Prodi: l'Europa, come il tiro al bersaglio di Alberto Rapisarda

Prodi; l'Europa, come il tiro al bersaglio | Il governo compie un anno, Veltroni: vorrei essere clonato, un giorno di 24 ore non mi basta Prodi; l'Europa, come il tiro al bersaglio «Ma qui ci vorrebbe la resistenza di un decatleta» ROMA. Appuntamento alle 9 per lo spuntino prima del giro in bicicletta a Val di Zena al bar dell'amico Guido Grillini. Così Romano Prodi comincerà a festeggiare oggi il compleanno del suo governo. Un anno vissuto tra notevoli difficoltà con «frutti né miracolosi né straordinari, ma più di così in un anno non si poteva fare» è il bilancio che fa il presidente del Consiglio a Bologna, alla convention dell'Ulivo. «E ora è necessario fare un passo più lungo», ha aggiunto, dato che «l'entrata in Europa si può paragonare ad una gara sportiva, a un decathlon che richiede diverse capacità: la capacità economica dell'intero Paese, ma anche la capacità di una società di cambiarsi, di cambiare ritmo di fronte al mutare delle cose». L'anno raggiunto è per Prodi come im traguardo di tappa, un passaggio per andare avanti con le tante cose che ci sono ancora da fare. Intanto il governo del centro-sinistra è arrivato al ventesimo posto come durata, sui 54 governi della Repubblica italiana. Ed è già un risultato notevole. Nell'autunno scorso la maggior parte dei politici era sicura che a giugno Prodi sarebbe stato tanto logorato da dover lasciare Palazzo Chigi. Erano i mesi del rodaggio, in cui il governo dava di più l'impressione di annaspare per inesperienza coniugata con il rifiuto a dialogare con la propria maggioranza, che tanto aveva irritato il pds, il maggiore alleato. Sembrano tempi su- perati definitivamente. Proprio ieri D'Alema ha mandato il suo «bigliettàio di auguri» al governo garantendo in modo perento- rio che «non cadrà». Che è una garanzia e anche una constatazione. Come certifica il medico-cantante Enzo Jannacci, «la migliore caratteristica di Prodi è quella di cadere sempre in piedi». E così, dall'alto dei suoi 365 giorni Prodi si è voltato indietro per ricordare gli sforzi per ridurre il perverso rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo, per fare scendere l'inflazione (dal 4,5 all' 1,7) e fare scendere i tassi di interesse di tre punti («ma non è sufficiente»). E' «straordinario», ha detto Prodi, che un governo di centro-sinistra per la prima volta si sia assunto la responsabilità «del risanamento finanziario più grande di tutta la storia d'Italia, più grande anche di quello di Quintino Sella». Risultati raggiunti «perché dietro il lavoro del governo c'era una solida coalizione dell'Ulivo, una coalizione die, eccezion fatta per l'Albania, ha potuto alla fine contare sempre anche sul sostegno di Rifondazione comunista». «Abbiamo perseguito questo compito con tenacia, affrontando una difficoltà dietro l'altra, consapevoli che il cammino era da fare anche senza il traguardo di Maastricht». Dato un riconoscimento al pds (la «solida coalizione») e a Bertinotti, Prodi ieri ha, di fatto, ringraziato il Polo per l'atteggiamento che sta tenendo per la politica estera. «Come sapete, ho grandissimi problemi, ma anche una fortuna: sull'Europa il Paese 3 unito e non devo mediare con gli antieuropeisti. E' un caso quasi unico che consente all'Italia di fare proposte forti e di dire che non ci accontentiamo di un'Europa vecchia, ma che vogliamo una grande Europa del futuro». Così Prodi si sente le spalle coperte in politica estera e assicura che «l'Italia andrà ad Amsterdam il mese prossimo per una Europa forte, per una Europa alta, per un aumento del potere del Parlamento europeo, per un aumento di potere della Corte di giustizia, per una riforma della Commissione europea e per poteri forti al presidente». Insomma, l'Italia sente di avere le carte in regola per chiedere che si rafforzi il peso politico del Parlamento e del «governo» europeo, per impedire che l'unità europea si risolva solo nella corsa alla moneta unica. Perché questo «è solo uno dei problemi». La missione in Albania («è stato il passaggio più difficile di quest'anno, un momento di grande difficoltà personale e psicologica») è ima «sfida ancora aperta». «Sì, abbiamo fatto un lavoro eccezionale - ha detto il vicepresidente del Consiglio, Walter Veltroni ma mi piacerebbe essere clonato per fare tutte le cose che non riesco a fare, perché 24 ore in un giorno sono troppo poche...». Alberto Rapisarda |