Prodi: «Il governo resiste»
Prodi: «Il governo resiste» Prodi: «Il governo resiste» Sul voto premier cauto: «Parlerò oggi» BOLOGNA DAL NOSTRO INVIATO «Parlerò domani (ndr, oggi per chi legge) - dice Romano Prodi alle 23,30 - sui sondaggi non servono le parole». Dev'essere l'effetto pessimismo, che aleggia fra i suoi uomini. Vanno e vengono nello stretto vicolo di Bologna, dove abita il presidente. Le elezioni sono andate e belle speranze quando il giorno si chiude non sembrano essercene molte. Mancavano dieci minuti alle dieci, quando dal portone di via Gerusalemme era uscito Gianni Pecci, direttore generale di Nomisma, uno dei principali collaboratori del presidente del Consiglio: «Aspettamo l'esito delle elezioni, che mi paiono d'altro canto abbastanza scontate. A Milano vince Albertini, a Torino Costa, a Pordenone la Lega». E a Trieste Illy, gli avevano aggiunto i cronisti. «Sì. Forse. Non credo ci siano sorprese». Dieci minuti dopo arriva Arturo Parisi, sottosegretario alla presidenza. Commenti? Nessuno. Poi tornano Pecci e gli altri. Prodi neanche s'affaccia. La domenica, questa volta, ha preferito passarla così. La messa al mattino, la passeggiata in piazza Maggiore, la visita alla tenda allestita per la donazione e il trapianto di organi, un lungo pomeriggio casalingo a guardare le Ferrari e ad aspettare il voto di Milano e Torino parlando con gli amici. Una domenica senza troppe parole, senza troppe polemiche. Dopo i fischi di sabato, mischiati agli applausi, nella sua Reggio Emilia, al raduno degli alpini, e tre giorni dopo i fatti di Venezia, l'avventurosa occupazione di San Marco. Ieri, erano toccate al presidente Scalfaro le contestazioni degli alpini, e allora i cronisti hanno accerchiato Prodi all'uscita della messa, gli hanno chiesto un commento. «Ci sono sempre degli sconsiderati», ha detto allontanandosi verso piazza Maggiore. Poi, davanti ai microfoni della Rai: «Quelli che fischiano così sono solo degli sconsiderati. Ma la grande forza della democrazia è di assorbire anche gli sconsiderati. Questa è la grande forza della democrazia e di un Paese maturo e io credo che adagio adagio si riuscirà anche a fare questo». I giornalisti però hanno insistito: non si corre il rischio di perdere il senso del proprio Paese mentre si sta entrando in Europa? E lui, il premier: «Non vorrete mica che tutti applaudano. La democra- zia è questa. Il problema è resistere e andare avanti e dimostrare di avere governato bene. Dopo un po' di tempo si potrà capire se sono più giusti i fischi o gU applausi, se hanno avuto ragione quelli che erano d'accordo. Poi, c'è un'altra cosa da aggiungere: i fischi fanno sempre notizia, gli applausi no. Credo che il giorno in cui non si dovrà più parlare di fischi, vorrà dire che non funziona più la democrazia». Ieri, comunque, nell'assolata Bologna di mezzogiorno, i fischi non ci sono quasi stati. Romano Prodi s'è fatto la sua tranquilla passeggiata nella piazza grande, in mezzo alla folla della domenica, e sotto lo sguardo attento degli uomini della scorta. A un certo punto, si sono avvicinati una decina di ragazzi per chiedergli l'autografo da scarabocchiare sui biglietti dell'autobus e sui depliant pubblicitari che gli porgevano. Solo un giovane da lontano gli ha gridato «buffone». Prodi s'è fermato, girandosi a guardarlo. «Che cavolo guardi?», ha ringhiato il ragazzo. La cronista dell'Ansa s'è messa a ridere: cosa deve scrivere? «Metto i bip bip sulle parolac¬ ce?» E Prodi: «Scriva che guardo proprio quello». Poi, mentre finisce la passeggiata, le ultime domande. C'è una lettera della Commissione europea che sembra tanto una nuova bocciatura sui conti dell'Italia. Prodi dice che non l'ha ancora vista, que- sta lettera, ma che secondo lui «si tratta solo di un documento di routine, che tutti gli anni arriva e che riguarda non soltanto l'Italia, ma, se ho ben capito, nove o dieci Paesi della Comunità europea. Vedremo quando arriverà, ma ho la netta sensazione che proprio di questo si tratti, che sia cioè la lettera che tutti gli anni viene comunicata ai governi che non hanno ancora rigorosamente costruito il piano di convergenza, e quindi la maggioranza assoluta dei governi europei, per ricordare i punti che devono essere adempiuti. Immagino si tratti di questo. Vedremo. Domani, comunque, il ministro del Tesoro sarà alla riunione dell'Ecofin e quindi tutto questo verni chiarito». Pierangelo Sapegno Poi torna agli alpini «Quelli che fischiano sono solo degli sconsiderati. Ma la grande forza della democrazia e di un paese maturo è assorbire anche loro» Per il presidente del Consiglio una domenica a Bologna senza troppe polemiche guardando le Ferrari e aspettando gli esiti Il presidente del Consiglio Romano Prodi
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