L'abitudine di usare nidi altrui

L'abitudine di usare nidi altrui L'abitudine di usare nidi altrui PER chi vive in campagna quel suo canto monotono è un appuntamento della primavera, come conferma una vecchia filastrocca: «Aprile è ritornato, col canto del cucù!». A cantare è il maschio che, occupato un territorio, propone alle femmine la sua disponibilità a generare nuovi piccoli. I quali, come è noto, vengono dati a balia dalla madre a qualche altra coppia di ignari uccelletti, che per l'impresa non ricevono alcun compenso, anzi, vengono penaUzzati dalla perdita al completo della propria figliolanza. Tanto che i biologi si chiedono da tempo come mai le vittime del cuculo non abbiano evoluto una qualche strategia di difesa per contenere i danni. Molti si sono cimentati nelle risposte, l'ultima delle quali, del biologo israeliano Amotz Zahavi, è alquanto intrigante: se una coppia osa ribellarsi espellendo l'indesiderato ospite, si ritrova il nido distrutto. Insomma, il cuculo sarebbe un mafioso. Sono circa 40 le specie di cuculici parassite del nido, tutte nel Vecchio Mondo. Da noi vive Cuculus canorus, che utilizza come genitori adottivi dei suoi figli le coppie di passera scopaiola, di cannaiola o di pispola. Parassita e ospite si trovano coinvolti in una corsa alle armi evolutiva per la messa a punto di strategie sempre più efficaci l'uno per difendersi, l'altro per abbattere i sistemi di difesa. Dei due, secondo l'ipotesi di Richard Dawkins e John Krebs, chi deve trovarsi in posizione più avanzata è il parassita, perché corre per la vita. Per lui la sconfìtta significa l'estinzione. Per l'ospite il danno è limitato a una nidiata e solo per alcune coppie. Le strategie messe a punto dal cuculo per essere in testa rispetto ai suoi ospiti sono notevolmente raffinate. Tanto per incominciare mamma cuculo va in cerca di un nido di una coppia di uccelletti in cova della stessa specie dei suoi genitori adottivi. Quindi, durante una breve assenza dei padroni di casa, preleva un uovo e lo sostituisce con uno dei suoi, che è mimetico per grandezza, forma e colore con quelle dell'ospite. Pare che questo comportamento sia tramandato in casa cuculo per via femminile di madre in figlia, perché la relativa informazione genetica è collocata sul cromosoma W, che determina il sesso femminile negli uccelli, dove le femmine sono ZW e i maschi ZZ (nella nostra specie avviene il contrario: le femmine sono XX e i maschi sono XY). La seconda strategia messa a punto dal cuculo per vincere la corsa alle armi sta nella durata dell'incubazione delle sue uova - un po' più breve rispetto a quelle dell'ospite - così che il primo nato spinge brutalmente fuori dal nido i figli del padrone di casa non appena vengono alla luce. Terzo espediente: una macchia di un rosso intenso nella gola del piccolo cuculo, che negli uccelli suscita un irresistibile impulso a nutrire qualsiasi nidiaceo la metta in mostra. L'unica possibile difesa per gli ospiti è abbandonare al suo destino il figlio adottivo ricominciando con un nuovo nido e relativa covata. Oppure sbarazzarsi dell'uovo estraneo, con il pericolo però di buttare via - a causa del mimetismo - un proprio uovo invece di quello estraneo. Ma in alcune specie le uova dell'ospite e del parassita sono completamente differenti, eppure questo tipo di difesa non viene messa in atto. Come mai? I pareri sono opposti: alcuni biologi sostengono che il rapporto fra parassita e ospite è recente e la capacità di riconoscimento delle uova da una parte e di mimetismo dall'altra non è ancora evoluta. Zahavi sostiene invece che questa è già una situazione di equilibrio, perché siamo di fronte a un caso di mafia ornitologica. In sostanza, per gli ospiti è vantaggioso accettare il parassitismo come il male minore: chi butta fuori dal nido l'uovo estraneo o abbandona il nidiaceo adottivo per ritentare un'altra nidiata, si trova il nido distrutto per rappresaglia da mamma cuculo, che sorveglia da lontano la progenie affidata a balia. L'ipotesi di Zahavi è stata verificata recentemente in Spagna sul cuculo maculato Clamator glandarius, una specie tipica dell'Europa meridionale che depone le uova nel nido della gazza Picapica. A differenza del nostro Cuculus canorus, il nidiaceo del cuculo spagnolo non espelle i compagni cu nido, ma compete con loro per il cibo avvantaggiato dalla ben nota macchia rossa golare che esibisce ai genitori adottivi a più non posso. Nonostante ciò, a conti fatti, chi accetta un piccolo cuculo nel nido ha un successo riproduttivo più alto di chi lo caccia. La popolazione di gazza Pica pica è infatti due volte vittima dei cuculi, che spesso ne distruggono i nidi senza tanti riguardi per uova e nidiacei. Da notare che la razzia non viene fatta per fame, dal momento che i cuculi si nutrono di larve di in- jjjjfa setti lepidotteri e non Mercoledì 14 Maggio 1997 -3 di uova. Perché allora distruggere i nidi? Per costringere la coppia a ricominciare da capo, così da poter aggiungere un uovo al momento della deposizione? Però le seconde nidiate sono molto a rischio, perché la coppia dei genitori adottivi ha davanti a sé ormai una breve stagione riproduttiva. Dall'analisi dei risultati l'ipotesi della mafia sembra proprio confermata. Nella popolazione esaminata l'86 per cento delle gazze che hanno espulso il piccolo cuculo si sono ritrovate il nido distrutto. Queste coppie hanno imparato la lezione: ricostruito il nido, e avuto un altro giovane cuculo in adozione, tutte lo hanno accettato; inoltre, avere un giovane cuculo in adozione significa correre minori rischi di incursioni: solo il 12 per cento delle coppie con cuculi hanno avuto il nido distrutto, contro il 22 per cento delle coppie non parassitate. Il nostro cuculo canoro non è stato ancora sottoposto a indagini, ma ci sono forti sospetti che sia mafioso quanto il suo collega spagnolo. Intanto, nella corsa alle armi evolutive fra i cuculi e i loro ospiti la prossima mossa tocca a questi ultimi, con la messa a punto di una qualche strategia antimafia. Peccato che i tempi dell'evoluzione siano dell'ordine di migliaia di anni: troppi, per trarre qualche suggerimento per i fatti di casa nostra. Maria Luisa Bozzi CONVEGNO PET THERAPY

Persone citate: Amotz Zahavi, John Krebs, Maria Luisa Bozzi, Richard Dawkins, Vecchio Mondo, Zahavi

Luoghi citati: Europa, Spagna