Sinisi «Abbiamo previsto pericoli più ampi» di Gio. Bia.
Smisi Smisi «Abbiamo previsto pericoli più ampi» ROMA. «Non parlo per difesa d'ufficio, e le valutazioni politiche le farà il ministro in Parlamento. Voglio solo dire che certe critiche alla polizia di prevenzione sono incomprensibili e ingenerose: hanno fatto molto più del dovuto, e nella notte tra giovedì e venerdì, hanno offerto in pochi minuti elementi di valutazione importantissimi per decidere l'intervento». Giannicola Sinisi, sottosegretario all'Interno, è stato criticato a più riprese dai rappresentanti del Polo (ancora domenica sera in tv Casini e Gasparri, nei commenti elettorali) perché ha rivelato che quattro degli «assaltatori» di San Marco erano già stati individuati, ma senza essere fermati prima dell'attacco. Adesso replica, «non per difendere me stesso ma un'indagine brillantissima e ammirevole». Sottosegretario, molti dicono che l'intelligence non ha funzionato. «Io ho parlato non dei servizi segreti e dell'intelligence informativa, ma della polizia di prevenzione che svolge attività investigativa sotto la guida della magistratura. Ebbene, loro indagavano per un reato bagatellare, le interferenze tv che si risolvono con una multa, ma hanno avuto la capacità di prevedere un pericolo più ampio, mettendo in campo mezzi investigativi sofisticatissimi e impegnandosi moltissimo. E proprio il 9 maggio era previsto un incontro coi magistrati per discutere i prowedimenti da adottare». Ma se gli indagati erano seguiti, come hanno potuto andare in San Marco con tui mezzo cingolato? «I controlli non consistevano in appostamenti o pedinamenti di 24 ore al giorno, perché il reato sul quale si indagava era minore e perché è gente che abita in campagna, dove attività di questo genere sono difficilissime se non impossibili. In ogni caso, negli ultimi due giorni era risultato che si fossero allontanati dalle loro case, e la polizia s'era attivata per rilocalizzarli». E per le interferenze, non si potevano bloccare prima? «C'erano sospetti fondatissimi, non prove certe, e i sospetti non si traducono immediatamente in provvedimenti d'arresto. I tempi di un'indagine, poi, sono scanditi dall'autorià giudiziaria. Ma grazie all'indagine svolta, la polizia nel corso della notte ha subito ipotizzato che il presunto blindato potesse essere un mezzo agricolo, un'informazione che è stata determinante per decidere l'intervento», [gio. bia.]
Persone citate: Casini, Gasparri, Giannicola Sinisi
Luoghi citati: Roma
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