Torino, Castellani raddoppia di Ugo Bertone

Torino, Castellani raddoppia Dopo un avvincente testa a testa ha superato Raffaele Costa per 4709 voti Torino, Castellani raddoppia E a Milano il Polo espugna Palazzo Manno MILANO. Milano al Polo, Torino all'Ulivo sul filo di lana. Valentino Castellani che nel 1993 aveva conquistato a sorpresa la Sala Rossa è riuscito in una nuova, clamorosa rimonta contro Raffaele Costa. Alla fine i duellanti di questo spareggio elettorale erano divisi da 4709 voti, meno dell'un per cento. E man mano che affluivano i dati dello scrutinio, a tutti è parso evidente che nella città della Mole si stava consumando il successo degli uomini di Fausto Bertinotti. Torino era la sola città in cui Ulivo e Rifondazione avevano percorso l'ultimo tratto di strada a braccetto. Un apparentamento discusso dalla parte moderata dello schieramento di Castellani, ma che alla fine ha pagato sul piano elettorale. Il Polo, invece, è rimasto solo a gestire gli otto punti di vantaggio del primo turno. Anche l'elettorato della Lega Nord, sul quale si appuntavano le speranze dell'ex ministro, ha deciso di seguire l'invito di Bossi e ha disertato le urne. A Milano, invece, la festa annunciata del Polo è cominciata subito, ad urne appena chiuse. Qualche centinaio di simpatizzanti, in maggioranza di An, si è radunato in piazza della Scala con gran sventolio di bandiere tricolori mentre da un furgone salivano le note dell'inno di Mameli. Gabriele Albertini, prudente («stemm schise...» continuava a ripetere) ha atteso fin ben dopo le 23 per uscire dal suo quartier generale e raggiungere Palazzo Marino. «Sono incredulo - ha mormorato ringrazio i milanesi. Mai più avrei pensato ad una conclusione così...». Tra pochi giorni, non più di due o tre, il primo atto, la formazione della squadra. Ancor prima di Albertini, tra i vincitori della sfida sotto il Duomo, aveva parlato in mezzo alle bandiere Ignazio La Russa, fiduciario di An per Milano. «Per noi - gongola - è una giornata storica. E' la prima volta che la Destra conquista Milano, qualcosa che vale anche di più della sconfitta che abbiamo inflitto a Prodi». Adesso ci sarà l'onere di governare... «Ad Albertini - replica il braccio destro di Fini - abbia¬ mo già offerto la squadra. Non ci sarà alcun problema». E Riccardo De Corato, possibile vice di Albertini, già si sbilancia: «Avremo un ottimo sindaco». E gli sconfitti? «Io ci credo ancora...» ripeteva Aldo Fumagalli pochi minuti dopo le dieci di sera. «E' una grande soddisfazione - aggiungeva, circondato dai più stretti collaboratori e dalla moglie Gabriella aver recuperato tanti voti rispetto al primo turno. E' un patrimonio che non andrà disperso, perché ho intenzione di lavorare per la città». Ma divampa, ancor più rovente, la pole¬ mica con Rifondazione. Umberto Gay, Re, è il primo a scendere in campo: «Chiediamo a Fumagalli di fare autocritica». Poi, il capofila a Palazzo Marino del partito di Bertinotti («Alla prima seduta - anticipa Gay . Fausto ci sarà di sicuro, poi gli chiederò io di farsi da parte») aggiunge: «Sia chiaro, dalle mie parti stasera nessuno è felice. E' un giorno triste per la città. Festeggia solo la Confindustria che avrebbe vinto comunque. Adesso bisogna prepararci a dar battaglia. La nostra sarà un'opposizione spietata. Già a ottobre, in vista del bilancio, punteremo a far cadere la giunta». Anche Marco Formentini annuncia propositi bellicosi di fronte alla nuova maggioranza. «C'è molta più incertezza del previsto - commenta il sindaco uscente - ed è un buon segno. Vuol dire che il padrone delle tv non ha più potere di vita o di morte su questa città». E adesso? «Il plebiscito sarebbe stata una cosa grave. Ma così ci sono margini per un'azione politica efficace...». Giancarlo Pagliarini, dalla sede della Lega, abbozza un primo giudizio: «Molti nostri voti sono andati a Albertini per le sue posizioni più decise sugli extracomunitari». Secondo le prime estrapolazioni dell'Abacus, Pagliarini potrebbe aver ragione. A Milano, tra gli elettori che al primo turno hanno scelto Formentini, quasi la metà avrebbe puntato su Albertini, il 38% su Fumagalli. Pochi, un leghista su sette, quelli che avrebbero dato retta all'invito di Bossi, disertando le urne per una gita ai monti. Ugo Bertone Per Umberto Gay (Re) «Un risultato grave che costringe l'Ulivo a fare un'autocritica» Sotto la Mole l'apparentamento con Rifondazione non ha spaventato i moderati COSI1 A PALAZZO MARINO ALLEANZA NAZIONALE 10 RIFOND. COMUNISTA 4

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