Il senatur «apre»: possiamo vederci di Paolo Lingua

Il senqtur «apre»: possiamo vederci Il senqtur «apre»: possiamo vederci «Ma Hitler e Mussolini sarebbero più chiari» GENOVA. «Io preferisco Hitler e Mussolini. Oggi parlerebbero in maniera più chiara di D'Alema, che è così clericale e mellifluo. Direbbero chiaramente che lo Stato non si tocca, che alla base di ciò c'è la teoria di Hegel secondo la quale nello Stato si incarna Dio». Umberto Bossi «spara» grosso contro il leader pds, eppure, benché con molti «paletti» lungo il percorso, «apre» uno spiraglio alla trattativa con Massimo D'Alema per le riforme istituzionali. «Dobbiamo guardarci negli occhi - ha detto ieri pomeriggio Bossi, parlando al Parlamento della Padania, la cui 23a sessione s'è tenuta a Genova alla Fiera Internazionale - . E lui mi deve dire con sincerità che cosa vuole. Sono anche disposto a incontrare Berlusconi. Se, però, D'Alema ci proporrà un governo di premierato forte e un sistema elettorale che prevede un vistoso premio di maggioranza, noi non ci faremo fregare e lasceremo Roma. Possiamo anche far tornare i nostri parlamentari nella Bicamerale, o magari inviare osservatori dell'Orni». Più pessimista, prima dell'intervento del «senatur», s'era però dimostrato Roberto Maroni, che potrebbe essere indicato dallo stesso Bossi la prossima settimana come primo ministro del «governo» della Padania che dovrebbe essere eletto domenica 25 maggio con un voto plebiscitario. «Noi non faremo il "figliol prodigo" nella Bicamerale perché non siamo figli di D'Alema e non si può chie¬ dere alla vittima di entrare volontariamente nel mattatoio». Maroni ha parlato anche dell'inchiesta in corso sui «secessionisti», dopo le perquisizioni e l'episodio di piazza San Marco. Ha ricordato d'essere stato a suo tempo già inquisito dal giudice Papalia di Verona per reati incredibili e senza fondamento e ha commentato che i due esponenti leghisti coinvolti «sono entrati nel club delle vittime del centralismo romano». Bossi, nel corso del suo lungo intervento dinanzi al «parlamento» è tornato sul tema del coinvolgimento dei servizi segreti (con allusioni al ministero dell'Interno) al solo fine di screditare la Lega. «Vedrete - ha commentato - che cercheranno di farci scappare il morto, come è già accaduto in passato». Bossi ha aggiunto di essere «razionale e laico» e quindi «di capire fin troppo chiaramente che si rischia di ricominciare con la strategia della tensione». La Lega però non ha nulla a che fare con il fenomeno delle Brigate Rosse. Però è stato organizzato una sorta di «soccorso verde», per le «vittime del centralismo romano» con tanto di bollettini e di conto corrente su una banca bresciana. Un volantino ammonisce: «Giudici italiani: giù le mani dai patrioti padani». Che, anche in questo caso, ci siano dei «compagni che sbagliano»? La secessione, sempre secondo Bossi (che ha parlato dinanzi a poco meno di trecento persone: per questo motivo, un corteo previsto nel pomeriggio per le strade del centro è stato annullato) che poi ha concluso la sua giornata genovese con un comizio non molto affollato in piazza De Ferrari, avverrà «senza violenza e senza armi», perché «il popolo sovrano è come un oceano che si muove: basta mettersi a camminare tutti insieme lungo le autostrade, lungo le rotaie del treno; come si fa a fermare un oceano?». Bossi ha un po' ristretto le maglie del¬ la sua «apertura» a D'Alema per la Bicamerale nella seconda parte del suo intervento dalla tribuna del Parlamento della Padania: «Questi comunisti dalla erre moscia sono mosci in tutto: meglio non andare in camera con loro. Meglio dirlo alle nostre donne della Padania. Io non mi faccio illusioni: parlare con D'Alema mi ha fatto l'effetto d'essere di fronte a un muro di gomma grigia. Loro sono come i gattopardi, sono come la Chiesa: non vogliono cambiare niente e giocano con le parole e poi accusano la Lega di avere le idee confuse». A proposito dei vescovi del Friuli, che nei giorni scorsi hanno scritto a D'Alema chiedendo il federalismo solidale, Bossi è stato sarcastico: «Federalismo vuol dire restituire alla gente dei poteri che s'è preso lo Stato; solidale è U processo contrario. Così si resta come prima». Paolo Lingua

Luoghi citati: Friuli, Genova, Roma, Verona