«Agguato politico? Fantascienza» di F. Ama.
«Agguato politico? Fantascienza» «Agguato politico? Fantascienza» Ifamiliari di Marta: nessuno la odiava ROMA. Lo zio e la zia arrivano in ospedale. Hanno alcune buste, cariche di cibo per i genitori che non abbandonano, se non per brevi istanti, la figlia. Prima di salire fino a quella stanza dove da due giorni Marta sta lottando con la morte, per la prima volta si fermano a parlare con i giornalisti. E' una scelta, spiegano, parlando in due, ma con un'unica voce, quella del dolore. «Nessuno di noi parenti di Marta ha parlato finora, perché non c'è nulla da dire, non c'è storia, non c'è motivo. Non riusciamo a spiegarci nemmeno tutto questo interesse dei giornalisti. Che cosa volete sapere?». Tutta l'Italia si sta stringendo intorno a Marta proprio perché non c'è storia, e nessuno riesce a trovare una spiegazione a quanto è accaduto. «Sì, ma non c'è nulla da sapere. Marta era una ragazza modello, una figlia ideale, con ottimi voti a scuola, irreprensibile. Non aveva segreti o amicizie strane o persone che potessero odiarla». Nessuno poteva avere dei motivi per tenderle un agguato? «Non ha senso parlare di un agguato. Marta non passava mai di lì. Si trovava per caso in quel punto, c soltanto perché andava a depositare il suo piano di studi e poi a seguire una lezione di economia con la sua amica Iolanda. Se avessero davvero voluto ucciderla l'avrebbero attesa sotto casa, in un luogo più sicuro, dove avrebbero avuto la certezza di incontrarla. E non avrebbero utilizzato una pistola di così piccolo calibro, tentando un tiro tanto difficile». Eppure, fra le ipotesi degli inquirenti c'è anche il movente politico. «Parlare di movente politico è fare della fantascienza. E i giornalisti devono stare bene attenti a non scatenare il panico fra gli studenti. Questa è una città nella città, le conseguenze sarebbero terribili». Se scartiamo la pista politica e quella passionale resta soltanto quella che si tratti di una tragica coincidenza... «Abbiamo il terrore di pensare che si tratti di una tragica coincidenza. Ma abbiamo anche il timore che possa essere un agguato: sarebbe qualcosa di terribile, non per Marta soltanto, ma per gli studenti tutti. Siamo cresciuti con piazza Fontana, questo è l'unico Paese in cui esiste una commissione stragi, è il Paese dei misteri per eccellenza. No, l'episodio di Marta deve invitare tutti a una riflessione. E' avvenuto in modo troppo paradossale». [f. ama.]
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