«Noi, i crociati delle tradizioni»
«Noi, i crociati delle tradizioni» «Noi, i crociati delle tradizioni» Gli ultra cattolici: in cella ci sono i nostri martiri LA FEDE SECESSIONISTA VERONA DAL NOSTRO ÌNIATO Come dicono i salmi, caro mio. Cosa dicono, padre? «L'uomo nel benessere non dura. E' come un animale». Ah, non ricordo. «Così parlò il Signore». Nel caldo che fa, il vecchio panzone seduto alla finestra sgocciola di sudore e moccoli. «E' la punizione di Dio», sbuffa. Suvvia, anche il caldo? La voce di don Enzo tuona al telefono: «Ah, non ricorda? L'ha detto più di una volta, nostro Signore». Scusi, ma cosa vuol dire che è peggio di un animale? «Che si degrada negli atteggiamenti peggiori. Ecco che è successo al Veneto. E' come impazzito. L'ebbrezza del benessere». E così succedono le cose del campanile. «Ma no, che c'entra. Quelli sono solo pagliacci». Il vecchio alla finestra si gira lentamente, asciugandosi la fronte con il fazzoletto, come se avesse sentito: «Sono i nostri martiri quei ragazzi». TI quartino sul tavolo è ancora pieno. Cerchiamo di capire. Don Enzo, si spieghi meglio. «Ma cosa c'è da capire. Quando un giovane vive di discoteca, quando le famiglie si sfasciano e le donne si perdono, quando imperano l'aborto, la droga, la pornografia e l'omosessualità, quando non esiste più nessun principio nel cuore dell'uomo. E quando Andreotti si professa cattolico...» Andreotti, padre? «Sì. Andreotti s'è macchiato dell'aborto, l'ha firmato lui: è il peggior assassino italiano». Guarda fuori. Il vecchio scaccia con la mano adunca la mosca alla finestra. Parte da qui un viaggio nel cattolicesimo antico, deve partire da qui, dal cuore di un Veneto ancora imparruccato, incipriato, sette- centesco, eppure modernissimo. Veniamo a Verona, la città shakespeariana di Romeo e Giulietta, la città militare, di grandi fortificazioni e di grandi santi, l'ultima città del Nord sulla linea dell'Adige, scendendo dalla Germania. Verona bigotta. E ora capitale di questo venetismo cattolicissimo, ipertradizionalista, culla di un indipendentismo da barricaderi che va all'assalto di un campanile a San Marco e di un sogno lontano. Come dice Maurizio Ruggiero, presidente del Sacrum Imperium, associazione cattolica: «Se c'è una morale da trarre dalla storia del campanile è che sempre più appare incomprimibile il desiderio di un grande passato. Sta là. Basterebbe riprendere lo spirito dei nostri padri, e questo passato potrebbe tornare». Allora, veniamo a Verona e cominciamo da qui. Il Sacrum Imperium è uno dei 4 gruppi di tradizionalisti cattolici, frequentato anche da qualcuno degli 8 di San Marco. Tutti capaci di portare in piazza pochi giorni fa migliaia di persone per le Pasque veronesi che celebrano e santificano i martiri antifrancesi di 200 anni fa. E non devono essere davvero pochi se son riusciti pure a ottenere dal vescovo la loro Messa Tridentina, «che c'era prima del Concilio», come spiega Michele Ulivieri («Princi¬ pe Eugenio»). La fanno tutte le domeniche alle 11, qui di fronte, alla Chiesa Santa Toscana, in cima alla stradina che sale dall'Adige e che muore in faccia al sagrato di rose rosse, di olivi e di palme che toccano il cielo attorno al piancito di vecchie pietre. L'Osteria Osei, lì sul fianco. Un mercato tutto scalcinato, che straripa di marocchini e di bestemmie venete, proprio fuori dal cancello. La Messa è celebrata sempre da monsignor Carlo Fiorini. Sorride