Di Pietro: guai a chi diffama di F. Mil.
Pi Pietro: guai a chi diffama Pi Pietro: guai a chi diffama «Sospendiamo le pubblicazioni dei giornali che sono recidivi» NAPOLI. Tuona contro «certi giornali, certe tv e certi giornalisti che si riparano dietro il diritto di cronaca per sparlare di un personaggio», e propone nuove armi contro la diffamazione, come la sospensione delle pubblicazioni. Poi ricorda con nostalgia i tempi di Mani Pulite: «Ma parlo dell'inchiesta doc condotta dal pool storico; poi sono nati i figli e i figliastri...», precisa, ma non spiega a quali magistrati alluda. E' un Antonio Di Pietro in piena forma, quello che tiene una conferenza su «diritto all'informazione e diritto alla riservatezza» davanti agli studenti del Cepu, il Centro europeo per la preparazione universitaria. Poche ore prima, a Cosenza, se l'è presa con chi l'ha accusato, per silurarlo, quand'era ministro dei Lavori pubblici: «Lo prenderei a schiaffi e a pedate nel sedere». E ora, parlando di giornali e tv, ipotizza leggi e sentenze più incisive per Limitare l'effetto-bomba degli articoli e dei servizi televisivi diffamatori. «La vittima di una diffamazione - dice - dovrebbe poter chiedere al gip un'ordinanza che disponga entro 48 ore la rettifica della notizia denigratoria. In caso di reiterazione del reato e di una mancata rettifica, si potrebbe anche ipotizzare la sospensione delle pubblicazioni per un numero progressivo di giorni». Certo, dice, non è giusto che un giornalista disonesto se la cavi con un'oblazione di 250 mila lire: «Per quella cifra, l'equivalente di una multa per divieto di sosta, si può pubblicare ciò che si vuole». Il problema, aggiunge, «non è inasprire la pena principale per i colpevoli, ma creare nuove pene accessorie: tra le misure interdittive può esserci anche il blocco delle pubblicazioni». Sistemata l'informazione, Di Pietro si abbandona ai ricordi su Mani Pulite: «Sbaglia chi sostiene che gli imprenditori collaboravano sotto la minaccia delle manette - dice ai giovani allievi -. La vera iattura, per loro, era l'accertamento dei bilanci truccati delle aziende. Vedete, noi di Mani Pulite non indagavamo tanto sul reato di corruzione: quello era il traguardo che raggiungevamo attraverso altre indagini, soprattutto sui falsi in bilancio». [f. mil.]
Persone citate: Antonio Di, Di Pietro
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