«Test al cuore? Fra 2 mesi» di Marco Accossato
Il professor Rpsettani: non tutti gli elettrocardiogrammi sotto sforzo richiesti sono necessari I Appello a clienti «Test al cuore? Fra 2 mesi» L'attesa media negli ospedali torinesi Due mesi. Ecco i tempi d'attesa medi, negli ospedali torinesi, per essere sottoposti a un elettrocardiogramma sotto sforzo. Per chi, quasi ogni giorno, si presenta ai centri di prenotazione delle Usi con la richiesta del medico di base, quest'esame è un miraggio: 82 giorni d'attesa al Mauriziano, 60 alle Molinette, 56 al Maria Vittoria. Tempi lunghi anche al Gradenigo e al Martini. Al punto che in alcuni centri ci si sta organizzando col numero chiuso e altre strategie. «Abbiamo riservato una Usta ai pazienti che arrivano dal pronto soccorso - dice il dottor Mauro Moratti al Maria Vittoria - una a quelli inviati dai cardiologi del territorio, una a quelli inviati dai medici generici». «Siamo solo tre medici in servizio - spiega invece il professor Giuliano Brocchi al Martini -: per i pazienti esterni prenotiamo massimo 50 visite a trimestre». «Concediamo solo un giorno alla settimana ai pazienti esterni», è invece la procedura adottata dal professor Erennio Rosettani, del Dipartimento di Cardiologia dell'Università alle Molinette. Diciamolo subito. «I casi gravi non aspettano». Per tutti gli altri, però - la maggioranza - ci vuole pazienza. Anche se il cuore preoccupa e la cartella clinica è come quella di Sergio Costa, pensionato di 68 anni, via Luini 144: «Ho quattro by-pass e subito già otto interventi. Al Mauriziano non c'è posto fino a settembre, e al Gradenigo mi fanno aspettare tre mesi». Liste fiume. «E' il discorso del cane che si morde la coda - sostiene il professor Riccardo Bevilacqua, al Giovanni Bosco -: il personale è poco, come le macchine: più c'è richiesta, più la lista s'allunga, più s'intasa». Nel suo reparto, «i pazienti interni passano dopo due giorni d'attesa. Gli ex ricoverati aspettano un mese, per gli esterni si parla di sessanta, anche novanta giorni in Usta». «Ottantadue giorni esatti d'attesa», fa invece un'unica media il dottor Alberto Pairotti, vicedirettore sanitario al Mauriziano. «Per di più - aUarga le braccia in questi giorni ci sono le ferie dei medici da recuperare». Solo colpa del personale e deUe attrezzature che scarseggiano? «Affatto». Il professore Erennio Rosettani, alle Molinette, dà una lettura diversa deUa situazione: «Troppe richieste di elettrocardiogramma sotto sforzo». Cioè: «La Usta di pazienti potrebbe ridursi del 15 per cento se l'esame venisse richiesto nei casi davvero necessari. Invece qualche medico di base lo prescrive malgrado una sintoma¬ tologia del malato già chiara, o sempUcemente come precauzione in più. Assurdo». I medici ospedaUeri non intendono polemizzare coi coUeghi di base, «ma francamente - ribadiscono - dovrebbero essere un po' più cauti». O almeno: «Che si passi dagU specialisti, prima di richiedere la prova sotto sforzo». NegU ospedali torinesi, il numero di elettrocardiogrammi sotto sforzo va dai 700 agU oltre miUe l'anno. E a compUcare il tutto può accadere anche come al Maria Vittoria: «Molti prenotati - riferisce il dottor Moratti - non si presentano aU'esame, intasando solo le Uste». Marco Accossato Alberto Pairotti vicedirettore sanitario del Mauriziano e una macchina per i test
Persone citate: Alberto Pairotti, Giovanni Bosco, Giuliano Brocchi, Mauro Moratti, Moratti, Riccardo Bevilacqua, Rosettani, Sergio Costa
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