le due Torino che non si parlano di Massimo Gramellini

le due Torino che non si parlano le due Torino che non si parlano le anime della città, tra rabbia e speranza pano, i negozi chiudono, persino i vigili si rifiutano ormai di entrare al Balon. Il sindaco potrà far poco, ma fra il poco e il fregarsene c'è differenza». Carpanini lo provoca: «Lei ha paura della concorrenza del venditore di spugnette!». L'altro quasi lo azzanna: «Che spugnette e spugnette! Io ho paura di spacciatori e papponi». E' la paura di molti, ma non dei ragazzi bruciati di padre Rambo. Come Gaetano, due occhi senza illusioni che bucano lo sguardo: «Qui non c'è neanche un marocchino: siamo già abbastanza schifosi noi. Guardi le mie mani, una porta la pace, l'altra la guerra. Avete vinto? Allora agi- te. Ma in fretta. Non abbiamo altro alla Falcherà, neanche uno schifoso cinema: solo la palestra di don Mario. O Castellani diventa Robin Hood e ci dà una mano a metterla su bene, oppure lei qui non entra più»..Che silenzio, adesso. E che rumore poi. Parlano tutti e nessu¬ no ascolta, tranne padre Rambo: «Ora basta. Sono un uomo di sport e ho sempre alzato la mano di chi mi ha battuto. Spero che mi aiuterete, anche se non sono dei vostri». Carpanini si rianima: «Facciamo una gara per il bene e alle prossime elezioni riprendiamo la guerra». 50,4 PER CENTO Fosse così semplice. Eppure è indispensabile. «Se le due Torino non si incontrano - ammettono Rosso e Carpanini - la città sprofonderà nei microegoismi: l'abusivo che invidia il commerciante che odia il supermercato e tutti e tre che detestano il nomade». E' già questa la realtà. La politica ha parole e soprattutto tempi che non sono più quelli della gente. Nemmeno della gente di sinistra, seduta composta dentro una scuola di via Artom, l'unica circoscrizione cittadina rimasta all'Ulivo. I toni sono meno concitati, l'organizzazione migliore e l'applauso per Carpanini coreografico, ma l'umore complessivo non è troppo diverso dalla palestra di padre Rambo. Si parla di case che non si fanno e di vigili che non arrivano. Anche qui l'unica fiammella accesa brilla nelle mani di un prete, don Silvano, un doncamillo rosso e piemontese che dice «per piasi» e «veniamo al dunque». Ha votato Castellani perchè «con questa Giunta siamo riusciti a fare delle cose». L'ideologia è un balocco da lasciare ai più anziani. Al signor Nicola Petrasanta, per esempio, che si rinserra nella sua tuta colorata come un albanese e prova a guardare negli occhi il diavolo Rosso: «Voi avete vinto a San Salvario, dove la gente ha sempre avuto il grano e ignorato i poveri, finché un giorno non se li è trovati contro. Noi i nostri poveri invece li abbiamo sempre curati». Ci si comincia a parlare, finalmente. Carpanini dice: «Collaboriamo» e Rosso pone le condizioni: «Il segretario provinciale pds ha detto ai nostri presidenti di circoscrizione: "Ve lo scordate il decentramento". Non è un buon modo per iniziare a volersi bene. Castellani chiederà il nostro voto perché Rifondazione ha già detto no a metropolitana, piano regolatore e alta velocità. Ma lo avrà solo se rinnegherà pubblicamente l'alleanza frontista con Bertinotti. I pidiessini sono tornati comunisti, ma senza gli ideali di una volta. Castellani è solo la faccia minchiona di un progetto autoritario». Inutile dire che le ultime parole Rosso le pronuncia dopo essere uscito: altrimenti l'incantesimo sarebbe finito subito e già ieri sera 50,4 più 49,6 sarebbe stato di nuovo uguale a zero. Massimo Gramellini Rosso (Forza Italia): se la sinistra significa popolo, allora la vera sinistra di questa città siamo noi A sinistra via Artom A destra il vice sindaco Domenico Carpanini

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