Libano, uccisi tre israeliani E guerra contro Hezbollah di Aldo Baquis

I grandi danni diventano piccoli contrattempi. MEDIO ORIENTE E fallisce la mediazione Usa per Gerusalemme Libano, uccisi tre israeliani E' guerra contro Hezbollah TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Una nuova fiammata di violenze incendia il Libano meridionale e il mediatore statunitense Dennis Ross ha concluso ieri una sterile spola diplomatica di dieci giorni fra Gerusalemme e Gaza intrapresa nella speranza di rilanciare i negoziati israelo-palestinesi. Mentre israeliani e arabi si scambiano accuse polemiche, a Gerusalemme è tornato l'emissario dell'Unione Europea Miguel Angel Moratinos nella speranza di aver miglior fortuna di Ross. L'incidente che ha appiccato le fiamme al Libano meridionale è avvenuto nella notte di giovedì in prossimità del villaggio di Kilya, tre chilometri a Nord della Fascia di sicurezza presidiata da Israele e non lontano dalla valle della Beqaa. In base alla nuova tattica offensiva elaborata dal generale Amiram Levin (comandante della regione militare settentrionale) un'unità scelta dei paracadutisti israeliani avanzava con fare circospetto in una zona rocciosa nell'intento di sorprendere per la terza volta in due settimane i guerriglieri filo-iraniani hezbollah all'interno delle loro retrovie. Ma i militari israeliani sono stati questa volta «fiutati» dai loro nemici e attesi al varco: da ventitrenta metri quattro guerriglieri islamici hanno aperto il fuoco su altrettanti paracadutisti («Unità Moti»), che sono stati tutti colpiti. La battaglia è subito divampata. In soccorso dei feriti sono sopraggiunti altri para israeliani («Unità Eran») che hanno ucciso due hezbollah. Ma quando l'Unità Eran stava organizzando le operazioni di soccorso è stata centrata da tre forti esplosioni, provocate forse da bombe a mano. Il bilancio di cinque ore di accaniti combattimenti è stato di cinque morti (tre israeliani, due islamici) e di sette militari israeliani feriti. «Siamo di fatto in guerra» ha convenuto il generale Levin che ieri ha ordinato una serie di raid aerei contro obiettivi sciiti nel Libano del Sud. A Beirut 150 mila seguaci del Partito di Dio si sono ieri riversati nelle strade per esprimere giubilo per l'esito della battaglia avvenuta proprio nel giorno in cui celebravano la solenne ricorrenza della Ashura che ricorda il martirio dell'Imam Hussein (fondatore della fede sciita), nell'anno 780 d. C. In un comizio il segretario generale degli hezbollah, Hassan Nasrallah, ha ricordato il predicamento dell'ayatollah Khomeini «secondo cui Israele è un tumore che va estirpato» e ha affermato che «a Gerusalemme può sventolare solo la bandiera dell'Islam». Intanto a Gerusalemme Est la costruzione del rione ebraico Har Homà sulla collina palestinese di Jebel Abu Ghneim continua a provocare il totale congelamento dei contatti israelo-palestinesi. Ieri le ruspe di un imprenditore israeliano hanno danneggiato a Har Homà i resti di una chiesa bizantina del V secolo, sorta sul punto in cui secondo la tradizione la Vergine Maria si riposò prima di raggiungere Betlemme. Gli archeologi israeliani hanno elevato una vibrata protesta e hanno chiesto la sospensione immediata dei lavori, almeno nell'area prossima alla chiesa. Ma il premier Benyamin Netanyahu non intende bloccarli per non rischiare la stabilità del governo. Israele ha quindi tacitamente proposto ai palestinesi di costruire anch'essi migliaia di appartamenti a Jebel Abu Ghneim, accanto al futuro rione di Har Homà. La proposta non è stata però presa in considerazione da Yasser Arafat che ha rifiutato di ricevere Ross ed ha inviato a Clinton una lettera adirata per indurlo a far pressione su Israele affinché congeli finalmente gli insediamenti. Aldo Baquis

Persone citate: Amiram Levin, Benyamin Netanyahu, Clinton, Dennis Ross, Hassan Nasrallah, Khomeini, Levin, Miguel Angel, Moratinos, Yasser Arafat