« Sarò il sindaco di tutti » di Luciano Borghesan

« Sarò il sindaco di tutti » « Sarò il sindaco di tutti » «E ora ricuciamo il dialogo» TORINO. «Sarò il sindaco di tutti i torinesi». Riprende così il mandato di Valentino Castellani al timone del Comune. Da Palazzo Civico, guiderà la città al Duemila. C'è entusiasmo intorno a lui. Centinaia di sostenitori, cittadini che l'hanno incitato a non mollare, lo circondano nella sede del suo comitato elettorale, in via San Pio V, poi in Municipio. Il Professore (del Politecnico) ha battuto l'avversario del centro destra, Raffaele Costa, al fotofinish, uno sprint interminabile: 272.711 voti contro 268.008, il 50,4% contro il 49,6. Applausi da rovinarsi le mani. Urla: «Valentino, Valentino, Valentino». Al popolo dell'Ulivo si unisce quello di Rifondazione comunista: «Discorso-discorso». Telecamere accese, microfoni aperti, Castellani cadenza frase dopo frase: «E' stato un confronto molto aspro. La città non si aspettava un confronto su certi toni e solo su certi argomenti, sento la responsabilità di essere il sindaco di tutta la città. Ringrazio prima di tutto i 272 mila che mi hanno confermato la fiducia o me l'hanno data per la prima volta, assicuro però gli altri che sarà mia preoccupazione di avere un atteggiamento di attenzione, di ascolto. Ho imparato facendo il sindaco in questi 4 anni e anche dai colleghi, che i nuovi sindaci sono interpreti di un progetto politico, con precisi obiettivi, da realizzare. Sono prima di tutto i sindaci delle città». Una brevissima pausa. Al suo fianco ha la moglie Pierangela, i tre figli Valentina, Enrico e Stefano. Riprende: «Venendo qui questa sera mi veniva in mente una frase di Norberto Bobbio, non la ricordo letteralmente, ma ricordo il senso: "La democrazia la si conosce praticandola". La convivenza civile in una città è fatta di un clima di rispetto, delle ragioni degli uni e degli altri, di una coesistenza dentro le regole. Questa è la mia regola fondamentale, e spero che rapidamente gli echi di questa campagna così aspra si spengano e si riprenda o i e a . n , i i a o e . i o : n o a a a un cammino che per Torino è faticoso, solo chi l'ha cominciato sa che è doveroso proseguirlo». Il 17 gli ha portato fortuna. Sarà ancora Castellani il diciassettesimo sindaco della Mole. Dal dopoguerra. Aveva conquistato il Comune nel '93, ma per 15 giorni l'aveva quasi perso. In due settimane ha risalito una china ripidissima. Il 27 aprile, il candidato del Polo, Costa, lo aveva distanziato dell'8%, oltre 43 mila voti. Il Professore, dapprima, ha agganciato l'appoggio di Rifondazione (53 mila), poi ha macinato consenso dopo consenso tra chi non aveva votato, anche tra chi aveva espresso preferenza per il suo avversario ài primo turno. Confronti a ripetizione, comizi in piazza, in tv, davanti alle categorie. A Torino sono arrivati tutti i big per strappare l'ultimo voto. Per lui D'Alema, Bertinotti, Mattarella,' Maccanico, Manconi. Un test nazionale. E la sfida da battaglia è diventata guerra, rasentando l'insulto, arrivando alle que¬ rele. «Sono abituato alle rimonte» aveva detto. Già nel '93 aveva recuperato il 15% nei confronti dell'avversario di allora, il re delle preferenze, Diego Novelli. Al ballottaggio aveva vinto alla grande. Altri tempi: non c'erano Forza Italia e il Polo, e come alternativa aveva la sinistra storica. Lui vinse con pds, verdi e ima lista della società civile, Alleanza per Torino. 1997, scenario completamente cambiato. C'è Forza Italia, c'è il Polo, e soprattutto c'è una comunità angustiata dalla crisi con altri problemi che si accavallano nelle stagioni delle difficoltà, a partire da quella presenza, difficile da controllare, degli immigrati che finiscono per diventare manovalanza della criminalità. Ed è in questa piaga che Costa gli ha sferrato l'attacco più duro. Un'altra rimonta. Castellani è stato di parola. Grazie all'apporto di pds, ppi, verdi, alleanza per Torino, pensionati, e, per il ballottaggio, di Rifondazione. Che giornata! Il Professore ha seguito i risultati nella sua casa. Prima era stato al Regio, a vedere l'Otello, poi - sempre con la consorte si era recato a messa. Si è riposato fino alle 21, quindi la lunga attesa. Alle 23 la prima previsione convincente: «In testa». Ora è felice, ma non nasconde l'amarezza per la conflittualità toccata nello scontro con il rappresentante dell'altro 49,6 per cento della città. Pensa a Costa, il suo rivale. «Non l'ho più visto dall'ultimo "faccia a faccia", venerdì sera dice -. Non ci siamo neppure salutati. Bisogna ricostruire Ù dialogo». Poi pensa alla sua coalizione: «Ringrazio chi mi ha votato. Sono contento di rappresentare anche gli elettori di Rifondazione, hanno esigenze reali, valori che condivido». La squadra? «Ho indicato 31 persone. Tutte valide. Ma soprattutto con contenuti che ci uniscono». Luciano Borghesan «Adesso che la campagna è finita bisognerà lavorare parecchio Resta l'amarezza per una sfida dai toni inconsueti che mi ha deluso Il mio avversario? Dopo l'ultimo dibattito è sparito»

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