Scalfaro: bisogna fermare i sobillatori

Sgottare; bisogna fermare i sobillatori «Parlare di divisioni della Patria è grave, è gravissimo fare in modo che le persone si eccitino e commettano reati» Sgottare; bisogna fermare i sobillatori «Mi appello a magistrati e avvocati» ROMA DALLA REDAZIONE A quattro giorni dall'assalto a San Marco, il Presidente della Repubblica se la prende con gli «istigatori». «Parlare di divisione della patria è già grave - dice Oscar Luigi Scalfaro a Massa Carrara -, ma parlarne in modo che poi le persone si eccitano e si giunge ai reati è gravissimo. Mi appello...». Scalfaro fa una breve pausa e poi aggiunge: «Qui ci sono magistrati ed avvocati». Una frase non terminata, poi un riferimento agli uomini di legge. Subito dopo il Capo dello Stato insiste: «La patria è valore di tutti, e nella patria, comunque ognuno la pensi, comunque schierato, ognuno deve sentirsi in casa propria, di qualunque fede politica sia. Purché rispetti la Costituzione e le leggi». In altri discorsi Scalfaro parla di un «solenne giuramento» che tutti gli italiani devono fare «per amore di questa patria». Ma non è solo il Presidente della Repubblica che se la prende con chi può aver offerto alibi per un nuovo terrorismo separatista. Il vice-presidente del Consiglio Veltroni fa il nome del leader della Lega e attacca: «Bossi è un profeta di disastri. Le sue sono delle sparate che provocano in certi strati dell'opinione pubblica una situazione di attesa, evocando qualcosa che non si riesce poi a controllare». Scalfaro aveva anche detto che «bisogna stare attenti, quando si parla alle folle, ad usare terminologie che possono portare a conseguenze impreviste e imprevedibili», e Veltroni è d'accordo. Riferendosi ancora a Bossi il vice-premier dichiara: «Si buttano lì delle parole talmente forti che poi qualcuno pensa di tradurle in comportamenti... Si usano espressioni che dopo quello che è successo in questi anni in Europa dovrebbero essere misurate e ponderate, anche perché tanti ragazzi poi ci credono e vanno a rovinarsi la vita per entrare nel campanile di San Marco in omaggio alla Serenissima». Luciano Violante, presidente della Camera, scinde il comportamento della Lega dall'episodio veneziano, ma dice di essere rimasto colpito dal fatto che «un pezzo del Paese non ritenga l'accaduto gravemente negativo». E sull'assalto al campanile aggiunge: «Bisogna vedere bene e dare un'equa risposta, senza andare con mano eccessivamente pesante, ma ristabilendo un principio di legalità. Si è manifestato un meccanismo che può indurre ancora una volta al corto circuito tra uso della violenza e senso della dignità. Bisogna far capire che la violenza non ha dignità». Tra i rappresentanti dei partiti, il presidente di An Gianfranco Fini dice che Scalfaro fa bene a intervenire «quando qualcuno ha comportamenti che possono mettere in discussione i valori costituzionali», e precisa che «con le sue affermazioni Bossi finisce per diventare il mandante morale di chi passa dalle parole ai fatti». Anche Bertinotti, segretario di Rifondazione comunista, sostiene la «pericolosità» della Lega, e afferma che dietro le «azioni dimostrative» dei secessionisti del Nord-Est «ci sono degli interessi materiali», di cui gli assaltatori di San Marco sono il «braccio armato». L'ex presidente della Camera ed ex leghista Irene Pivetti dice che l'«aver sollevato gli animi è stato grave, ma quest'azione è stata anche legittimata da certa politica che prima critica l'operato della Lega e poi ne insegue i voti». Continuano le polemiche sulla mancata prevenzione di episodi come quello di Venezia. Tiziana Parenti, di Fi, accusa l'«inesistenza dei servizi segreti, e di questo il ministero dell'Interno dev'essere chiamato a rispondere», mentre i deputati leghisti Ballaman e Borghezio hanno chiesto a Napolitano di verificare «l'esistenza di eventuali collegamenti con strutture facenti capo a servizi segreti o ad ambienti estremistici da essi manipolati». Il presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro

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