«Smascherata la banda dei secessionisti»

UN APPELLO DA UDINE I giudici: piena luce sul gruppo di San Marco. Raffica di controlli, un arresto, sequestrati video e foto «Smascherata la banda dei secessionisti» Perquisite le case di una trentina di leghisti veneti VERONA DAL NOSTRO INVIATO Doveva essere la notte dei leoni con retate, arresti, perquisizioni, armi che spuntavano da ogni parte sotto i trattori della campagna padovana. E' stata invece la notte dei visionari, nel senso che la banda di San Marco ha ormai scoperto tutte le sue povere carte: cartine geografiche, vecchi manuali sugli esplosivi, i verbali delle riunioni, documenti di identità (41 compilati, 520 in bianco) della «Repubblica Veneta», timbri, proclami, organigrammi. L'archivio e quattordici anni di storia da ribelli tenebrosi e goliardi. Armi, nessuna; esplosivo, niente. Arrestati, uno solo, Severino Contin, 45 anni, fratello di Flavio e papà di Cristian, due del commando di San Marco. Severino l'ha atteso la Digos ieri notte nella sua casa di Casale di Scodosia di ritorno dal teatro di Conegliano dove una platea di venetisti si è collegata con «Moby Dick» di Santoro. Era stato intervistato, non aveva detto quasi niente su suo figlio («E' un bravo ragazzo»), ma aveva posto alla tv due interrogativi insinuanti: i generi alimentari che il gruppo di San Marco si era portato per resistere all'assedio nel campanile sono stati donati alla Caritas? Se è così, è legale? Seconda questione: nell'elenco delle cose sequestrate a Luca Peroni (nipote di Contin), un altro del commando, manca l'orologio d'oro e il telefono cellulare. E' vero? Perché? Esauriti questi due quesiti, Severino Contin s'è riseduto nella platea di «Moby Dick» e nella stessa posizione e con la stessa faccia triste, l'abbiamo rivisto ieri pomeriggio, dopo una notte passata in galera a Padova, nel corridoio della procura, mentre aspettava di esse re interrogato dal procuratore Papalia. Un incontro breve perché Contin non ha risposto alle domande del magistrato: «Non ho sentito né mai fatto nulla». In totale, il «Veneto Serenissimo Governo» (denominazione che si alterna con quella di «Veneta Serenissima Repubblica») avrebbe avuto una quarantina di aderenti. Gli inquisiti, tra arrestati e indagati, sono trentanove, praticamente tutti quelli che avevano presentato la regolare domanda di iscrizione al movimento (sono state trovate nell'archivio) per il quale non era richiesto il requisito di «veneto», tant'è vero che ce n'è almeno uno «straniero». Ma nella notte di giovedì sono state anche perquisite le case di una trentina di leghisti. Il più noto è Maurizio Grassi, consigliere co¬ munale della Lega a Verona, un ex pivettiano, uno dei cattolici tradizionalisti che ieri ha partecipato alla rievocazione delle «Pasque veronesi» (insurrezione e fucilazione di «patrioti» anti-napoleonici) che si è aperta con la sfilata di tre piccoli carrarmatini, tanto per far capire da che parte stanno i parrucconi della chiesa veronese. Grassi era in Consiglio comunale quando ha saputo che la Digos lo aspettava a casa. E' tornato con due avvocati della Lega. La perquisizione, ci ha raccontato, è durata dalle 23,30 alle 6 del mattino. Gli hanno portato via il computer, i dischetti, vecchi volantini, l'agendi- na telefonica, adesivi con il leone di San Marco. La stessa cosa, ci ha confermato il segretario della Lega Fabrizio Comencini, è accaduta a Drago, a Piove di Sacco, nella zona degli arrestati. La Digos gli avrebbe anche portato via volantini di propaganda. Ad altri è stata sequestrata la bandiera con il Leone («Non possiamo neanche più tenerla in casa?») e copie della rivista «Etnia». Non c'entrano con il gruppo di San Marco, ma i loro telefoni erano nelle loro agende. In questura, ieri mattina, hanno mostrato il risultato dell'operazione. Una cassa di metallo verde mi- litare che poco prima dell'operazione in San Marco era stata sepolta sotto un vecchio carro agricolo nella cascina di Domenico Brinato, a Terrassa Padovana. Lì avevano anche parcheggiato i due blindati: uno l'hanno poi preso quando sono partiti alla conquista del campanile di San Marco; l'altro, quello piccolino, invece l'hanno mollato al povero Brunato che ieri si è dimostrato inconsapevole ed offeso con i suoi amici: «Mi hanno ingannato, io non sapevo niente». In quella cassa verde l'intero «tesoro» del gruppo, tutta la storia, la memoria, le strategie. Fotografie, a colori e in bianconero. In una c'è Luigi Faccia, il «presidente» del gruppo, che con la tuta da lavoro sta trafficando intorno al blindato. Il blindatine il loro gioiello, il mezzo che è diventato il simbolo della loro ingenua rivolta e che nei documenti chiamano con la misteriosa sigla «VTD/AV», è fotografato in tutte le posizioni: in mezzo ai cespugli, accanto a una persona, da solo. Ci sono quattro videocassette, tutte uguali, dice la polizia, con il «film» del gruppo. L'ha realizzato Franco Licini, 50 anni, due figli, un leghista della prima ora, ex consigliere provinciale a Belluno. Giovedì l'hanno fermato, interrogato e rilasciato. Nel film si vedono le immagini del primo congresso del Veneto Serenissimo Governo. S'è svolto nell'agosto scorso. E poi ci sono le immagini del solito gruppo di patrioti che armeggiano intorno ai blindati. Una passione, un «hobby», come dice l'avvocato Troiani, il difensore del capo Luigi Faccia: «Si tratta di armi che non erano in grado di ferire e che dovevano servire ad azioni dimostrative, non terroristiche. Come quella di San Marco». C'era un vecchio manuale della Montecatini (((Artifizi per il tiro elettrico delle mine»), un altro su come si minano i ponti, una piantina di Palazzo Ducale. Quando sono arrivati a San Marco, volevano occupare anche l'edificio del potere civile, ma erano troppo pochi e non ce l'hanno fatta. Volevano portarsi anche il secondo blindato, ma non funzionava e l'hanno lasciato in cascina. Cesare Martinetti I NUMERI DELL'ORGANIZZAZIONE 11 arrestati o fermati 8 ancora in carcere 2 agli arresti domiciliari 39 indagati 35 perquisizioni 2 blindati sequestrati 1 mitra con munizioni 520 carte d'identità della Repubblica veneta in bianco 41 carte d'identità della Repubblica veneta intestate Dall'archivio della banda formata nel'84 spuntano proclami e documenti ma né armi né esplosivo A sinistra Luigi Massimo Faccia, ora agli arresti domiciliari Sotto, fotografato anni fa da un amico durante la costruzione del blindato

Luoghi citati: Belluno, Casale Di Scodosia, Montecatini, Padova, Piove Di Sacco, Terrassa Padovana, Veneto, Verona