«Stragi, la polizia parallela depistava» di Francesco Grignetti

L'Ufficio Affari Riservati aveva infiltrati in partiti sindacati e giornali Mastelloni comunica a Prodi di avere scoperto attività illecite del Viminale dal '50 all'84 «Stragi, la polizia parallela depistava» Trovato un elenco di 250 informatori ROMA. La scoperta è talmente esplosiva che il giudice Carlo Mastelloni s'è precipitato a comunicarla a Romano Prodi di persona, l'altra sera, a Palazzo Chigi. Un po' come accadde quando Cassou scoprì l'esistenza di Gladio. E infatti di una cosa analoga si tratta: per circa trenta anni in Italia ha funzionato una polizia parallela, comprendente agenti e informatori, pagata dai fondi riservati del Viminale, con squadre periferiche nei principali capoluoghi di provincia, sistemate in uffici privati, rispondenti alla sede centrale che nel tempo - dal 1948 al 1984 - ha cambiato tanti nomi, ma in sostanza è l'Ufficio Affari Riservati. Il «sancta sanctorum» del ministero dell'Interno. Quando poi il prefetto Federico Umberto D'Amato fu «posteggiato» alla direzione della polizia ferroviaria, gli appunti viaggiarono attraverso i canali della Polfer. L'elenco dei 250 informatori, trovati nell'archivio misterioso della direzione centrale della polizia di prevenzione è solo la prima tappa di un disvelamento generale. Il presidente della Commissione stragi, Giovanni Pellegrino, informato da Mastelloni, l'altra sera ha potuto descrivere agli stupefatti parlamentari che questa struttura «svolgeva un'attività non tipica di polizia, ma propria di un servizio segreto». Denuncia infatti Mastelloni, per bocca di Pellegrino, che esisteva una «cellula» centrale che tutto sapeva e tutto controllava, zeppa di «infiltrati in vari gruppi terroristici e sovversivi», ma anche ricca di informatori in partiti, sindacati e giornali. Aveva una struttura piramidale: alla base, le cellule pe¬ riferiche; al vertice, un ristrettissimo gruppo di superpoliziotti che vagliava le informazioni da girare alla magistratura. Il grave, anzi il gravissimo, è che la direzione di Roma per quarant'anni ha anche fatto il vaglio delle «notizie di reato». Per legge, invece, un funzionario di polizia è tenuto a informare la magistratura di tutte le notizie di reato di cui viene a conoscenza. Mastelloni ha anche scoperto che in casi di stragi - piazza Fontana, bomba alla questura di Milano, piazza della Loggia a Brescia, treni in Toscana - la squadra centrale si precipitava sul territorio, affiancando la squadra periferica, e sovrapponendosi agli uffici regolari. In pratica, venivano estromessi dalle indagini i normali funzionari di polizia, quelli che magari avevano voglia di collaborare lealmente con la magistratura. Il risultato è che molte notizie cruciali non finirono mai al magistrato inquirente. O quanto meno gli arrivarono in ritardo, dopo il viavai tra uffici regolari e uffici irregolari, direzione di Roma e questori. O ne arrivarono di depistanti, tipo gli anarchici nella strage di piazza Fontana. Mastelloni avrebbe addirittura trovato le prove e i testimoni che raccontano come fu deciso di «incastrare» Pietro Valpreda. Quando poi arrivavano alle squadre periferiche notizie di reati comuni, veniva redatto un appunto per la direzione centrale, e di qui restituito alla squadra di partenza, perché lo inoltrasse direttamente all'ufficio politico di questura. «La divisione ha costituito per oltre trent'anni il contenitore esclusivo di notizie di rea¬ to sui maggiori fatti eversivi consumati in Italia, arrogandosi la scelta dello sviluppo o no in sede giudiziaria delle informative», è il commento di Mastelloni. «Dopo il 1978, certamente questa attività è illegale. Ma anche prima c'era un forte rilievo di illegalità», si limita a dire Pellegrino. Molto più aspro il giudizio del senatore Athos De Luca, dei Verdi: «Era una P2 che ha gestito per 30 anni la strategia della tensione. Ora capiamo perché le stragi sono rimaste impunite. E' grave che Napolitano non ci comunichi ancora i 250 informatori nella cassaforte segreta». Secondo il senatore Libero Gualtieri, pre¬ sidente della commissione Difesa: «E' vero, queste strutture nacquero nel dopoguerra». E dice Pino Rauti, oggi europarlamentare della Fiamma, già ispiratore di Ordine Nuovo: «Più si va avanti, e più si individua un ruolo centrale dell'Ufficio Affari Riservati nella strategia della tensione. Un infiltrato era Aristo, alias Armando Mortilla, giornalista che per anni passò informazioni al Viminale sugli ambienti della destra eversiva. Un altro agente della struttura so che era Marco Pozzan, uno dei miei accusatori». Francesco Grignetti L'Ufficio Affari Riservati aveva infiltrati in partiti sindacati e giornali Nella foto a destra il giudice veneziano Carlo Mastelloni A sinistra Pietro Valpreda

Luoghi citati: Brescia, Italia, Milano, Roma, Toscana