Romiti: far ripartire l'economia

Il presidente della Fiat: «Il 3% è importante, ma dobbiamo arrivarci con meno disoccupati» Il presidente della Fiat: «Il 3% è importante, ma dobbiamo arrivarci con meno disoccupati» Romiti: far ripartire l'economia Esull'Iva scoppia la guerra Tremonti-Visco CERNOBBIO DAL NOSTRO INVIATO Una nuova manovra in vista, dottor Romiti. Ma non si corre il rischio di deprimere l'economia? «L'economia è già depressa - replica il presidente della Fiat - c'è bisogno di farla ripartire e non di deprimerla ancora...». La ripresa che non si vede tiene banco qui, al seminario Aspen di Cernobbio su «Maastricht e dopo Maastricht». Ci sono banchieri, industriali, politici ed economisti; ci sono gli euroscettici, come Nigel Lawson, ex cancelliere dello Scacchiere, gli eurofalchi, come Johan Wilhelm Gaddum, numero due della Bundesbank o gli eurocreativi, come Jordi Pujol, leader della Catalogna o gli eurottimisti, come Enrique Barón Crespo, ex presidente del parlamento Europeo. Ma, per noi italiani, il problema principale è far quadrare ripresa e bilancio dello Stato. «Certo - aggiunge Cesare Romiti - quello del 3 per cento è un traguardo da raggiungere e bisogna, in questa prospettiva, conciliare i problemi del Bilancio dello Stato con i problemi dell'economia del Paese. E ciò significa rilanciare l'economia e, soprattutto, diminuire la disoccupazione». Ma Prodi dice che la ripresa è questione di mesi... «Non 10 so - replica il presidente della Fiat - previsioni è meglio non farne. Parliamone a consuntivo». E l'ottimismo, a dire il vero, non regna incontrastato, qui sulle rive del Lago di Como. «La ripresina ci sarà - commenta l'economista Paolo Savona - a giudicare dai dati della Confindustria che parlano di crescita degli ordini inevasi dal giugno '96. E' il principio della cornamusa, quando la sacca è piena, prima o poi l'aria uscirà. Ma non illudiamoci: non sarà vera ripresa. L'incremento naturale italiana, per i settori esposti alla concorrenza, è del 3 per cento. Sotto quella misura non è vera crescita. E noi possiamo passare da uno 0,8 a un 2 per cento». «La ripresa almeno per il momento non è visibile - concorda 11 presidente della Bnl Mario Sarchielli - ma i fondamentali dell'economia si stanno aggiustando. Le aspettative sono buone e fondate, anche se la manovra dovrà esser studiata in modo da minimizzare l'impatto recessivo». E sulla manovra s'innesca lo scontro a distanza tra due nemici abituali: Giulio "Premonti e il suo successore, Vincenzo Visco. Tremonti distribuisce una tabella sulle entrate tributarie di gennaio e febbraio. «E' una mia ipotesi - precisa - ma ho la presunzione di ritenere che siano i numeri veri, quelli che il governo si rifiuta di fornire mentre, in passato, il ministero delle Finanze è sempre stato in grado di far fronte a quest'impegno con un intervallo di un mese e mezzo». E che si legge nella tabella di Tremonti? «Il dato significativo - incalza l'ex ministro - è un crollo dell'Iva senza precedenti: l'8%. L'eccesso di pressione fiscale uccide l'imposta». E allora? «Guai a illudersi di poter basare la prossima manovra sulle aliquote Iva». Pronta la replica dal ministero. Tutto in regola, «l'andamento delle entrate tributarie complessive è perfettamente in linea con le previsioni». Sì, ammettono gli uomini di Visco, l'Iva può registrare un calo ma «soprattutto per il venir meno del tetto sui rimborsi di quest'imposta». «A me risulta, al contrario - ribatte Tremonti -, che i rimborsi siano stati sospesi. L'unica smentita efficace sarebbe la pubblicazio- ne dei dati». Facile supporre che queste dispute lascino «freddi» gli ospiti stranieri, tutt'altro che diplomatici in questa calata in Italia. Nigel Lawson ritiene che l'unione monetaria è come «un treno che non si sa dove vada a finire, un progetto politico poco saggio, che non tiene conto della volontà popolare». Ed Herr Gaddum, uomo forte della Bundesbank spiega che «la Germania non dovrà avere un trattamento di favore. Si tratterà di una decisione politica, ma basata su parametri economici ben precisi». Ma il banchiere confessa che «forse è meglio partire, se i numeri lo consiglieranno, con un piccolo nucleo per poi allargarsi». Sui criteri di ammissione il numero due della Bundesbank è tassativo: «Non basta che il processo di avvicinamento ai criteri di Maastricht si concluda in maniera positiva tra il '97 e il '98». E, sorridendo Herr Gaddum spiega che: «Non ci sarà modo di salvarsi mostrando bei numeri quest'anno nella speranza di riprendere la Dolce Vita l'anno dopo». Ed Herr Gaddum «Dolce Vita» lo dice in italiano... Ugo Bertone Il presidente della Fiat, Cesare Romiti Sopra Giulio Tremonti Il tedesco Gaddum «Il dopo-Maastricht non è la Dolce Vita» Tremonti-Visco ra fragile» damento ancora confuso del La seconda metà di maggio he centrali del G10 come un concentrarsi di una serie di ri Paesi che potrebbero mo dei cambi e provocare svolnetaria: il 20 è attesa la riuReserve che potrebbe decideed funds, pochi giorni dopo ni in Francia e a fine mese in umento di programmazione aria. Il tedesco«Il dopo-non è la Il presidente deCesare Romiti Sopra Giulio Tr

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