LE BANCHE E LA SFIDA DELL'EURO

LE BANCHE E LA SFIDA DELL'EURO LE BANCHE E LA SFIDA DELL'EURO GLI americani sono persuasi che l'Unione europea e l'Euro nascondano un bluff, un balzo in avanti per nascondere le divergenze tra le nazioni europee e per manipolare la realtà economica a fini politici. Non sottacciono i benefici che provengono dalla costruzione di un grande mercato monetario e finanziario, né le potenzialità positive di una moneta unica in grado di competere efficacemente col dollaro e di contrastarne l'egemonia. Ma è certo interesse degli Usa ostacolare il decollo dell'Euro, sottolineare tutte le debolezze europee, i contrasti tra i Quindici. La realtà offre loro non pochi appigli. Uno studio del Fondo monetario internazionale dimostra che le banche europee saranno fortemente penalizzate dalla partenza dell'Euro: la fine dei privilegi e delle possibilità di lucrare sui cambi e sui movimenti dei tassi potrebbe produrre uno choc brutale, di proporzioni simili a quelle subite dalla siderurgia negli Anni 80. Una prospettiva drammatica, in attesa di un maremoto, di una sorta di selezione darwiniana. I costi della attività bancaria nella gran parte dei Paesi europei sono stimati di circa il 50% superiori a quelli delle consimili banche americane. In particolare, la situazione delle banche italiane è considerata pessima. Anche l'Europa deve seguire la ricetta applicata negli Usa negli Anni Ottanta, in seguito ai drammi delle Savings&loans? La crisi è stata risolta con fusioni e concentrazioni, con la scomparsa di molte banche, con la perdita di circa 100.000 dipendenti: la competitività è stata riacquistata pagando prezzi elevati. Si possono scegliere metodi differenti, ma la ristrutturazione degli istituti di credito si impone soprattutto in Italia. Non sono pochi coloro che pensano dipenda anche dalla fragilità del nostro sistema bancario la titubanza del governatore della Banca d'Italia nel ridurre il tasso di sconto. L'Unione europea ha una forza economica e commerciale competitiva rispetto a quella americana, ma le strutture finanziarie, le monete e i mercati finanziari dell'Europa continentale hanno una importanza di gran lunga inferiore a quella di Wall Street e della City. L'entrata in funzione dell'Euro dovrebbe rendere competitivo il mercato monetario e finanziario europeo, potrebbe contrastare il dominio del dollaro. Comprensibili cjuindi le diffidenze e le ostilità americane. Il dollaro riceve una spinta alla sopravvalutazione per il ruolo di Wall Street e delle strutture finanziarie, superiori alla reale forza economica e produttiva degli Stati Uniti. Gli europei continentali sono ancora vassalli degli anglosassoni per quanto concerne la finanza, prigionieri dei dogmi della Bundesbank sui principi inalienabili della stabilità monetaria da perseguire e conquistare ad ogni costo e in ogni condizione socio-economica. Gli americani usano la loro moneta consapevoli eh godere di una rendita di posizione derivante dalla loro potenza politico-militare. Così è stato quando Nixon decise di svalutarla decisamente, rompendo il dogma della convertibilità del dollaro e delle parità fisse, così quando Greenspan decide che è giunta l'ora di rivalutarla. L'intendenza segue. L'Euro potrebbe mutare gli attuali equilibri, favorendo una migliore ripartizione di investimenti e rischi nel mondo intero, soprattutto se con la vittoria di Blair la City si integra nelle istituzioni europee e aiuta a vincere gli schematismi della Bundesbank. Calcoli prudenti dicono che il mercato obbligazionario europeo, dopo la partenza dell'Euro, rappresenterà circa il 30% del mercato obbligazionario mondiale, quasi alla pari con quello del dollaro. La terapia dei due forni monetari è una opportunità di maggiore indipendenza, può provocare con la concorrenza una crescita della st ab il ita e una minore propensione all'uso della moneta come strumento di dominio o quantomeno di influenza impropria. Antonio Mereu

Persone citate: Antonio Mereu, Greenspan, Nixon

Luoghi citati: Europa, Italia, Stati Uniti, Usa