Kohl: il mio governo vacilla per l'euro di Emanuele Novazio

C'è un buco di 29 miliardi di marchi, Bonn vuol tapparlo con un trucco contabile I C'è un buco di 29 miliardi di marchi, Bonn vuol tapparlo con un trucco contabile I Kohlt il mio governo vacilla per l'euro E Bini lo attacca: «Non barare su Maastricht» I BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Di fronte alla gravissima situazione finanziara del Paese Helmut Kohl - aspramente criticato a Roma dal ministro degli Esteri Lamberto Dini per l'ipotesi di rivalutazione e vendita delle riserve auree federali - ammette per la prima volta serie difficoltà per il suo governo: un governo in bilico come un equilibrista sospeso sul vuoto. «Sappiamo di avere un difficile cammino di fronte a noi», ha affermato ieri sera il Cancelliere usando per l'appunto il termine che indica il percorso su una corda tesa - davanti al Bundestag, riunito in seduta straordinaria per dibattere la voragine nei conti pubblici resa nota giovedì. Parole inedite, gravi, che hanno il sapore di un appello al Paese perché si predisponga a nuovi sacrifici, ma che non erano evitabili, probabilmente: il nuovo buco di 29 miliardi di marchi nel bilancio federale (9 miliardi per mancati introiti fiscali nelle casse dello Stato e 20 miliardi per maggiori spese in contributi di disoccupazione, mentre Lànder e comuni avranno introiti ridotti di 9 miliardi) è un'emergenza che rischia di far naufragare l'intero disegno europeo di Helmut Kohl, e di comprometterne il destino politico. Pur ribadendo la propria fiducia nel conseguimento degli obiettivi fissati da Maastricht, il Cancelliere ha confermato pieno appoggio al progetto di rivalutazione delle riserve auree della «Bundesbank». Sarà anzi grazie a questa misura spregiudicata e inedita nella storia della Repubblica federale - una misura molto controversa anche per le sue conseguenze psicologiche, oltre che per i passi legislativi che comporta - che Bonn riuscirà a mettere in regola i suoi conti e ad entrare puntualmente in Europa, par di capire dalle parole di Kohl. L'obiettivo vale il passo, secondo il Cancelliere, e i partner europei ne riconosceranno l'importanza: «Se la Germania non ce la facesse ad aderire all'Unione monetaria, non ci sarebbe Unione monetaria», avverte infatti Kohl. Ma il ministro Dini contesta duramente questa ipotesi d'intervento, oltre a quella - subito smentita - di vendita delle riserve auree: «Sarei molto sorpreso dall'utilizzo di artifici contabili come il ricorso alla vendita di beni e a una rivalutazione delle riserve per coprire un buco di bilancio», dice il ministro italiano. In questo modo, Bonn «renderebbe precario il rispetto del Patto di stabilità» stipulato dai partner europei per garantire il successo dell'Unione monetaria, e «metterebbe in pericolo il buon funzionamento dell'Unione stessa». Ma se a Roma monta la pole- mica nei confronti di Bonn, e al Bundestag infuria la tempesta scatenata dall'emergenza finanziaria, il governo e il Cancelliere precipitano anche nei sondaggi: 62 tedeschi su cento ritengono che l'esecutivo stia lavorando male, rivela il «barometro mensile» della rete televisiva pubblica Zdf. E se si votasse domani, l'opposizione otterrebbe la maggioranza di voti e seggi: grazie al 38 per cento dell'Spd (due punti in più rispetto ad aprile) e al 10 per cento dei Verdi (un punto in meno), mentre gli ex comunisti della Pds otterrebbero il 4 per cento (ma per il meccanismo dei «mandati diretti» potrebbero assicurarsi ugualmente rappresentanti al Bundestag). Se si votasse domani, la coalizione di governo avrebbe cin¬ que punti in meno di un'alleanza rosso-verde: Cdu-Csu otterrebbero infatti il 38 per cento (un punto in meno rispetto ad aprile), e i liberali il 5 per cento (invariato). Al di là del voto, i partiti che sorreggono il cancelliere Kohl sono in caduta libera anche per quanto riguarda le simpatie politiche: Cdu-Csu raccolgono il 36 per cento dei consensi, i liberah' soltanto il 3 per cento. L'Spd al contrario migliora ulteriormente il proprio vantaggio, salendo al 45 per cento, mentre i Verdi scendono al 10 ( 12 per cento in aprile), e la Pds resta stabile al 4. Nel duello fra i due grandi partiti popolari, insomma, a vincere sono sempre i socialdemocratici. Ma anche nello scontro diretto per la poltrona di Cancelliere, Kohl è in gravissime difficoltà: non solo nei confronti del presidente socialdemocratico del Land Bassa Sassonia, Gerhard Scbroeder, che rafforza ulteriormente il suo vantaggio e - in un confronto diretto - vincerebbe con il 56 per cento dei suffragi (55 in aprile) contro il 34 di Helmut Kohl. Anche il leader socialdemocratico Oskar Lafontaine, finora sempre tenuto a ragguardevole distanza da Kohl, gli si avvicina: in uno scontro diretto, il Cancelliere vincerebbe di un solo punto, 42 a 41. Emanuele Novazio I II cancelliere Kohl vive uno dei momenti più difficili della sua carriera politica ' Il ministro italiano degli Esteri Lamberto Dini ha ammonito ieri i tedeschi di non ricorrere a trucchi di bilancio per fìngere di sanare i loro conti

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