«Non toccate le penne nere»

«Non toccate le penne nere» Rigoni Stern: nessun governo sarà tanto sciocco da cancellarle «Non toccate le penne nere» GLI alpini protestano, civilmente e democraticamente, alla presenza di Scalfaro e di Andreatta. Ossia del Presidente della Repubblica e del ministro della Difesa. Non era mai accaduto. Ricordo che si protestava per la deca, il soldo: al comando «Rompete le righe!» alla fine dell'istruzione o della marcia protestavamo «deca!» quando il sergente furière ci ritardava qualche giorno il pagamento. Brontolavamo per il rancio quando era scarso e avevamo fame arretrata più della deca; brontolavamo per mille altre cose che la naja ci propinava; con il caporale, con il sergente, con il comandante di plotone (raramente); ma il capitano era il capitano e con lui si scattava anche quando sarebbe stato il caso di protestare. Il maggiore comandava il battaglione e quando entrava in caserma si schierava la guardia e suonava l'attenti. Il colonnello era il Padreterno. Il generale? E quando vedevamo un generale? Ora gli alpini, quelli in congedo, protestano davanti al Capo dello Stato e davanti al ministro della Difesa! A Reggio Emilia, la città del tricolore nella ricorrenza del secondo centenario, nella città del generale Gasuza, Reverberi, quello della Tridentina a Nicolajewka. E perché protestano così civilmente, portandosi il cappello a coprire il cuore, e simbolicamente ammainando il tri- colore (arrotolandolo) che portavano sfilando schierati? Come saranno rimasti Scalfaro e Andreatta? Dopo la storia del campanile di San Marco ci mancava anche questa! Naja potente! dicono gli alpini, vogliono ridurci, eliminarci dall'esercito per ragioni economiche e strategiche: le Alpi non sono più una frontiera minacciata. Né Francia, né Svizzera, né Austria ci mostrano ostilità; tutt'altro. E poi c'è l'Europa, la Federazione: dopo la moneta comune ci sarà anche l'esercito comune, non ci sono frontiere come al¬ l'epoca dei nonni. Già ora ci sono scambi anche tra le Forze Armate. Vediamo in Albania. Ora le frontiere da difendere sono a Sud: è il Mediterraneo la zona più da tenere sottocchio; il Nord Africa, il Mediterraneo. E poi l'Italia deve fare econoriùa e voi costate... Già, le Alpi, gli alpini. Dicevo un giorno a chi tanto sosteneva l'istituzione di Parchi naturali che in montagna è meglio avere un villaggio abitato che un branco di camosci e ora con lo stesso spirito dico che è meglio avere qualche buon battaglione di alpmi che reparti di professionisti perfettamente addestrati e equipaggiati, ma forse solo pieni di «spirito militaresco» efficientissimo. Alpini per i terremoti (Friuli), alpini per i disastri (Vajont), alpini per le alluvioni (Piemonte). Alpini persino in Sicilia per dare fiducia contro la mafia. (Un magistrato di Palermo mi diceva che gli davano tanta sicurezza e tranquillità). Allora, Alpini, rimettetevi pure il cappello in testa, sciogliete pure il tricolore che avete arrotolato; credo che nessun Capo di Sato, che nessun ministro sia tanto sciocco da cancellarvi. Cosa sarebbe la nostra storia senza di voi? Mario Rigoni Stern Prodi e il presidente dell'associazione alpini Caprioli

Persone citate: Andreatta, Caprioli, Mario Rigoni Stern, Reverberi, Rigoni Stern, Sato, Scalfaro