In manette il decimo uomo dell'Armata

In manette il decimo uomo dell'Armata Gli arrestati si difendono: «Non volevamo fare del male a nessuno» In manette il decimo uomo dell'Armata E' ilfratello del giovane a capo del commando di San Marco PONTELONGO (Padova) DAL NOSTRO INVIATO Paese di mosche, di campi, allevamenti di vacche e vitelloni, capannoni, fabbriche, fabbrichette, villette con l'orto attaccato e l'officina nel garage, capannoni, come questo qui che giace sulla riva del placido Bacchigliene, acqua verde che si muove lenta, infossato nella polvere. E' il capannone della Unifast, dove si fanno «carri miscelatori» per mangimi, un grande hangar da dove lampeggiano le fiamme ossidriche, dieci-quindici operai, uno extracomunitario che si dà da fare in cortile. Questa è l'azienda dei Faccia. Fausto, 23 anni, era (lo ha confessato lui) capo del commando che ha assaltato il campanile di San Marco. Luigi, 43 anni, è stato arrestato sabato notte, seguendo una pista che parte da uno degli apparati radio sequestrate nella campagne padovane e usati per disturbare il Tgl. La sorella Alessandra, 37 anni, è l'atnministratrice unica della srl (di cui gli altri due fratelli sono soci), costituita tre anni fa, quando i Faccia sono arrivati qui dal loro paese, Agna, dieci chilometri più in là, per comprare il capannone dal curatore di un fallimento. E' questa la fabbrica dei «carri armati» della VSA (Veneta Serenissima Annata), l'esercito secessionista uscita allo scoperto con l'azione in San Marco? Volevamo chiederlo alla signora Faccia, al direttore dell'azienda, a qualcuno che ci lavora dentro, ma ci hanno accompagnato al cancello della fabbrica, fino ad allora (ore 13 di ieri) aperto e subito dopo richiuso, inesorabilmente, sulla faccia di tutti. Alle 13, mentre nella questura di Verona il procuratore Papalia e i capi delle Digos venete davano la notizia dell'arresto di Luigi Faccia e mostravano alle tv il secondo «carrarmato» (in realtà un piccolo blindato telecomandato), nel capannone assolato della Unifast si respirava un certo smarrimento. La porta degli uffici era aperta, all'ingresso solo la signora delle pulizie che con gentilezza ci ha indicato la scala per salire in «direzione». Uffici piccoli e sobri, foto di cerimonie aziendali alle pareti con clienti o soci tedeschi. Due impiegati, una piccola riunione in corso nell'ufficio del direttore da dove, al messaggio della segretaria («Ci sono giornalisti che vogliono sapere...») emerge un signore gigantesco che dice poche parole: «Seguitemi». Lo seguiamo giù per le scale, ci porta al cancello mormorando: «L'azienda deve continuare a lavorare». Ma è qui che lavoravano i Faccia? Niente. Quando arriviamo ai cancelli, l'omone dice a un operaio di chiu¬ dere e due inferriate bianche scorrono su guide metalliche. Stop. Sarà questa la fabbrica dei «carri»? Il secondo mezzo esibito come un trofeo di caccia dagli inquirenti è ricoperto da lamiere assai simili a quelle che si intravedono nel capannone della Unifast. Si tratta di un mostriciattolo lungo 2 metri, largo uno e 20, alto 90 centimetri, con una carrozzeria spessa tre centimetri, i cingoli, un motore «millecinque», un apparato elettronico di radiocomando, due rozzi rostri sul davanti, un «veicolo da sfondamento», come ha detto il questore di Verona. Lo hanno trovato (coperto da un telo) in una cascina di Villa del Bosco, a due chilometri di qui. Accanto al piccolo mostro c'erano 84 taniche di carburante con lo stemma del Leone e la scritta VSA, Veneta Serenissima Armata. La Digos dice che è stato assemblato nell'officina di Flavio Contin, 44 anni, l'elettricista di Casale di Scodosia (uno degli otto di San Marco), a quaranta chilometri da qui. Ma è improbabile. L'officina, che in realtà è il garage della sua casetta, è molto piccola e ingombra di tubi al neon e vari materiali elettrici. Forse ci sta il secondo «carro», certo non il primo, quello usato nello sbarco in piazza San Marco. Più probabile che sia stato fatto vicino alla cascina dove è stato trovato e cioè a Pontelongo. I proprietari della cascina dove era ricoverato non sono stati arrestati, ma sono soltanto «indagati». L'impressione è che si usino le manette con una certa precauzione. Non si vogliono fare martiri né eroi. Bastano già gli otto di San Marco. E qui a Pontelongo, al bar Sport («dal Baffo») e al bar Milù (che una volta si chiamava «Dari» e dove ancora si ricordano di quando il boss della mala del Brenta Felice Maniero lasciava un po' di caffè pagati per i vecchietti dell'ospizio) si parla degli otto: «Si sono fatti prendere per qualcosa... Sono brave persone che lavorano e sono stufe di