«L'assalto? Un messaggio»

«L'assolto? Un messaggio» «L'assolto? Un messaggio» II vescovo: Roma acceleri sulle riforme UN APPELLO DA UDINE LUDINE A riforma dello Stato non può che corrispondere al modello di un federalismo solidale. La nuova Costituzione riconosca una vera capacità di governo a tutte le comunità locali. Non vanno cancellate quelle autonomie differenziate che hanno generato la specialità di alcune regioni». Firmato: i vescovi del Friuli. Destinatario: Massimo D'Alema, presidente della Bicamerale. «Condivido i vostri principi. Ritengo che la riforma, nel riaffermare l'unità dello Stato, dovrà valorizzare le istanze intermedie e le autonomie territoriali, nel quadro di un federalismo solidale e di un armonico pluricentrismo istituzionale». Firmato Massimo D'Alema. Destinatari: i vescovi del Friuli. Prima il Veneto, poi il Friuli: la Chiesa del Nord-Est scende in campo per chiedere ai politici di fare in fretta per riformare, in senso federalista, lo Stato. Monsignor Alfredo Battisti è ^ideologo» del gruppo di presuli che hanno scritto a D'Alema. Allora, mons. Battisti, come nasce questa vostra mobilitazione per il federalismo? Temete che le riforme non si realizzino? «Tutto è iniziato con una richiesta del consiglio pastorale di Udine che ha ritenuto opportuno che la comunità cristiana non si disinteressasse a un passaggio istituzionale importante. Il gruppo che si interessa dei problemi sociali ha affrontato il problema e elaborato un certo testo. Per accelerare i tempi e inviarlo alla Bicamerale in tempo utile, noi quattro vescovi del Friuli-Venezia Giulia lo abbiamo esaminato, apportato alcune correzioni e mandato a Roma. Abbiamo ritenuto che dire quelle cose non fosse un'intromissione in campi indebiti, visto che il Papa ha più volte detto che la Chiesa dev'essere anche forza morale e sociale». Allora è giusto dire che i vescovi tornano a fare politica, le pare? «Credo che far politica non sia indebito. E' far politica partitica che è male, e non potremmo. Ma interessarsi della cosa pubblica e presentare istanze di fondo per ricordare qual è il bene comune, richiamando i principi della dottrina sociale della Chiesa, è nostro dovere». E il federalismo solidale di cui parlate che cos'è? «La solidarietà ci invita a non favorire secessioni, a non rompere l'unità del Paese, però la sussidiarietà chiede che i corpi intermedi dello Stato vengano valorizzati. Ecco perché sollecitiamo chi lavora a Roma di marcare bene i confini dei compiti che devono essere riservati - e giustamente allo Stato e quali altre funzioni siano da decentrare a Regioni, Province, sindaci, Comuni. In questo momento il bene comune, soprattutto nel Nord-Est, richiede questo». Una lettura della vostra iniziativa può essere questa: i vescovi si stanno sostituendo agli amministratori, nel Nord-Est la Chiesa sta diventando anche guida politica. Un po' è così, le pare? «Senta, a noi premeva soprattutto richiamare le specificità della nostra regione e quelle delle altre regioni. Noi confiniamo con Austria ed ex Jugoslavia, c'è necessità di aprirsi a zone dell'Est europeo, dobbiamo fare da ponte per poter portare il giusto concetto di Europa unita anche a quelle aree». Lo vede che fate politica? «Ma no, è la nostra gente che vuole così. In questa regione convivono aree profondamente differenti, lingue diverse. Trieste, la Venezia Giulia, il Friuli sono zone non in contrasto fra loro, ma certamente con interessi e vocazioni molto diversificati. Questo diciamo a D'Alema». Siete soddisfatti della risposta del presidente della Bicamar ale? «Sì, sì. Siamo molto soddisfatti, perché D'Alema non ha ritenuto, mi pare, indebita la nostra segnalazione, anzi ci ha ringraziati dicendo che sia sulla impostazione generale sia sulla specificità della Regione riteneva che le motivazioni date fossero obiettive, e che ne avrebbe tenuto conto». E adesso cosa vi aspettate? «Speriamo che vengano trovate le soluzioni tecniche giuste. Speria- mo venga conservata la specialità di questa Regione, in linea con la grande tradizione di Aquileia che per secoli ha visto nel Patriarcato convivere culture diverse: l'italica, la slovena, la tedesca». La vostra iniziativa è in qualche modo legata anche ai fat- ti di Venezia? «Direi di no, quelli sono venuti dopo. Il documento l'abbiamo pensato prima». Lei che opinione si è fatto del commando che ha assaltato il campanile di San Marco? «Credo che quello sia un messaggio. Un messaggio affinché Roma affretti un pochino il passo. Sono manifestazioni di disagio sociale, forse anche un po' provocate. Ma certamente il decentramento dei poteri e la responsabilizzazione delle Regioni - perché siano veramente investite dei problemi piìi vicini alla gente per risolverli meglio - è molto sentito qui. Io ho detto più volte che il Friuli l'ha sentito sulla propria pelle, perché mentre la ricostruzione delle case dopo il terremoto è stata decentrata a Regioni e Comuni e le case sono state rifatte in fretta, aver riservato la ricostruzione delle chiese a poteri centrali ha fatto sì che noi le chiese non le abbiamo ancora rifatte». Qualcuno, come Gianni Baget Bozzo, dice che voi siete un po' leghisti. E' vero? «Non so cosa pensino gli altri fratelli, ma noi vescovi del Friuli-Venezia Giuba siamo d'accordo che bisogna dare autonomia ai poteri locali, per evitare in ogni modo la secessione. L'Italia ha una tradizione di unità, di fede, di cultura: è la terra di Francesco d'Assisi, Caterina da Siena. Mi pare che oggi, in un'Europa multiculturale, multietnica, dove valorizzano le autonomie in una superiore unità, pensare a Stati secessionisti non è un bene». Dopo i fatti di Venezia, a Verona c'è un'inchiesta per appurare se è possibile che dietro al «commando» ci fossero anche dei teologi. Le pare possibile? «Di questo sono all'oscuro. Ma quei gesti non possono essere neanche lontanamente ispirati dalla Chiesa. Quelle sono degenerazioni. Poi ci possono anche essere sette e forme strane di espressioni oltranziste, ma nulla hanno a che vedere con l'ispirazione evangelica». Flavio Corazza «Chiediamo autonomia per evitare la secessione Non chiamateci "preti leghisti"» Il campanile di San Marco occupato dai secessionisti A destra monsignor Battisti

Persone citate: Alfredo Battisti, Battisti, D'alema, Flavio Corazza, Gianni Baget Bozzo, Massimo D'alema