dietro la porta, all'ombra della sacrestia: «Sono più di 100 i fedeli, tutte le domeniche. Quelli che vengono non sono della zona. Sono coppie meravigliose. Di tutta la provincia. Nostalgici». C'è il chirurgo che parla con 0 padre solo in latino, ci sono bimbi impettiti senza sbadigli per più di un'ora. «Gelosi conservatori della liturgia tradizionale latina». E lei, Monsignore? Stavolta ride: «Ah. Io sono geloso conservatore delle conquiste del passato e aperto a ogni sano progresso». Ma poi, sbotta Ulivieri, che c'è di strano: «Sono normali funzioni. Messe d'origine apostolica. Meno protestantizzanti, capisce? Come sono quelle di adesso». Dalla trattoria Osei, qui fuori, sembra un mondo lontano, finito. «E' l'unico posto dove ci possiamo sedere», aveva detto Palmarino Zoccatelli, di Fami¬ glia e Civiltà: «Se non la disturba, se non le fa impressione». Dentro, c'è un tavolo di marocchini, poi solo vecchi con il quartino, qualche mosca che ronza incerta. La signora bionda dietro al banco, sussurra Palmarino come un cospiratore, «viene anche lei alle nostre funzioni». Stiamo tornando, stiamo risorgendo. A volte può scappar da ridere. Ma è davvero così perigliosa la lotta, così dura la battaglia? Don Enzo l'aveva detto, e la sua rabbia aveva martellato le nostre orecchie; «Si guardi in giro, non si copra gli occhi. Com'è diventata ipocrita la nostra Chiesa. E' svenduta, liquidata. Questo è un paganesimo totale». Ma don Enzo è un battitore libero, per lui Nord e Sud sono uguali, «tutt'e due accomunati dal vizio. E' l'unico primato che abbiamo al mondo». Per lui, i «maiali, traditori, lo sterco d'Italia» erano i giudici costituzionali che non avevano reputato reato l'offesa alla Madonna. Don Enzo Boninsegna, parrocchia di Gesù Divino Lavoratore. Ora ha denunciato il suo Vescovo, monsignor Nicora, «perché tollera che un suo prete, don Vittorio Eminente, si dichiari per l'aborto. Ecco che fine abbiamo fatto, dopo 30 anni di lotte intestine nel nome del progressismo, abbiamo ucciso la Chiesa». Il vecchio là in fondo ingolla il rosso e si liscia la pelata. Ha mani nodose. Il vero dio è il danaro, caro figliolo, sta dicendo don Enzo. Anche Monsignor Biffi diceva così. «Bene. Io parlo come il Vangelo. Seguo solo quello, né destra né sinistra». Ma Biffi è mica di simstra. Il vecchio panzone sputa alla mosca. La bionda guarda stancamente il ventilatore che fa cigolare le sue pale. «Noi siamo favorevoli all'Italia com'era un tempo, alla restaurazione degli antichi Stati preunitari», aveva detto Ruggiero. Alla vecchia Europa prima dei giacobini, dei francesi. E lei, padre? «Non mi metta solo con quei buffoni del campanile». E con chi la metto? «Con il Vangelo, figliolo». Già, il Vangelo. La Messa in latino, la Serenissima. Attenti al passato. Monsignor Fiorini ha un sorriso furbesco. «Ma sono bravi quelli che vengono qua alla Messa in latino, sa? Belle famiglie». Ah sì? Sgualcisce il suo sorriso: «Perfettamente antichi». Pierangelo Sapegno ? pcm«»i osa Due immagini dei militanti della Lega Nord in piazza San Marco durante la trasmissione di «Pinocchio» Il bambino porta un cartello di protesta contro le richieste di arresto di leghisti avanzate da più parti Ogni domenica a Verona si celebra la Messa Tridentina con la liturgia in latino «Vogliamo l'Italia com'era un tempo La nostra Chiesa si è svenduta al paganesimo»
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