Valona, assalto al commissariato di Vincenzo Tessandori

Vqlona, assalto al commissariato La violenza dilaga, a Tirana operaio italiano ferito da un proiettile vagante Vqlona, assalto al commissariato Feroce battaglia tra le bande, tre morti VALONA DAL NOSTRO INVIATO L'inferno, a Valona, arriva con il buio. E ieri, sicuri di godere di una totale impunità, hanno dato l'assalto al commissariato, e si sono sparati per strada. Fuoco incrociato di kalashnikov, raffiche rabbiose, brevi e lunghissime, e colpi di bombe a mano in un crescendo agghiacciante. E' una guerra per bande annunciata, e non si sa quanto temuta. Tre morti, nel quartiere di Cole, che è fra i più esposti all'avida attenzione di banditi, contrabbandieri ed ogni razza di criminale. La polizia di Valona non è né peggiore né migliore di quella di ogni altra città albanese. Ora toccherà agli italiani tentare di sollevarne il livello. Nel sole di una mattinata appena ventosa, ieri, Milto Korda, il capo, aveva parlato a lungo con il generale Luciano Forlani, comandante della Forza multinazionale di protezione. E con gli altri dignitari locali aveva presentato agli italiani una lunga «lista della spesa». Queste, per Valona, sono giornate di duelli non soltanto politici. Scontri fra bande, dunque e, poco lontano dalla scuola media Ali Demi, l'altra notte avevano fatto scoppiare un ordigno. Poi c'erano state sparatorie e morti ammazzati, per strada. E ieri mattina uno della scorta di Milto Korda affermava che nella notte si erano consumate nuove vendette, lì nelle vie sbarrate dalle carcasse di auto messe a far da barriera. «Sette uccisi», assicurava. Ma nessuna conferma. E aggiungeva pure un'altra tragedia, nel racconto: «Si è rovesciato un gommone di profughi e i morti sono 16». Ma ancora nessuno li piangeva. L'esodo continua e 50 clandestini sono stati intercettati ieri sulla costa di Brindisi. Così, mentre a Valona si minaccia e si promette, a Tirana si è, come dire? Inaugurata la campagna elettorale, e con i soliti metodi. Il leader socialdemocratico Skender Gjnushi ha denunciato un'aggressione proprio nei pressi del Palazzo della Presidenza. Fatos Kharda il Kalashnikov non lo molla mai. «Perché ci sono i serbi, che ci circondano, e i greci, che ora sonoa rrivati qui». U tempo sembra essersi fermato per questo omino, tutto spigoli che fa la sentinella alla scuola media Ah Demi, quella in viale Democracya, dove si tiene la riunione che prepara il gran Consiglio dei Comitati di salvezza sorti al Sud previsto per venerdì prossimo. Kharda non lo dice, ma da come stringe il mitra sembra proprio rimpiangere gli anni bui nei quali questa era un'isola. Ora fa la sentinella, fuori, e dice che «Sì, ne ho ammazzati tanti di uomini». E forse sogna guerre mai combattute. E suo figho, Artim, che ha 10 anni e mdossa la vecchia maglia viola di Giancarlo Antognoni, lo guarda e ripete a memoria: «Sah Berisha he preso i nostri soldi». Ma non lo dice soltanto lui, questo. Lo dicono in tanti.. Nell'aula magna si danno la mano quelli di Saranda, di Pepelene, di Argirocastro, di Lushnja, di Berat, eh Memaljiai, naturalmente di Valona. Devono discutere l'articolo 3 del «Contratto pohtico» sottoscritto l'altro giorno a Tirana e che dovrebbe portare alle elezioni: quello sullo sciglimento dei comitati. Ma nessuno tollera di «essere dimesso» e Dashmir Beja, portavoce di Valona, osserva che «I comitati sono espressione della base e lo scioglimento avverrà per decisione collettiva», non perché qualcuno a Tirana ha stabilito così. E quando si scioglieranno i Comitati? Nessun dubbio, dicono: il 16, vale a dire due giorni dopo la firma del decreto da parte del presidente Berisha. Il che significa che nessuno rinuncia a questo gioco d'azzardo balcanico che potrebbe regalare qualche coriandolo di guadagno ma anche il disastro collettivo. Dashmir Beja, che faceva l'insegnante, ora avverte che il nodo non è lo scioglimento dei comitati, anzi, i nodi sono due: il denaro bruciato dalle finanziarie a piramide; Berisha, naturalmente, che farebbe bene a togliersi dai piedi, «Meglio se prima delle elezioni». Ecco, venerdì si terrà il gran consiglio del Comitato Nazionale formato da 27 Comitati cittadini di 15 membri, più quello di Valona che ne conta 35. Perché, spie¬ ga Dashmir Beja, «Noi siamo i più grandi, perché la protesta è scoppiata qui e per la crisi albanese o si troverà qui la soluzione o non si risolve niente e se qualcuno dimentica Valona, non si arriverà a nulla». Anche a Tirana la violenza non si ferma. Un operaio italiano, che prendeva il sole, è stato ferito da un proiettile vagante. Non è grave. Vincenzo Tessandori Ribelli albanesi di pattuglia nel porto di Saranda

Persone citate: Ali Demi, Berat, Berisha, Fatos Kharda, Giancarlo Antognoni, Korda, Luciano Forlani

Luoghi citati: Brindisi, Saranda, Tirana