Europa unita dei dobloni

Premiate le ricerche di Juan Gii Premiate le ricerche di Juan Gii Europa unita dei dobloni amiUTTI sanno che Cristofo' 11 ro Colombo chiese ad Isabella, regina di Castiglia e di Aragona, le navi che do-=J vevano portarlo in Asia e che invece lo condussero nei Caraibi. Ma quanti si soffermano a chiedersi perché, esattamente, a un genovese apparisse ovvio mettersi al servizio dei sovrani spagnoli? Il fatto è che nel Quattro e Cinquecento il mondo mediterraneo rappresentava uno spazio politico, economico e culturale profondamente unitario. Era un'Europa molto diversa da quella che si sta faticosamente cercando di realizzare oggi, la cui spina dorsale è il Reno, e il cui cuore, inevitabilmente, batte all'unisono col marco e col franco: un'Europa costruita anch'essa sull'oro, ma quello dei ducati genovesi e dei dobloni spagnoli, e le cui capitali erano Palermo, Genova, Barcellona, Siviglia. E' l'Europa che non a caso figura al centro del capolavoro di Fernand Braudel, Civiltà e imperì del Mediterraneo nell'età di Filippo II, pubblicato per la prima volta nel 1949; per citare un titolo che tutti conoscono. Meno nota, forse, al grande pubblico è l'infaticabile attività di ricerca che da decenni unisce gli storici italiani e spagnoli, intenti a ricostruire la fittissima trama di scambi economici e culturali, il vorticoso traffico di denaro, olio, grano, vino, panni, armi, spezie, legname che consolidava l'unità di quell'Europa mediterranea. Poiché gli azzardi della geografia accademica determinano spesso gli orientamenti della ricerca, in Italia sono soprattutto gli studiosi delle università di Genova, Sassari e Cagliari, e ancora Pisa, Napoli e Palermo, a impegnarsi in queste ricerche. Nell'immenso Archivio della Corona d'Aragona, a Barcellona, nell'Archivio General Castigliano, a Simancas, nello stupefacente Archivio di Stato di Genova, o anche, per chi ha avuto la fortuna di accedervi, negli archi vi di Ragusa o di Istanbul, essi si incontrano con i colleghi spagnoli di Barcellona e di Siviglia; fra questi ultimi c'è anche Juan Gii, non ancora sessantenne, premia- to quest'anno con la seconda edizione del premio «Finale Ligure Storia». S'intende che il Mediterraneo di cui parliamo non è la pozza d'acqua periferica cui il nostro mare è ridotto, oggi, nella strategia planetaria del Pentagono; e neppure il mare nostrum della Roma augustea, vero e proprio lago interno dell'Impero. Era, invece, un crocevia mondiale, di cui l'Oceano Indiano e l'Oceano Atlantico si potevano considerare a buon diritto le appendici; sicché anche un'avventura come la scoperta e colonizzazione dell'America era in sostanza un'impresa mediterranea. Ma anche un viaggio terrestre come quello di Marco Polo, compiuto tutto su piste polverose e lungo un itinerario che si allontanava sempre più dal mare, non si può comprendere se non in riferimento all'immenso mercato mediterraneo di cui il veneziano era il rappresentante. Proprio questa dimensione mondiale della civiltà mediterranea è l'oggetto degli studi di Juan Gii; non a caso il premio è andato ad un volume sul rapporto che il Mediterraneo, non solo nel Medioevo di Marco e di Cristoforo ma già nell'antichità, intratteneva con l'India e col Catai. Un libro che si pone come snodo decisivo di un itinerario intellettuale, fra i volumi dedicati in precedenza al viaggio di Colombo, all'esplorazione dell'Oceano Pacifico, al mito dell'Eldorado, tutti tradotti in Italia da Garzanti, e quello, ancora inedito da noi, sui primi viaggi europei alla corte del Gran Khan. Questo giro d'orizzonte in cui ci accompagna lo storico spagnolo ci ricorda la dimensione mediterranea e, perché no, latina che la scoperta e la sottomissione del mondo, da parte dei bianchi d'Europa, rivestì nei primi due secoli (e come non pensare, qui, all'India portoghese e gesuita che Tabucchi è andato a riscoprire a Goa?), prima che l'egemonia occidentale sul pianeta assumesse definitivamente la sua attuale connotazione anglosassone e yankee. Alessandro Barbero

Persone citate: Alessandro Barbero, Castiglia, Fernand Braudel, Garzanti, Juan Gii, Khan, Simancas, Tabucchi