Torino, il ribaltone di Castellani di Diego Novelli

Torino, il ribaltone di Castellani Dopo l'apparentamento con Rifondazione il sindaco professore ha riconquistato i quartieri operai Torino, il ribaltone di Castellani Voti dai leghisti. «Ma nessuno mi condizionerà» TORINO. Risse, duelli, emozioni. E, alla fine, tutto come prima: Valentino Castellani è ancora sindaco e si prepara a traghettare la città oltre il Duemila. I partiti del centro-destra si accomodano sui banchi dell'opposizione, che in Sala rossa distano da quelli di maggioranza giusto lo spazio per impedire un colpo di sciabola. E, l'altra notte, qualcuno sosteneva che la prudenza degli antichi potrebbe rivelarsi utile anche nei giorni del voto elettronico. Ma, dimenticati i veleni, era notte di sorrisi e champagne per gli amici del professore. E di festa grande per gli uomini di Fausto Bertinotti, i nuovi «parenti» dell'ex maggioranza di sinistracentro. I numeri sembrano dar ragione ai comunisti: Castellani ha fatto il «pieno» nei grandi borghi operai che il 27 aprile si erano arresi per la prima volta al governo delle destre. Con Ulivo e Rifondazione in guerra, nove circoscrizioni su dieci erano andate al Polo: comprese Falcherà, Vallette e la mitica San Paolo dove Diego Novelli non è mai arrivato secondo. Domenica il ribaltone: sette circoscrizioni su 10 hanno premiato l'apparentamento, all'ex ministro sono rimasti il vecchio centro liberale, San Salvario e poco altro. Il nuovo-vecchio sindaco ha già fatto sapere che i paragoni romani gli piacciono poco: «Non spunto da Prodi come da una matrioska. Ho poteri diversi, io». Un grazie a Rifondazione, che ha portato in municipio 8 consiglieri sui 30 della maggioranza. Ma nessuno, dice, lo condizionerà. Per il resto, avanti co- me prima, possibilmente meglio: «Non sarò mai il sindaco sceriffo che qualcuno vorrebbe. Non mi piace la democrazia mu¬ scolare». Autocritica: «Dobbiamo passare più tempo in mezzo alla gente, per farci capire. A volte onestà e lavoro non basta¬ no». Come ha potuto Castellani rimontare gli otto, pesantissimi punti che lo separavano da Costa? E' vero che quattro anni fa riuscì in un'impresa apparentamente più difficile, perché più lontano era Novelli. Ma, allora, sul professore erano piovuti i consensi del centro-destra cancellato al primo turno e rassegnato al principio del male mi¬ nore. Domenica, secondo Datamedia, la parola decisiva potrebbero averla pronunciata gli elettori della Lega Nord. Molti tra i seguaci di Bossi hanno scelto mari e monti. Ma il 47 per cento di quelli che sono andati a votare lo hanno fatto per scegliere Castellani, e solo il 53 per cento ha preferito Costa. Un pareggio che ha lasciato le cose come stavano dopo gli apparentamenti: Ulivo più Rifondazione valevano 250 mila voti, Polo più verdi-verdi 244 mila. I duellanti si sono spartiti anche le spoglie delle liste minori: socialisti pro-Costa, Rinnovamento pro-Castellani. Né all'ex ministro sono bastati i voti in libera uscita dei comunisti insoddisfatti dell'accordo elettorale: ogni cento elettori di Rifondazione, 13 hanno dichiarato di aver preferito il centrodestra. Numeri da prendere con le molle. Tuttavia, insieme disegnano un quadro virtuale che lo spoglio ha confermato. Tra il primo e secondo turno (e senza contare gli apparentamenti) Castellani ha conquistato 22 mila consensi, Costa 23 mila. E in questo ultimo dato c'è tutto il senso della sconfitta del Polo, maturata per 4709 voti. L'ex ministro era ben conscio di doverne conquistare almeno 30 mila. Ne contava 15 mila tra piccole liste ed elettori che al primo turno avevano disertato i seggi, gli altri sarebbero arrivati dalle truppe di Domenico Cornino, il segretario della Lega piemontese che abita a due passi da casa Costa. Non è andata così, ed ora il centro-destra è diviso tra chi accusa il sindaco mancato di aver condotto una campagna elettorale :irlata al punto di spaventare i moderati (il presidente della Regione Giugo, esponenti di cdu e ccd) e chi invece difende la sua scelta di attacco come l'unica possibile e a conti fatti quasi vincente (Alleanza nazionale). Festeggia l'Ulivo, fatica a riaversi il Polo. Il primo gesto politico è della Lega Nord, che ha avuto due settimane per metabolizzare la sconfitta del 27 aprile. E' un siluro di Cornino al segretario torinese del Carroccio, Roberto Pesce. Giura Cornino che la sconfitta di Costa non c'entra, che il Carroccio ha bisogno di rilanciare l'attività politica da queste parti. Per cominciare si è affidato a Matteo Brigando ex senatore, avvocato di Farassino prima e di Bossi ora. Un commissario leghista e siciliano nella prima città meridionale del Nord. Ma anche questo, sostiene Cornino, non è un segnale. Giampiero Paviolo A sinistra il sindaco confermato di Torino Valentino Castellani A destra l'incontro con la gente in piazza LI RIMONTE DIL PROFESSORI PRIMO TURNO 6 GIUGNO BALLOTTAGGIO 20 GIUGNO DIEGO VALENTINO NOVELLI 38,7% CASTELLANI 57,3% VALENTINO • DIEGO CASTELLANI 21,4% • NOVELLI .42,7% PRIMO TURNO 27 APRILE BALLOTTAGGIO 11 MAGGIO RAFFAELE VALENTINO COSTA 43,2% CASTELLANI 50,4% VALENTINO RAFFAELE CASTELLANI 35,3% COSTA " 49,6% Diego Novelli Raffaele Costa

Luoghi citati: San Paolo, Torino