, girandole, luci progettate dal Bernini. Dopo l'imperatore, toccherà alla bronzea lupa capitolina; e a restauro avvenuto, c'è da scommetterci, pure quella sarà occasione di «festa». La magica parola risuona infatti con una singolare assiduità nella presente Roma. Solo negli ultimi due mesi si sono contate, con relative manifestazioni e premiazioni, la «festa» della musica, la «festa» della candidatura alle Olimpiadi, la «festa» dei gatti, la «festa» degli aquiloni, la «festa» del nonnetto arzillo e quella della «Super nonna '97», oltre a una «festa dell'ordinaria amministrazione» convocata per l'apertura dei cantieri del tratto urbano della Roma Nord. Anche nella creazione e nell'utilizzo - talvolta in senso buono dell'evento, le strategie comunicative della giunta di centrosinistra appaiono all'avanguardia rispetto a quelle della politic? nazionale. Dagli uffici del smdaco proviene un costante bombardamento di formule sintetiche: «Piano delle certezze», «Cura del ferro», «Centopiazze», «Informagiovani», «Carta Amico Treno». E' una vera e propria offensiva di ottimismo, quella che giorno dopo giorno annuncia che nella capitale diminuiscono i reati, calano le emissioni nocive, ci sono meno abusi edilizi. A Roma si scavano sottopassaggi ai fori, si espongono locomotive, si sperimentano benzine ecologiche, si ammmirano le Ferrari rombanti a Caracalla. E partono navette, nuove linee, nuovi musei, nuovi siti on line, nuove mostre. I bambini adottano monumenti e progettano parchi; promossi «portatori di cultura», gli exti acomunitari vendono libri; Renato Zero è commosso perché prima o poi partirà «Fonopoli». Capocotta è risanata, sul Tevere si tengono gare di pesca, e pure con il .guano degli stomi, molesti uccellacci cittadini, le cose si stanno mettendo al meglio. Alcune cose sono autentiche. Altre sono promesse o illusioni. Altre ancora non si sa, forse perché Roma è troppo grande, ormai. E se non ci sono più destra né sinistra, i romani - purtroppo non sanno più distmguere tra presagio e verità, tra progetto e realizzazione, in ultima analisi tra vero e falso. Filippo Ceccarelli lacione e presenzialista Con la sua leadership «clintoniana» ha fatto saltare la tradizionale distinzione destra-sinistra Ha realizzato cose che sembravano impossibili L'unico punto debole continua ad essere il problema del traffico Ma il migliore alleato della giunta sembra essere la sua opposizione che non esiste oppure non si vede A sinistra l'ex ministro Antonio Di Pietro Nella foto grande il sindaco di Roma Francesco Rutelli con il suo scooter Qui accanto da sinistra Mario Segni e il presidente di An Gianfranco Fini