Insegnanti, solo metà in pensione

3 Il Consiglio dei ministri blocca per decreto 32 mila richieste: risparmiati 4 mila miliardi Insegnanti, solo metà in pensione Gli altri, a scaglioni, dal 1998 ROMA. Solo 33 mila insegnanti potranno andare in pensione dal 1° settembre, mentre 32 mila 683 vengono «bloccati» e avranno facoltà di lasciare il servizio a scaglioni nei prossimi anni secondo un programma che sarà definito a seconda delle esigenze di funzionamento delle scuole pubbliche. Così ha deciso ieri il consiglio dei Ministri al termine di una lunga riunione a Palazzo Chigi, approvando un decretolegge di immediata attuazione che dà palesemente un colpo al cerchio e uno alla botte: da mi lato si accoglie un pacchetto consistente delle oltre 65 mila domande di pensionamento presentate entro il 30 marzo, dall'altro si respinge una quota quasi uguale di richieste al fine di conseguire un duplice importante obiettivo: garantire l'apertura regolare del nuovo anno scolastico e ridurre a metà la spesa di 7-8 mila miliardi prevista per l'intero contingente di aspiranti alla pensione. Ma c'è un altro aspetto interessante che non mancherà di suscitare un vespaio nell'intera area del pubblico impiego: al personale dimissionario che ha diritto al collocamento a riposo dal 1° settembre '97 il governo offre l'occasione di chiedere, entro 5 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto, di esser collocato a riposo l'anno successivo con l'implicita assicurazione che il loro trattamento pensionistico non subirà alcuna modifica rispetto a quanto fissato dalle at- tuali norme. «Abbiamo trovato - commenta a caldo il ministro della Pubblica Istruzione Luigi Berlinguer - una soluzione equilibrata. Non si tratta di blocco, ma di programmazione». Chi, dunque, potrà andare in pensione e chi invece dovrà restare sui banchi ancora per qualche anno? Il decreto-legge lo dispone chiaramente. Dal 1° settembre saranno collocati a riposo: 1) coloro che hanno raggiunto il limite massimo di età (5 mila 200) o di servizio (323); 2) il personale cessato dal servizio per invalidità e il personale privo di vista, di cui per il momento non è determinata l'esatta consistenza; 3) coloro che hanno presentato domanda entro il 28 settembre '94, pari a 16 mila 935 unità, che erano incappati in precedenti blocchi; 4) il personale in soprannumero (in prevalenza docenti di educazione tecnica e di educazione fisica) che abbia presentato domanda di pensionamento pari a 4 mila 101 unità; 5) il 40% del personale cessato dal servizio per dimissioni anticipate nell'anno precedente, corrispondente a 7 mila 750 unità: nella risoluzione del rapporto di lavoro si terrà conto esclusivamente della più elevata età anagrafica degli interessati. Non potranno, invece, lasciare il servizio gli insegnanti di minore età anagrafica (32 mila 683) che, avendo raggiunto solo il requisito minimo contributivo, avevano chiesto di usufruire della pensione anticipata. La decisione del governo ha avuto reazioni contrastanti. I segretari generali di Cgil e Uil Sergio Cofferati e Pietro Larizza («E' corretta») riconoscono che il governo doveva intervenire per assicurare la regolare apertura dell'anno scolastico minacciata seriamente da un esodo insostenibile. Ma il leader della Cgilscuola Enrico Panini rileva che ci sono aspetti condivisibili come la possibilità di ritirare la domanda di dimissioni dopo la conferma delle condizioni dei diritti nel '97-'98, ma anche aspetti non accettabili, come la «spalmatura» oltre il '98 delle uscite per quanti rimarranno in servizio. Molto critico, Osvaldo Pagliuca della Uil-scuola giudica il provvedimento «inaccettabile e irritante». Per Nino Gallotta dello Snals si deve dare un secco stop alle «aggressioni ai diritti acquisiti», mentre Sandro Gigliotti di Gilda annuncia una du- ra offensiva e, intanto, invita i docenti «bloccati» a presentare ricorso. La Cisal considera il decreto un «atto di forza riprovevole», la Dirstat «illegittimo e iniquo». Un «durissimo dissenso» viene da Daniela Culturani e Sandro D'Ambrosio della Cislscuola. «Con questo provvedimento - affermano - il governo smentisce se stesso clamorosamente: un mese fa aveva solennemente escluso ogni forma di blocco, aveva invitato gli insegnanti a revocare le domande di pensione, mentre oggi contingenta le uscite sulla base di criteri improvvisati e pasticciati». Alza il tiro la Ugl-scuola (ex Cisnal): «Azioni straordinarie contro un atto di prevaricazione e di coercizione della legge». Gian Carlo Fossi Critici i sindacati: «Inaccettabile e irritante l'aggressione ai diritti acquisiti L'esecutivo segue criteri improvvisati e pasticciati» POTRANNO ANDARE IN PENSIONE: 33 MILA DI CUI: S MILA CHE HANNO SUPERATO I LIMITI DI ETÀ' 17 MILA CHE ERANO STATI «CONGELATI» DAI GOVERNI AMATO E BERLUSCONI Il MILA CHE HANNO PRESENTATO DOMANDA QUEST'ANNO, E SONO STATI SCELTI IN BASE A CRITERI DI ANZIANITÀ' DOVRANNO RESTARE AL LAVORO: 32 MILA QUESTI 32 MILA ANDRANNO IN PENSIONE: 11 MILA NEGLI ANNI SUCCESSIVI IN BASE A UN CRITERIO DI ANZIANITÀ' ANAGRAFICA GLI ALTRI 21 MILA l DOVRANNO) ASPETTARE AN(f~ IL DECRETO CONSENTE DI RISPARMIARE NEL 1998: 3500-4000 MILIARDI POTRANNO ANCHE ANDARE IN PENSIONE GLI INSEGNANTI IN SOPRANNUMERO CHE HANNO GIÀ' PRESENTATO LA DOMANDA: SONO 41Q1 VIA LIBERA ANCHE AL PENSIONAMENTO DEL 40% DEL PERSONALE CESSATO DAL SERVIZIO PER DIMISSIONI ANTICIPATE NEL '96: RIGUARDA 7750 DOCENTI TUTTI HANNO 5 GIORNI DI TEMPO [DALLA PUBBLICAZIO DEL DECRETO SULLA G.U RITIRARE LA DOMANDA D PENSIONE EVENTUALME PRESENTATA AN(f~ 8: DARE NANTI HE HANNO MANDA: NSIONARSONALE PER TE NEL '96: NTI DI AZIO U D NI IL DECRETO DEL GOVERNO PER LE PENSIONI NELLA SCUOIA

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