«Nessuno ha vinto, bene per la Bicamerale»
«Nessuno ha vinto, bene per la Bicamerale» Il Capo dello Stato: l'Italia ha il diritto di vedere le riforme, soprattutto quella della giustizia «Nessuno ha vinto, bene per la Bicamerale» Scalfaro: il «pari» alle elezioni favorisce l'accordo MASSA DAL NOSTRO INVIATO Apparentemente in punta di piedi, cauto, riparandosi dietro la fragile protezione di un aggettivo che qualifica come «personale» il suo giudizio: il paravento, però, vola via subito quando il Capo dello Stato entra, con un gesto inatteso, nel dibattito politico del dopo ballottaggio. Ed analizza un voto «senza grandi vittorie e grandi sconfitte» che, proprio grazie a questa caratteristica, potrebbe favorire i diffìcili equilibrismi cui è chiamata la Bicamerale, specie in tema di giustizia. E', questo, l'unico momento di relativo ottimismo in una giornata su cui ancora gravano atti e parole che potrebbero, secondo il Quirinale, precipitare lo Stato in inferni «imprevisti ed imprevedibili»: Scalfaro parla, con preoccupazione, del commando che ha assaltato San Marco. Ma, con ancor maggiore allarme, cita quei cattivi maestri che «seminano discordia» con le loro arringhe inneggianti alla divisione o cinicamente pronti ad istigare al «reato». La magistratura, tuona il Presidente quasi rabbioso, non può e non deve ignorare questi tentativi di smembrare il Paese né chi li nutre immergendoli in una cultura di ribellione talmente insinuante da coinvolgere, addirittura, gli alpini, da sempre simbolo di paziente ed indiscussa fedeltà all'Italia unita. Un disagio da scrutare con preoccupazione, come un'ipotetica, incipiente epidemia. Ripercorriamo, allora, questa giornata che Scalfaro divide tra Massa e Carrara per celebrare il cinquantenario della medaglia d'oro concessa al gonfalone della Provincia. E' un Presidente apparentemente pacato quello che, in mattinata, parlando in prefettura a politici ed amministratori di varie ideologie, propone il suo «pensiero personale sulla competizione elettorale». «Ho una preoccupazione avverte -. La Bicamerale». Parte da lontano, il Capo dello Stato. Ricorda che il mondo politico discute di ri¬ forme da 15 anni e che l'Italia ha «il diritto di vedere posti i punti fondamentali di questa pagina nuova». Ecco, allora, quel «pensiero personale» che a qualcuno è, invece, sembrato un'invasione di campo: il risultato del voto, «senza grandi vittorie e grandi sconfitte che avrebbero, fatalmente, avuto ripercussioni, può aiutare nel proseguire un dialogo fondamentale». Vale a dire: nel rapporto tra Polo ed Ulivo la debolezza di ognimo è la forza dell'altro. E viceversa. Scalfaro non ha dubbi: questo confronto potrebbe condurre a risultati di «stabilità nuova per il Paese». E, fra tutti i temi che la Commissione ha sul tappeto, evoca ed invoca quello della giustizia: «Una grande pagina» che la gente vuole «senza squilibri». Sibillino, il Capo dello Stato: che cos'è questo paventato rapporto disarmonico? Forse il tanto temuto colpo di spugna per cui, nelle scorse settimane, è sceso in campo anche il procuratore di Milano Borrelli? Il Paese chiede «fraternità», unità: ecco che la conversazione dai toni sommessi diventa, poco dopo, quasi incendiaria. In piazza degli Aranci arriva l'anatema contro quella politica intessuta di ingiurie che mostra «una mancanza di senso dello Stato e della responsabilità». Il Presidente si richiama ai suoi ricordi di costituente e di parlamentare che ha visto lo scontro politico diventare, a volte, addirittura scontro fisico: «Mai accuse, però, mai insinuazioni personali che spezzano un rapporto umano. Mai!». Nessun nome, è ovvio: ma non è difficile ricordare il feroce botta-risposta a distanza delle scorse settimane con Fini. Così come non è difficile cogliere l'eco di certi sulfurei discorsi di Bossi neh'ammonimento: «Dobbiamo stare attenti ad usare, quando ci si rivolge alla folla, parole che possano portare a conseguenze impreviste ed imprevedibili». E', questo, l'humus che bisogna spazzar via. Per favorire la pulizia, Scalfaro si appella «a giudici e av- vocati» quasi a richiamarli al dovere di intervenire contro chi istiga ad infrangere la legge. Un richiamo appena accennato che ripercorre l'analogo incitamento pronimciato a Bari, il 15 settembre scorso, quando le falangi leghiste incominciavano la loro marcia lungo il Po. Non si è ancora spento il clamore per la protesta delle Penne Nere durante la sfilata dell'altro giorno a Reggio Emilia. E il Capo dello Stato che l'ha sentita bruciare sulla propria pelle dà, oggi, il suo avallo alla condanna con cui il presidente dell'Ana ha «bollato il gesto di chiudere il tricolore davanti alle autorità. Un gesto, anche contro ogni volontà, irriguardoso nei confronti della bandiera». Alpini, attenti al contagio, avverte Scalfaro, assimilando con qualche salto logico e politico l'atteggiamento di veci e bacia a quello del commando di piazza San Marco: «Attenti ad essere seminatori di ordine, disciplina, fratellanza, pace e non, invece, di discordia e divisione portando dei giovani a commettere fatti inconsulti e gravi contro l'unità dello Stato. C'è bisogno di solidarietà fattiva e serena». Renato Rizzo Il Presidente replica all'«offesa» degli alpini «Attenti ad essere seminatori di pace e non di discordia, andando contro l'unità d'Italia» k rio del pds è i C till A sinistra il presidente della Bicamerale Massimo D'Alema con il segretario della Lega Umberto Bossi A destra il presidente della Repubblica Scalfaro
Luoghi citati: Bari, Italia, Massa, Milano, Reggio Emilia
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