pagare...». Tira un'aria omertosa e rancorosa anche solo quando passa e ripassa, solo, sulla Uno dell'Arma, il maresciallo dei carabinieri: «Piano, che quella benzina lì la paghiamo noi». C'è chi dice di aver visto transitaI re su un tir il «carrarmato» numero 1, quello finito a San Marco, qualche giorno prima dell'azione. C'è chi dice che come quello ce ne sono «ben più di due»: «Se ci spaccano i maroni, qua vengono fuori cose grosse». Si racconta che la gente non solo è stufa, ma è anche pronta. Si fanno quelle guerre per gioco sui Colli Euganei che in realtà sono simulazioni, esercitazioni. Ci si spara proiettili finti, anche quelli che quando colpiscono lasciano ima macchia rossa sul bersaglio. Qiù a Pontelongo, quei proiettili si comprano al bar. Il sindaco, Adriano Camunian, è un professore di scuola, è del partito popolare, ha contro un solo leghista in consiglio. L'anno scorso la Lega ha preso il 25 per cento, neanche troppo. Dice che la gente è stufa, «irritata verso lo Stato centrale». Ma di qui alle armi e ai carri armati ce ne corre. Gli chiediamo cosa avrebbe pensato se una settimana fa gli avessero detto che una specie di carroarmato guidato da uno dei Faccia e forse uscito dal capannone che si trova quasi di fronte al municipio, avrebbe dato l'assalto a piazza San Marco. Risposta: «Avrei detto: ma siete matti?». Intanto è successo. Otto più due in carcere; un'altra decina di indagati; un'aria di sospetti che ammorba il Veneto e le sue campagne della bassa padovana, dove la vita non sembra felice, ma aspra come il dialetto usato come un'ossessione. Dal carcere i due Contin e Peroni fanno sapere attraverso il loro avvocato Gasperini (parlamentare della Lega) che «non volevano far male a nessuno», che oggi (ieri 12 maggio) avrebbero lasciato il campanile di San Marco, ripreso il furgone e tornati a casa. Dicono che il cannoncino non era un lanciafiamme, ma un «lancia acqua». Peccato che avesse due elettrodi sulla canna. E neanche le scintille della Serenissima sanno incendiare l'acqua. Cesare Martinetti Ancora numerose perquisizioni E cresce il numero delle persone sotto indagine Gli investigatori hanno individuato l'officina in cui il gruppo avrebbe costruito i due mezzi blindati ÌS ti ti ti ti ti ti ti ti ti 15 ti" i LAVAGNE) \lelle vicii nanze del ! Forte Brici ciò è stato ! ritrovato un i apparato I trasmittenj te utilizzato ! per le intrui sioni sul |To1. C0L0GN0U « coti! (Verona). Gli inquirenti lo indicano come il centro di coordinamento della «Serenissi ma Armata ». Vi abitano Andrea Viviani e Luca Peroni, due appartenenti al commando, e alcuni ! degli inda! gali ancora ! sconosciuti. URBANA (Padova). Qui abita Cristian Contin, nipote di Flavio, elettricista anche lui. I PIAN DI CA! STAGNE' ! (Verona). A I Nord Est I del capoi luogo; Coi mune di re! sidenza di I Moreno ! Menini, I ventanni, I studente. CARTURA (Padova). Gilberto Buson, 46 anni, sposato con 5 figli, abita in questo CASALE DI | SCODOSIA ! (Padova). Vi; abita Flavio ! Contin, elet-j Ideista di 55 ; anni, «guida» del i commando i entrato in | azione sul j campanile, j Nella sua of-i ficina sarebbero stati montati i due blindati dell'organiz izazione. Pian di Castagne CONSELVE (Padova). Vi abita l'elettricista Antonio Barison, il secessionista finito all'ospedale per un malore subito dopo il blitz dei carabinieri. | CASTION (Belluno). In un bosco j viene trovato il trai smettitore ! usato per lanciare i proclami sul Tgl, ì collegato ! ad un timer. BORGORIC- |co(Pado- i iva). i E' il paese in i i cui vive Giù-; : seppe Sega-' ito; ! detto «l'amibasciatore», ; presunto | ideologo dei I secessioniI sti veneti. AGNA (Padova). Comune di residenza di Fausto Faccia, dipendente di un'azienda metalmeccanica. | CORREZZOLA i 01 PADOVA. ! In un capanI none di villa : del Bosco era i nascosto il seI condo blinda! to della Serei nissima i Armata. Castion, o Borgoricco Lavagna Colognota ai Colli > SELLA LUDIGIANA (Lodi). Qui abita Luigi Faccia, 23 anni, fratello di Fausto, uno degli autori dell'assalto al campanile. LA MAPPA DELLA SERENISSIMA Il secondo mezzo blindato sequestrato l'altra sera: è lungo 2 metri, largo uno e 20, alto 90 centimetri, con una carrozzeria spessa tre centimetri, i cingoli, un motore «millecinque», un apparato elettronico di radiocomando, due rozzi rostri sul davanti. Un «veicolo da sfondamento», l'ha definito il questore di Verona LfflU Hi mm{£ Il segretario della Cgil Sergio Cofferati alla manifestazione in risposta all'assalto di venerdì Gli uomini della Digos controllano Ma Cacciari: «Attenti, se si accende chi ha la bandiera della Serenissima una miccia non si spegne più»