«Ho perso, ma che rincorsa» di Fabio Poletti

«Ho perso, ma che rincorsa» «Ho perso, ma che rincorsa» Fumagalli: mi sono mancati i faccia a faccia MILANO. Cauto, alle 22: «Siamo ai primissimi dati, non è possibile fare valutazioni». Preoccupato, alle 23: «Grazie di tutto, comunque». Rassegnato, tre quarti d'ora dopo, quando i sei punti che lo distanziano da Gabriele Albertini, appaiono insormontabili: «La montagna era ripida, siamo arrivati quasi in vetta». Tracolla nella sera, Aldo Fumagalli, il candidato dell'Ulivo che sognava di sedere alla poltrona lasciata da Marco Formantini. E invece no. Quei sei punti delle prime proiezioni, tradotti sono 48 mila voti, lo lasciano con l'amaro in bocca, per la vittoria mancata di un soffio. «Faccio i miei auguri ad Albertini, spero che sia il sindaco di tutta la città», dice che è quasi mezzanotte, quando si infila a Palazzo Marino, invasa dalle bandiere azzurre di Forza Italia e da quelle con la fiamma, di an. Poi, davanti alle telecamere, i due candidati sindaci si stringono le mani, si sorridono ad uso e consumo dei fotografi che si spintonano. Adesso, lo chiedono i cento che hanno accompagnato Fumagalli nell'ultima notte elettorale, e tutti quelli che lo hanno votato, si tratta di capire il perché della sconfitta. Ma su questo Fumagalli prende tempo, glissa. A chi gli chiede se allora è pronrio vero che Milano è una città a destra, risponde così: «Non lo so. E' ancora difficile fare valutazioni. So solo che nell'ultimo periodo della campagna elettorale sono stati portati temi politici a carattere nazionale, che non c'entrano nulla con l'amministrazione della città». Sarà. Ma al di là delle convinzio di Fumagalli, rimane una certezza. I voti della Lega - o almeno la maggior parte di essi - non so¬ no andati a lui. E il mancato apparentamento con Rifondazione non deve aver aiutato l'Ulivo. «Lo so che adesso fanno tutti il confronto con Torino, dove a Castellani è andato bene l'apparentamento, sono contento per lui», mette le mani avanti Fumagalli. E rivendica: «Non sono pentito della mia scelta. Torino e Milano non sono paragonabili. Là Rifondazione ha accettato in toto il programma di Castellani. Qui, no». «Comunque sono stati sei mesi entusiasmanti, ringrazio tutti quelli che mi hanno aiutato, che hanno lavorato con noi», è il commiato di Aldo Fumagalli, che nella sede del suo comitato elettorale riceve il saluto pure da Alex Iriondo, il segretario provinciale del pds. «Mi impegnerò ancora per la città», promette Fumagalli. E sembra quasi contento del risultato ottenuto. Almeno guardando ai numeri che snocciola a tutti quelli che gli mettono un microfono sotto al naso: «Sulla carta l'Ulivo aveva 23 punti di svantaggio rispetto al Polo. Dopo il primo turno abbiamo ridotto lo svantaggio a 13 punti. Adesso, siamo a 6 punti». E ancora: «Comunque c'è stato un recupero notevole, siamo all'incollatura, abbiamo fatto una bella rimonta». Nella sede del comitato elettorale del candidato dell'Ulivo sono in cento. Tutti incollati davanti alla tv. «Tre punti si possono rimontare», dice uno. ((Anche di più, il margine di errore arriva a volte anche a quattro punti», dice un'altra, improvvisata esperta di statistica, destinata nel corso della sera a rimangiarsi le sue illusioni. Serafica è invece la moglie di Aldo Fumagalli, Gabriella, la sua prima supporter, impegnata come lui in una campagna elettorale combattuta neU'ordine di pochi voti. «Aver perse è un peccato», mette le mani avanti. Poi, trova anche ih questo il lato positivo: «In compenso lo avremo di più in famiglia». Fabio Poletti La moglie dello sconfìtto «Peccato, ma così resta di più in famiglia» Aldo Fumagalli 39 anni candidato dell'Ulivo non ha voluto i voti di Rifondazione

Luoghi citati: Milano, Rifondazione, Torino